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Crisi di governo alle porte? Possibile ma non probabile

Le divergenze tra Lega e Cinque Stelle crescono di giorno ma una crisi di governo a breve porterebbe sia a Salvini che soprattutto a Di Maio più svantaggi che vantaggi – Ecco perchè – VIDEO.

Crisi di governo alle porte? Possibile ma non probabile

Gira e rigira la domanda più attuale è sempre quella. Il Governo 5Stelle-Lega, nato per durare almeno fino alle elezioni europee del prossimo anno, mangerà il panettone? Se non fosse una questione terribilmente seria potrebbe divenire un divertente gioco di società. In effetti le contraddizioni e le difficoltà della “intesa impossibile” tra Di Maio e Salvini sembrano moltiplicarsi e le divergenze interne, come quella sulle pensioni, assumono un carattere sostanzialmente antitetico, mentre l’Italia rischia di essere isolata al’interno della UE e, soprattutto, esposta ad essere bersaglio dello “spread”. Gli indubbi successi ottenuti da Matteo Salvini sul contenimento dei flussi migratori (frutto anche del precedente lavoro di Marco Minniti che subì paradossalmente l’ostracismo di parte del PD) hanno allarmato il Movimento di Casaleggio e Grillo che teme l’appannarsi della propria identità di fronte ad un elettorato che, soprattutto dove i 5stelle hanno fatto man bassa di voti, si aspetta che le promesse vengano mantenute.

Poiché In un governo di coalizione i problemi di ciascuno degli alleati diventano prima o poi comuni, per Salvini e Di Maio è sempre più difficile attuare il contratto di Governo e rispondere agli interessi e alle aspettative delle proprie basi elettorali, senza entrare nella tagliola delle Agenzie di rating. Quello che è accaduto con Fitch è solamente l’antipasto. Il ministro Giovanni Tria (il più autorevole esponente della componente “quirinalizia” del governo), fissando l’asticella del  deficit al’1,5 del PIL, cercherà di ottenere dalla UE uno “sconto” di 10milioni di euro che difficilmente basterà a garantire gli obiettivi dichiarati in materia di Reddito di cittadinanza, riforma della “Legge Fornero” e “flat tax”. Per di più affiorano criticità in alcune Regioni del Nord governate dalla Lega con maggioranze di centro-destra. In Liguria non si riesce a dar il via libera alla ricostruzione del ponte crollato, in Lombardia è tutt’altro che risolto il contenzioso tra la Regione e le Ferrovie dello Stato (a trazione 5Stelle) per il riordino e il risanamento della rete pubblica del trasporto locale mentre in Veneto non sono ancora rimarginate le ferite del “Decreto Dignità” che hanno suscitato la rivolta di un mondo imprenditoriale che da sempre appoggia l’autorevole Governatore leghista Zaia.

Siamo di fronte ad uno scenario in cui il numero delle variabili supera quello delle equazioni rendendo impossibile la soluzione del sistema. Per non parlare delle “nazionalizzazioni” (Alitalia e Autostrade in primis), dell’Ilva di Taranto, della Tav e del il gasdotto pugliese TAP. Il filo si è ingarbugliato molto e diventa difficile dipanarlo: trovare soluzioni ragionevoli per ogni questione aperta sarà un esercizio faticoso. Non basteranno certo gli aiuti che potrebbero venire da “amici” esterni (che potrebbero rivelarsi tra loro incompatibili) come la Cina e gli USA. Questo non vuol dire che una crisi di governo pur essendo allo stato possibile sia anche probabile. Non solo perchè lo “spoil system” per la nuova maggioranza è ancora in corso, quanto per le prospettive assai incerte che seguirebbero le dimissioni del Governo Conte. Difficile una riedizione di un governo 5Stelle-Lega, quasi impossibile una nuova maggioranza, altrettanto improbabile che il Presidente della Repubblica affidi al governo dimissionario la gestione delle elezioni. In sostanza si riaffaccerebbe il fantasma di Cottarelli o di Draghi.

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In questo scenario sarebbe Di Maio a correre i maggiori rischi  ma qualche grosso problema si porrebbe anche a Salvini che, pur raccogliendo i dividendi della sua attività di Ministro degli Interni, difficilmente potrebbe raggiungere l’ambita soglia del 40% se non ricostruendo un’alleanza di centro-destra all’interno della quale gli sarebbe chiesto di cedere la leadership e di trattare sul programma. Tutto questo spinge gli attuali alleati di governo a evitare acque pericolose che potrebbero equivalere per entrambi alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Meglio quindi rinviare decisioni impegnative che potrebbero provocare rotture insanabili, mediare alla ricerca di compromessi (lenire,sopire….) che diano a tutti l’idea di un parziale successo, utilizzare il gradualismo un tempo disprezzato. L’acciaieria di Taranto potrebbe rivelarsi  un successo insperato: la gara, a parere del Ministro De Maio, avrebbe profili di illegittimità, ma con impegni aggiuntivi sulle questioni ambientali e garantendo l’occupazione a tutti gli attuali dipendenti i conti potrebbero tornare. Il sindacato, che sollecita (giustamente) una risposta per tutti lavoratori dell’Ilva e dell’indotto potrebbe alla fine rivelarsi un alleato utilissimo.

Del resto, nonostante siano passati alcuni mesi dalle recenti elezioni, permane una evidente debolezza delle opposizioni che sembrano rincorrere la maggioranza di governo nel (sinora) vano tentativo di allargarne le contraddizioni. Prima che mancanti di un programma credibile sia il Pd che Forza Italia appaiono privi di  una chiara identità politica e culturale. Prova ne sia il fatto che l’unica vera proposta alternativa (credibile) a quella dei 5Stelle su un tema come quello della riforma previdenziale è arrivata da Alberto Brambilla, uno studioso autorevole considerato vicino alla Lega. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano le opposizioni di questa proposta.

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