Tutto quello che è stato fatto fino ad ora potrebbe non bastare. I Paesi dell’Eurozona più “vulnerabili alle tensioni sui mercati finanziari” devono tenere alta la guardia. Quindi non solo Grecia, Portogallo e Irlanda, ma anche Italia e Spagna “devono essere pronte ad adottare eventuali misure aggiuntive, che possono rendersi necessarie in funzione dell’evolversi della situazione”. Questo l’allarme lanciato dalla Bce nel suo ultimo bollettino mensile.
Tanto più che le prospettive non sono affatto buone. Secondo l’Eurotower, infatti, “le perduranti tensioni nei mercati finanziari e gli effetti sfavorevoli sulle condizioni di finanziamento potrebbero verosimilmente frenare la crescita economica dell’area dell’euro nella seconda metà dell’anno”. Insomma, “i rischi di ribasso si sono intensificati”.
GRECIA: EVITARE COERCIZIONE SUI PRIVATI
Restringendo l’obiettivo sulla Grecia, l’istituzione di Francoforte rimarca quindi di aver “fortemente sconsigliato qualsiasi soluzione che comporti elementi di coercizione del settore privato”, che deve contribuire al risanamento del Paese ellenico soltanto su base volontaria.
LAVORO: LIBERALIZZAZIONI, PIU’ FLESSIBILITA’ E MODERAZIONE I SALARI
In “tempi difficili” come questi – scrive ancora la Bce – “le riforme del mercato del lavoro sono un elemento chiave, con particolare attenzione all`eliminazione delle rigidità”. Sarebbero necessarie inoltre “misure che favoriscano la flessibilità salariale: soprattutto la rimozione dei meccanismi di indicizzazione automatica delle retribuzioni e il rafforzamento degli accordi a livello di impresa”.
Quanto agli “ordini professionali chiusi”, secondo l’Eurotower bisognerebbe liberalizzarli al più presto con “riforme che incrementino la concorrenza nei mercati”. In questo senso sarebbe auspicabile anche “la privatizzazione dei servizi al momento erogati dal settore pubblico, agevolando in tal modo la crescita della produttività e sostenendo la competitività”.
INFLAZIONE EUROLONDIA RESTERA’ OLTRE IL 2% NEI PROSSIMI MESI
La Bce infine conferma che l’inflazione nell’area euro “è rimasta elevata” nelle ultime settimane e i nuovi studi “hanno confermato che probabilmente continuerà a collocarsi oltre il 2% nei mesi a venire”. Su questo fronte c’è da aspettarsi comunque una diminuzione, anche se in un “futuro” non meglio specificato.