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Crisi argentina: Macri limita gli acquisti di dollari

Lo spettro del default sul Paese sudamericano costringe il governo a un decreto d’urgenza: le persone fisiche non potranno trasferire all’estero più di 10mila dollari né acquistare divise estere per un importo superiore a tale ammontare.

Crisi argentina: Macri limita gli acquisti di dollari

Altri segnali preoccupanti in arrivo dall’Argentina. Il Paese sudamericano, ormai solo terza economia del proprio continente, sta attraversando una nuova fase di crisi acuta, peggiorata anche dai risultati delle ultime elezioni primarie che hanno visto la sconfitta del presidente in carica Mauricio Macri, e fatto di nuovo calare su Buenos Aires lo spettro del peronismo. I mercati hanno già dimostrato di non gradire il possibile cambio della guardia alle presidenziali di ottobre, ma è innegabile che la cura Macri degli ultimi anni non ha funzionato: debito altissimo, inflazione ancora alle stelle (persino salita al 50%), Pil in calo nel 2019, tasso di povertà al 35%.

L’ultima avvisaglia di un possibile default, che rievocherebbe quello drammatico del 2000, è il provvedimento d’urgenza emanato dal Governo per tamponare l’eventuale emorragia di dollari dal Paese e frenare la svalutazione del peso, che in un mese ha già perso il 36% sul dollaro. L’esecutivo, a seguito di una riprogrammazione del debito da 110 miliardi di dollari, ha dunque introdotto misure di controllo sui cambi: limiti agli acquisti di dollari e ai trasferimenti all’estero. Le imprese esportatrici sono ora costrette a cambiare in peso argentini i dollari incassati entro cinque giorni lavorativi o entro 180 giorni dall’esportazione del bene.

Ma i paletti valgono anche per le persone fisiche: non potranno trasferire all’estero più di 10mila dollari né acquistare divise estere per un importo superiore a tale ammontare senza autorizzazione della Banca centrale argentina. La quale, in una nota, ha specificato che il decreto non limita la possibilità di ritirare dollari dai propri conti bancari e non impatta sul normale funzionamento del commercio con l’estero. Non introduce alcuna restrizione ai viaggi all’estero. Tuttavia il quadro assume toni preoccupanti e gli economisti non vedono rosa. 

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