La crisi si fa sentire quotidianamente: lo sanno le famiglie, ma anche le imprese. Aumenta la richiesta di prestiti presso le banche, ma contemporaneamente la loro rischiosità rimane elevata (le sofferenze nette hanno toccato a febbraio 2013 quota 61,7 miliardi, le lorde 127,7 miliardi); il rapporto sofferenze nette su impieghi totali è pari a 3,2% a febbraio (3,4% a gennaio 2013; 2,6% a febbraio 2012). E’ quanto emerge dal rapporto mensile dell’Abi, l’associazione delle banche.
Negli ultimi mesi, peraltro, l’affidabilità potenziale delle imprese è ulteriormente diminuita, mettendo in forse i pagamenti dovuti ai fornitori anche da parte di clienti che non avevano mai dato problemi: secondo gli ultimi dati elaborati da Crif (osservatorio sulla rischiosità commerciale) a fine dicembre 2012 l’11,26% delle imprese italiane presentava un’alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi, mentre un altro 45,89% si caratterizzava per una rischiosità media. Solo nel 6,08% dei casi si osservava una rischiosità bassa (nel 2008 invece era quasi il 10% la percentuale di imprese totalmente affidabili) e, per il restante 36,77% del totale, medio-bassa.
Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – gennaio 2013) sulle determinanti della domanda di finanziamento delle imprese, nel corso del quarto trimestre del 2012 si è registrata ancora una significativa diminuzione della domanda di finanziamento delle imprese legata agli investimenti: l’indicatore espresso dalla percentuale netta si è collocato a -62,5 (-37,5 il trimestre precedente). In diminuzione è risultata, peraltro, anche la domanda di finanziamenti per scorte e capitale circolante (-12,5) e per operazioni di fusioni, incorporazioni e ristrutturazione degli assetti societari (-37,5).