La tenuta dell’economia dell’Eurozona a fronte della crisi greca in giugno e luglio ha rappresentato un segnale positivo in termini di fiducia degli investitori verso il blocco ma, al di là degli effetti positivi derivanti da un euro più debole e dal calo del prezzo del greggio, “non vi sono prove che l’economia sia molto più forte di un anno fa”. E’ quanto scrivono gli esperti di Moody’s in un rapporto pubblicato oggi in cui indicano di mantenere attorno all’1,5% le stime di crescita per il blocco nel 2015 e 2016 aggiungendo di non aspettarsi che la crescita aumenti successivamente.
In particolare ad essere gelate da Moody’s sono Italia e Francia, per le quali l’agenzia di rating prevede una crescita “all’1% o poco sotto quest’anno e attorno all’1% o poco sopra nel 2016. La maggiore crescita – si legge nel rapporto – è dovuta soprattutto ai minori prezzi del greggio e all’indebolimento dell’euro ma questi tassi di crescita non sono sufficienti a far scendere significativamente i tassi di disoccupazione”. Peggio va alla Grecia, per cui Moody’s prevede una “grave recessione” poiché i controlli sui capitali, i rischi di un’uscita dall’euro e la mancanza di visibilità circa il clima politico ed economico “mettono in stallo i programmi di spesa”.
All’interno dell’area euro va invece forte la Spagna, che si sta rivelando in grado di accelerare tanto che Moody’s ha alzato la stima per il paese quest’anno al 3% mentre nel 2016 si dovrebbe avere un lieve rallentamento al 2,7% a causa dell’alto tasso di disoccupazione e dell’eccessiva crescita delle importazioni. Per l’Irlanda è prevista una crescita del 4%.