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Crescita, Bankitalia: le imprese vedono deterioramento, mentre il Fmi taglia le stime del Pil italiano

Imagoeconomica

Le prospettive di crescita in Italia, come nel resto d’Europa, sono in rallentamento. Stamane, mentre Bankitalia riporta il sentiment delle imprese italiane che denunciano un deterioramento dell’economia, il Fmi ha tagliato le sue stime del Pil italiano per quest’anno e i prossimo, anche sotto le stime del governo. Ma a preoccupare è soprattutto la recessione in Germania

Le imprese italiane: “Le condizioni sono significativamente peggiorate”

Secondo le imprese italiane dell’industria e dei servizi, interpellate da Bankitalia, tra il 23 agosto e il 13 settembre, la situazione economica del Paese e le attese sulle proprie condizioni operative sono “significativamente peggiorate” rispetto al trimestre precedente, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si siano ulteriormente attenuate”, riporta via Nazionale. La dinamica della domanda complessiva “si è deteriorata, risentendo del calo della componente estera per la prima volta dalla fine del 2020″. Anche le prospettive sulle vendite – si legge nell’indagine – si sono indebolite, pur rimanendo nel complesso ancora favorevoli. I giudizi sulle condizioni per investire sono peggiorati, proseguendo la tendenza in atto dall’inizio del 2022, anche se le imprese continuano a prefigurare una crescita degli investimenti nel complesso del 2023, seppur più contenuta.

Il Fondo Monetario più pessimista del Mef su Pil 2023 e 2024

Il Prodotto interno lordo italiano potrebbe crescere anche meno di quanto previsto dal Governo, secondo il Fondo monetario internazionale che, nell’ultimo suo World Economic Outlook, ha abbassato le sue stime rispetto a luglio.
Secondo la nuova lettura, il Pil italiano crescerà sia nel 2023 sia nel 2024 dello 0,7%, con un taglio, rispettivamente, pari allo 0,4% e allo 0,2% rispetto alle previsioni pubblicate a luglio scorso.
“Abbiamo ridotto le stime per l’Italia allo 0,7% sia per il 2023 che per il 2024 perchè l’Italia, dopo un primo trimestre solido, ora sta scontando un indebolimento del settore manifatturiero industriale e un calo negli investimenti dell’edilizia” ha detto il capo economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas, nella conferenza stampa di presentazione del world economic outlook a Marrakech, “e anche il settore dei servizi sta attraversando una fase di debolezza”
Il dato del Fmi è inferiore a quello programmatico inserito nella Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), dove il Governo di Giorgia Meloni ha previsto un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,8% nel 2023 e all’1,2% nel 2024.
“Penso che sia una di quelle economie dove da una parte ci sono state alcune notizie positive come i fondi del Ngeu (Next Generation Eu, ndr)- ha aggiunto – ma dall’altra parte c’è stato un indebolimento dell’economia in alcuni settori”. Secondo gli esperti del Fondo, inoltre, dopo un primo trimestre forte, nel secondo si e’ registrata una contrazione con una domanda domestica relativamente debole.

Migliori le prospettive per inflazione e debito in Italia, per il Fmi

Più ottimista è il Fondo invece riguardo le prospettive di inflazione e debito in Italia. “La corsa dei prezzi al consumo dovrebbe rallentare in Italia, come negli altri paesi dell’area, grazie al riallineamento del prezzi dell’energia e al restringimento delle condizioni di finanziamento” dice il rapporto. Gli esperti stimano che in Italia l’inflazione crescerà del 6% quest’anno nel 2023 (contro l’8,7% del 2022), per poi frenare bruscamente al 2,6% il prossimo.

L’inflazione core globale rimane elevata e decresce solo lentamente, a “suggerire che l’inflazione (e il rischio di una recrudescenza) non è ancora stata completamente domata” continua il rapporto. “’Con percorsi sempre più differenziati tra regioni e paesi, le posizioni della politica monetaria devono riflettere le velocità specifiche di ripresa economica e disinflazione di ciascun paese” si legge nel rapporto. “Le banche centrali devono rimanere determinate fino a quando non vi saranno prove tangibili che l’inflazione si sta spostando in modo sostenibile verso gli obiettivi”.
Per quanto riguarda la traiettoria del debito pubblico italiano, questo calerà lentamente, ma resterà sopra la soglia del 140% del pil fino al 2028: il rapporto tra debito e prodotto interno lordo secondo il Fondo raggiungerà il 143,7% quest’anno per poi cominciare a ridursi al 143,2% nel 2024 fino al 140,1% nel 2028. Il rapporto tra deficit e pil viene previsto al 5% quest’anno e al 4% il prossimo.

In buona salute si mantiene anche il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sostanzialmente stabile al 7,4% nel 2023 (dall’8,1% del 2022) e al 7,3% nel 2024. Torna positiva la bilancia delle partite correnti, dell’1,2% del pil quest’anno e dell’1,4% il prossimo, sempre secondo il Fondo Monetario.

Anche l’Eurozona rallenta, ma in Germania è recessione

Allargando lo sguardo all’intera area dell’euro, il Fmi ha rivisto al ribasso anche le stime sul Pil dello 0,2% allo 0,7% nel 2023 e dello 0,3% all’1,2% per il 2024. Le preoccupazioni sono soprattutto per la Germania, considerata la locomotiva, dove gli esperti prevedono una recessione (-0,5%) quest’anno, con una ripresa al ritmo dello 0,9% il prossimo anno (stima questa ridotta dello 0,4%).
Per quanto riguarda la crescita globale gli esperti si aspettano che questa rallenti dal 3,5% nel 2022 al 3% nel 2023 e al 2,9% nel 2024. “Le proiezioni rimangono al di sotto della media storica (2000-19) del 3,8% e la stima per il 2024 è stata ridotta dello 0,1% rispetto a luglio 2023”, evidenzia il Fmi nel rapporto.

Per le economie avanzate, si prevede una decelerazione dal 2,6% nel 2022 a 1,5% nel 2023 e 1,4% nel 2024, con una spinta più forte del previsto negli Stati Uniti. Per l’economia oltre oceano gli esperti prevedono, infatti, un atterraggio morbido dalla stretta monetaria della Federal Reserve con una crescita del 2,1% nel 2023 (+0,3% rispetto a luglio) e dell’1,5% nel 2024 (+0,5%). Per quanto riguarda la Cina, il Fondo ha tagliato dello 0,2% al 5% le stime per il 2023 e dello 0,3% quelle per il 2024 al 4,2%. Da segnalare la revisione delle stime per la Russia, in rialzo dello 0,7% per l’anno in corso al 2,2% e in calo dello 0,2% per il prossimo all’1,1%.

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