L’acquisto di alimenti e bevande con l’etichetta “Bio” continua a crescere in Italia: secondo i dati Nielsen elaborati da Ismea, il segmento salutista (e non certo economico…) vale ancora solo il 3% dell’intero mercato agroalimentare, ma ha sfiorato nel 2018 i 2,5 miliardi di euro spesi. E il trend si conferma anche nel 2019, con una ulteriore crescita degli acquisti (seppur in rallentamento rispetto alla media degli ultimi anni) nel canale domestico del +1,5%, nonostante le condizioni meteo avverse abbiamo limitato l’offerta di molte produzioni.
A trainare quello che non può essere definito un boom ma comunque una crescita solida e costante, è soprattutto la Grande distribuzione organizzata (+5,5% in valore sulla prima metà del 2018), che negli ultimi 10 anni ha visto crescere le vendite di prodotti agroalimentari bio del 217% (più che triplicate). Attraverso un ampio assortimento dell’offerta e a prezzi competitivi il canale moderno ha avvicinato il biologico a nuove e ampie fasce di consumatori, di fatto traghettando il comparto fuori dalla dimensione di nicchia delle origini, per trasformarlo in uno stile di vita ampiamente diffuso e consolidato nelle abitudini alimentari delle famiglie italiane.
L’analisi della distribuzione regionale delle superfici biologiche, nel 2018, indica invece che le estensioni maggiori si trovano in Sicilia, Puglia, Calabria ed Emilia-Romagna, che da sole rappresentano oltre la metà dell’intera superficie biologica nazionale. Le regioni che invece hanno messo a segno gli incrementi maggiori nell’ultimo anno sono Campania (+44%), Veneto (+38%), Provincia autonoma di Bolzano (+26%) e Lombardia (+19%). L’elaborazione dei dati nazionali relativi agli operatori biologici evidenzia, rispetto all’anno 2017, un incremento del 4%, con oltre 3 mila operatori in più, per un numero totale di 79.046 unità, inseriti nel sistema di certificazione per l’agricoltura biologica. Nel dettaglio, si hanno 58.954 produttori esclusivi (aziende agricole) 9.257 preparatori esclusivi e 10.363 produttori/preparatori e 472 importatori.
Secondo l’analisi della distribuzione a livello regionale degli operatori biologici emerge il primato di Calabria (11.030 unità), Sicilia (10.736 unità) e Puglia (9.275 unità). Nel 2018, si rilevano incrementi a doppia cifra, rispetto all’anno precedente, in Campania (43%), Emilia-Romagna (20%), Lombardia (18%), Provincia autonoma di Bolzano (15%), Friuli-Venezia Giulia (13%) e Abruzzo (11%). Le aziende agricole biologiche in Italia rappresentano il 6,1% delle aziende agricole totali; tale incidenza è abbastanza uniforme per le 5 aree principali del Paese.