Condividi

Credito e imprese: aumentano dilazioni e insolvenze

I fattori che dilatano i tempi di pagamento delle imprese italiane rispetto alla media europea occidentale vanno cercati nella stretta al credito e nella difficoltà di recuperare crediti insoluti, dunque nelle inefficienze istituzionali del paese.

Credito e imprese: aumentano dilazioni e insolvenze

I risultati dell’indagine condotta da Atradius ci dicono che la maggioranza delle imprese italiane intervistate (73%) continua a considerare l’insufficiente disponibilità di fondi la causa principale alla base dei ritardi di pagamento. Altre motivazioni per i ritardi di pagamento da parte delle aziende clienti all’estero sono rappresentate dalla complessità delle procedure di pagamento (34,5%) e dalle inefficienze del sistema bancario (33,1%). I tempi medi d’incasso delle fatture (che superano di oltre venti giorni la media europea) e la percentuale relativamente alta di crediti scaduti da oltre novanta giorni (quasi il doppio rispetto alla media dei paesi dell’Europa occidentale) rappresentano una fonte di preoccupazione per il futuro delle attività produttive, soprattutto in un momento in cui è già difficile mantenere un adeguato flusso di cassa. In questo contesto, le imprese italiane sembrano più propense a vendere a credito controparti sul mercato interno piuttosto che all’estero. In media, il 47,1% del valore totale del commercio inter-aziendale in Italia, contro il 36,7% di quelle all’estero, è a credito. Quest’ultimo dato è leggermente inferiore rispetto alla media complessiva per l’Europa occidentale (48,1% per il mercato interno e 41,9% per l’export).

In Italia, in particolare, la concessione di dilazioni di pagamento ai clienti, sia sul mercato interno che all’estero, è nettamente più frequente nel settore manifatturiero (micro- e pmi). E se il settore del commercio all’ingrosso/al dettaglio/distribuzione si è rivelato il meno propenso a concedere credito sul piano interno, quello relativo ai servizi finanziari il meno propenso nei confronti di clienti stranieri. Per la maggioranza degli intervistati italiani (32,2%, contro una media europea di 42,1%), il motivo principale per la concessione di credito è lo sviluppo di rapporti commerciali a lungo termine con i clienti sul mercato interno. Il fatto di concedere credito ai clienti esteri, invece, va trovato principalmente nella volontà di stimolare la crescita delle esportazioni (30,2% degli agenti intervistati, media europea di 37,3%, nonostante un aumento medio di +40,5%). In questo scenario, sono le imprese italiane del terziario, in particolare quelle di grandi dimensioni (40,9%), ad essersi rivelate le più attive nella concessione di credito per instaurare rapporti commerciali a lungo termine sul mercato interno (34,5%) e per incentivare le esportazioni sui mercati esteri (32,8%).

La dilazione media di pagamento concessa dagli intervistati italiani nei rapporti commerciali inter-aziendale è pari a circa 55 giorni dalla data della fattura, un dato ben al di sopra della media europea (circa 33 giorni), anche se quelle relative al mercato interno (58 giorni) e all’export (49 giorni) differiscono tra loro in maniera rilevante. Le dilazioni medie più lunghe (circa 65 giorni) sono state rilevate nel manifatturiero, mentre quelle più brevi nel settore dei servizi finanziari (circa 30 giorni).

Le pmi hanno dichiarato di concedere ai clienti le dilazioni più lunghe (61 giorni), mentre le microimprese offrono in media le dilazioni di pagamento più brevi (circa 44 giorni). Secondo quanto dichiarato dalle imprese italiane intervistate, in media il 36,8% del valore totale dei crediti vantati nei confronti dei clienti nazionali e il 31,1% da clienti esteri non viene pagato alla scadenza (media europea rispettivamente di 30,1% e 28,8%). Il 12,1% del valore totale dei crediti da clienti nazionali e il 9,4% dei crediti all’esportazione risulta ancora insoluto a 90 giorni dalla scadenza, col rischio di diventare inesigibile (media europea rispettivamente di 6,9% e 6,5%). Rispetto allo scorso anno, il valore totale dei crediti insoluti a 90 giorni dalla scadenza nei confronti dei clienti nazionali ha registrato un calo del 6,8%, mentre il dato relativo alle fatture insolute da clienti esteri è cresciuto in media dell’1,3%.

Una media del 7,6% dei crediti totali vantati nei confronti dei clienti domestici è stata dichiarata inesigibile da parte delle imprese italiane intervistate (media europea: 5%): ciò è dovuto principalmente al fallimento o alla cessata attività del cliente. A loro volta i crediti inesigibili da clienti esteri hanno rappresentato il 6,0% del valore totale dei crediti all’esportazione (media europea: 4,7%): qui entra in gioco anche l’inefficacia delle procedure di recupero del credito. Secondo l’analisi per dimensione d’impresa, l’impatto del calo della domanda di beni e servizi sulla redditività è il fattore di maggiore preoccupazione per le piccole imprese, mentre il recupero dei crediti insoluti rappresenta il principale motivo di apprensione per quelle di media dimensione. Ecco allora che, ancora una volta, le principali sfide per il futuro delle imprese italiane arrivano dritte al cuore decisionale del paese, dove ogni giorno che passa aumenta la necessità di ricostruire un motore economico-istituzionale che permetta alle imprese il recupero dei crediti insoluti e l’allentamento di una stretta creditizia distruttiva nei confronti della competitività italiana, senza dimenticare un’imposizione fiscale che non tiene conto di quelli che sono i ceti e settori produttivi del paese.

Commenta