Ennesimo colpo di scena nella crisi bancaria internazionale. Il presidente di Saudi National Bank Ammar al-Khundairy si è dimesso. Il passo indietro è arrivato ufficialmente per “ragioni personali”, ma appare alquanto difficile non collegarlo con quanto accaduto di recente al Credit Suisse, dato che proprio le sue dichiarazioni avevano contribuito a far crollare le azioni della banca svizzera.
Le dimissioni del presidente di Saudi National Bank
Le dimissioni di Ammar al-Khundairy, diventato presidente di Saudi National Bank nel 2021, sono state annunciate nella mattinata del 27 marzo. Il cda della banca “ha accettato le dimissioni” del banchiere che le ha motivate con “ragioni personali”.
Il suo successore sarà in Saeed Mohammed Al Ghamdi, mentre Talal Ahmed Al Khereiji verrà promosso ad amministratore delegato dopo esserne stato vice e responsabile del mercato wholesale.
Il legame con credit Suisse
In un’intervista rilasciata a Bloomberg TV ad inizio marzo, Al Khundairy aveva affermato che Saudi, primo azionista di Credit Suisse con una quota del 9,9%, non sarebbe stato “assolutamente” aperto a ulteriori investimenti nell’istituto se ci fosse stata un’altra richiesta di liquidità aggiuntiva. Da queste parole è partito il crollo in Borsa di Credit Suisse culminato con l’intervento e il salvataggio da parte di Ubs.
Lo scorso 10 marzo un’azione Credit Suisse valeva 2,5 franchi svizzeri. Oggi un titolo passa di mano a 0,86 franchi. Calcolatrice alla mano, il valore delle azioni CS possedute da Saudi National Bank si è ridotto a un terzo in due settimane. Gli azionisti dell’istituto elvetico, nonostante non siano andati incontro all’azzeramento come accaduto come i bondholders detentori degli At1, hanno subito una notevole riduzione del valore del loro investimento e nelle nozze “carta contro carta” con Ubs riceveranno ancora meno.