L’inizio del 2016 è stato caratterizzato da considerevoli turbolenze sui mercati finanziari: ad analizzare motivi e dinamiche di questa tendenza è il consueto Monthly Report pubblicato da Credit Suisse, che individua innanzitutto i driver negativi. I più importanti di essi sono l’inasprimento avviato dalla Fed a dicembre, il calo dei prezzi del petrolio (nonostante la copertura periodica delle posizioni corte), la debolezza dei dati sulla crescita cinese e le preoccupazioni sull’ulteriore svalutazione dello yuan.
I dubbi sulla sostenibilità dell’espansione globale sembrano aumentare, anche se Credit Suisse ritiene improbabile una recessione globale – e quindi una consistente crisi finanziaria. I mercati azionari hanno registrato un rimbalzo a seguito della dichiarazione conciliante di Draghi del 21 gennaio 2016, che è giunta dopo la rottura di supporti chiave sui principali mercati azionari. Tuttavia, per una ripresa sostenibile delle azioni, o alle dichiarazioni della Bce seguiranno presto necessariamente delle azioni, o la Fed dovrà chiarire che sta rallentando il suo ritmo di rialzi dei tassi, o gli utili societari dovranno migliorare – o, idealmente, tutte tre queste cose. Attualmente non sono presenti altri catalizzatori chiari per una ripresa delle azioni.
Sul fronte del mercato petrolifero, il report ritiene probabile un’ulteriore pressione al ribasso sui prezzi per via della continua offerta elevata. Ciò andrà a intensificare la tensione per alcune società e paesi produttori di petrolio. Verosimilmente la Cina allenterà ulteriormente la propria politica monetaria, ma ciò potrebbe incrementare la pressione sulla sua valuta, con una potenziale ripercussione negativa su altri mercati.
CONSIGLI DI INVESTIMENTO
In questo contesto, Credit Suisse ha già pubblicato a dicembre 11 promotion list settoriali per le azioni: una lista per ogni settore previsto dal Global Industry Classification Standard (GICS). Ogni lista contiene circa dieci titoli consigliati e cinque dei meno affidabili, per offrire agli investitori le migliori scelte globali – secondo il giudizio degli analisti della banca svizzera – e i titoli da evitare in ogni settore. La selezione è allineata alla pubblicazione semestrale “Equity Credit Sector Monitor”.
“Stiamo leggermente aumentando la componente azionaria – spiega il report – per gli investitori che presentano profili di rischio intermedi (rendimento, bilanciato e crescita) e riducendo di converso l’allocazione al settore immobiliare. Gli investimenti immobiliari risentono di una sensibilità relativamente elevata ai tassi d’interesse, una caratteristica che desta preoccupazione in questa fase in cui i tassi d’interesse sono globalmente bassi e la Federal Reserve statunitense ha avviato un ciclo restrittivo che potrebbe aprire la strada ad una tendenza al rialzo dei tassi a livello globale. Anche le azioni sono sensibili ai tassi d’interesse, ma tendono a realizzare sovraperformance fintantoché il rialzo dei tassi è determinato dalla crescita economica, e quindi degli utili”.
Più diversificazione, dunque, e meno esposizione al settore immobiliare (possibilmente da eliminare) e alle commodity, spostando le risorse verso le obbligazioni convertibili o indicizzate all’inflazione. “Le obbligazioni convertibili – dice l’analisi di Credit Suisse – offrono una fonte alternativa di diversificazione, pur restando uno strumento a reddito fisso in termini di cedola e di capitale. Per via dei rendimenti correnti poco elevati, uno dei rischi principali nel reddito fisso sarebbe un’accelerazione inattesa dell’inflazione, che richiederebbe un inasprimento più aggressivo della Fed e un allentamento minore o assente altrove. Una copertura interessante per questo scenario è offerta dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione.