Credemleasing ha chiuso il primo semestre dell’anno con un utile netto di 13,6 milioni di euro, in crescita del 38,6% rispetto ai 9,8 milioni registrati nello stesso periodo dell’anno scorso.
L’aumento degli impieghi (+6,5% su anno) e l’andamento positivo delle commissioni nette (+26,5%, a 2,9 milioni) portano il margine d’intermediazione a 24,2 milioni, in miglioramento del 7% rispetto al 30 giugno 2018.
Inoltre, si legge in una nota, nei primi sei mesi del 2019 la società ha mantenuto il livello di efficienza operativa del 2018, consolidando il rapporto cost income al 33%, in linea con il 32,4% di fine 2018.
La redditività conseguente è rappresentata da un indice ROE annualizzato superiore al 13%.
I crediti deteriorati lordi rappresentano il 4,46% del totale crediti della società, ancora in riduzione rispetto al dato di fine 2018 (4,84%) ed il grado di copertura dei crediti Npl si assesta al 33,8%.
In aumento il valore complessivo degli investimenti finanziati (+21,2%) e il numero dei nuovi contratti stipulati (+14,7%). Il comparto mobiliare si caratterizza per una forte composizione in beni strumentali con volumi in incremento di oltre il 22% rispetto all’anno precedente; gli autoveicoli registrano un aumento, rispetto a giugno 2018, del 13% nel numero di nuove stipule e del 10,3% nel valore finanziato; anche il prodotto nautico registra un incremento sia nel numero (4,3%) che nei volumi (+18,7%).
“Chiudiamo un semestre record nonostante il contesto recessivo del mercato del leasing”, commenta Maurizio Giglioli, amministratore delegato di Credemleasing. “Gli investimenti Lean nel miglioramento continuo dei processi, il percorso di digitalizzazione e l’avvio dei primi servizi rivolti all’ecosistema mobility, stanno riscontrando l’apprezzamento della clientela, ma la qualità delle persone resta il punto di forza della nostra società, confermato dall’ulteriore miglioramento dell’indice di soddisfazione della clientela. L’utile della società beneficia del positivo andamento delle riprese sui crediti deteriorarti e dell’ulteriore miglioramento della qualità del portafoglio bonis, che ha impattato sulle svalutazioni collettive portando il costo del credito in terreno positivo”.