Il Covid ha indotto gli italiani a prestare maggiore attenzione al cibo, alle sue proprietà e ai suoi benefici per l’organismo. Non è un fatto di opportunità dietetica ma qualcosa di molto più importante che riguarda la nostra salute. Il ministero della sanità raccomanda nel quadro delle misure e dei comportamenti da adottare per contrastare l’emergenza pandemica di “eseguire una corretta alimentazione” prestando “attenzione alla qualità e alla quantità degli alimenti che assumiamo ogni giorno”.
Sul sito del governo si sottolinea in particolare che una corretta alimentazione contribuisce a: “mantenersi in salute, rispettando la tradizione alimentare del nostro Paese, evitare carenze nutrizionali, fornire adeguate riserve di energia e nutrienti per il mantenimento delle funzioni dell’organismo, evitare aumento di peso, prevenire malattie croniche favorite anche dall’eccesso di peso”.
In sostanza sulla tavola degli italiani è tornata prepotentemente alla ribalta la Dieta Mediterranea, ne fa fede l’aumento medio nel 2020 dell’11% dei consumi dei suoi prodotti simbolo, come olio extravergine d’oliva, frutta e verdura fino alla pasta. Un risultato importante nel decennale dell’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità da parte dell’Unesco.
L’emergenza Covid ha anche impresso una svolta patriottica nelle scelte di acquisto degli italiani per garantirsi maggiore sicurezza e sostenere l’ambiente, l’economia ed il lavoro nazionale. L’82% degli italiani con la crisi generata dalla pandemia – osserva una nota della Coldiretti – vogliono portare in tavola prodotti Made in Italy.
E la pasta Made in Italy quella garantita al 100% da grano italiano, secondo una analisi della Coldiretti su dati Ismea relativi al 2020, in piena emergenza pandemia ha fatto registrare un balzo del 29% in valore nel carrello pari a quasi il triplo della pasta normale.
Uno studio internazionale ha rilevato che 1 persona su 4 ne ha aumentato il consumo durante i mesi di lockdown. Spaghetti, maccheroni, fettuccine, rigatoni e fusilli sono tornati a essere il “piatto del cuore” non solo in Italia ma anche all’estero.
Lo attesta una ricerca commissionata da Unione Italiana Food e AgenziaIce a Doxa “Il consumo di pasta durante il lockdown”, presentata in occasione del World Pasta Day, che ha riguardato un campione di oltre 5mila persone in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna e Usa.
Partiamo dall’Italia: 9 italiani su 10 (88%) mangiano la pasta regolarmente, 1 su 3 (36%) la porta in tavola tutti i giorni. Ma l’attenzione maggiore sè stata riservata in questo periodo
Ma è piaciuta anche all’estero la nostra pasta: secondo le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat nei primi sei mesi del 2020, l’incremento dell’export è stato del +25%.Crescite superiori al 40% si sono registrate verso il Canada, Australia, Romania e Usa. Più 30% invece verso UK, Paesi Bassi e Arabia Saudita. Un aumento addirittura più ampio è quello registrato verso Hong-Kong, Ucraina e Irlanda. Qui la crescita è superiore al 60%. Infine, altri mercati come Francia, Cina e Corea del Sud registrano crescite del 20%
Pane e pasta non dovrebbero mai mancare dalle tavole, se consumati nelle giuste quantità, sono infatti indispensabili per mantenere il corpo in buono stato di salute e di forma fisica. Manuela Pastore, dietista di Humanitas. spiega sulla rivista dell’istituto che i carboidrati “ci forniscono l’energia necessaria per il corretto funzionamento dell’organismo e lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Svolgono importanti funzioni biologiche: prima di tutto, sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli, costituiscono una riserva energetica di rapida utilizzazione nelle ore notturne o fra un pasto e l’altro”.
E più oltre osserva che “Un’alimentazione equilibrata deve essere composta dal 55-60% delle calorie giornaliere di carboidrati di cui non più del 10% da monosaccaridi e disaccaridi, 25-30% dell’apporto calorico quotidiano di lipidi, e circa 1 g/kg di peso corporeo di proteine.
I monosaccaridi vengono assorbiti rapidamente dall’organismo e forniscono energia immediatamente disponibile, ma che si esaurisce in fretta: per questo motivo sono l’ideale quando si ha bisogno di un po’ di carica, ma il loro consumo deve essere limitato. Sono i polisaccaridi a costituire il vero e proprio combustibile del nostro organismo, poiché vengono assorbiti più lentamente e forniscono energia in modo graduale”.
La dietista dell’Humanitas mette poi in guardia dalle gravi conseguenze dell’eliminazione dei carboidrati dalla alimentazione: “ Il risultato – è una dieta sbilanciata a favore dei grassi. Quando i carboidrati della dieta vengono ridotti eccessivamente l’organismo deve fabbricarsi da sé il glucosio, indispensabile per le sue funzioni, utilizzando come substrati proteine e grassi.
La formazione di zuccheri dagli amminoacidi delle proteine porta, se protratta, a una riduzione della massa magra (prevalentemente muscolo) che è una componente fondamentale dell’organismo, oltre a una perdita di minerali; mentre la liberazione di una quantità eccessiva e forzata di acidi grassi provoca, nel lungo periodo, una condizione patologica che si chiama acidosi, che consiste in uno squilibrio pericoloso per la salute. In sostanza, una carenza di carboidrati alimentari porta l’organismo a doverseli procurare utilizzando altre sostanze che vengono reperite dai depositi, e non sempre dai depositi di grasso, portando squilibri dannosi per l’organismo”.