Peggiora l’andamento della pandemia legata al coronavirus in Italia. Almeno per il momento non sembrano esserci cambi di colore, ma il trend in aumento dei casi potrebbe cambiare le sorti di qualche regione. A rischiare di più il Friuli Venezia Giulia, soprattutto dopo le manifestazioni dei no vax.
La quarta ondata è vicina. Sale l’indice di trasmissibilità Rt a 1,21 (range 1,08 – 1,31), contro l’1,15 di 7 giorni fa e stabilmente al di sopra della soglia epidemica, mentre l’incidenza settimanale balza a 78 casi per centomila, contro i 53 della settimana scorsa. Lo evidenzia il monitoraggio della Cabina di regia, i cui dati sono comunicati dall”Istituto superiore di sanità.
Cresce anche il tasso occupazione terapie intensive e area medica per la nuova ondata Covid. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è pari al 4,4% (secondo la rilevazione giornaliera Ministero della Salute all’11 novembre) contro il 4% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute della settimana precedente). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 6,1% contro il 5,3% al 28 novembre. I valori si mantengono comunque sotto la soglia di allerta fissata al 10% e al 15%.
Malgrado tutti i parametri in crescita, l’Italia rimane bianca, ma c’è chi rischia la zona gialla nelle prossime settimane. In particolare, chi rischia di più è il Friuli-Venezia Giulia, che a causa delle ultime proteste è considerata a rischio alto: incidenza a 233 casi per centomila contro i 139,6 della settimana scorsa, Rt a 1,7, e terapie intensive già sopra soglia al 10,9%: mentre i ricoveri ordinari sono al 9,9%.
Ma il Friuli non è la sola, la Provincia di Bolzano ha registrato un’incidenza pari a 313,3 casi per centomila, il Veneto a 115,3, a seguire Lazio e Marche che sfiorano i 90 casi per centomila.
Per quanto riguardano i ricoveri, preoccupano le Marche, dove le terapie intensive sono proprio sulla soglia del 10%, ma le aree mediche sono occupate al 7,2%, mentre la Provincia di Bolzano si avvicina alla soglia per i ricoveri ordinari con il 13,6% di posti occupati, ma con le terapie intensive al 6,3%.