Per tracciare ancora meglio la diffusione del virus SARS-CoV-2, bisogna analizzare le acque reflue urbane. Le acque di scarico derivanti dalle attività domestiche, agricoli e industriali sono infatti una preziosa fonte di informazione, che potrebbero farci anticipare l’andamento della curva epidemica di ben 7-14 giorni, cioè di battere sul tempo – e di molto – gli attuali sistemi di monitoraggio, con tutte le conseguenze positive del caso sull’individuazione di focolai e in generale sul contenimento della pandemia. A scoprirlo è uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, IRCCS Dipartimento Ambiente e Salute, e l’Università Statale di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, con la partecipazione di Regione Lombardia, grazie ad un approccio innovativo chiamato proprio “epidemiologia delle acque reflue”.
Lo studio è stato pubblicato su medRxiv ed è stato condotto nella prima fase dell’epidemia, tra marzo e giugno 2020 in 8 città lombarde, con un campione di dati analizzati altissimo: Bergamo, Brembate, Ranica, Brescia, Cremona, Crema, Lodi e Milano. Tra di loro, come sappiamo, ci sono alcune tra le città più colpite in assoluto dalla diffusione del Covid. Infatti le acque reflue lo hanno confermato: l’RNA virale è stato riscontrato nel 61% dei campioni analizzati, un dato molto alto rispetto alla media dei Paesi europei che hanno fatto ricerche analoghe, e con punte intorno all’80% sia a Bergamo che a Brescia. La metodologia sviluppata può ora tornare utile anche per sorvegliare l’andamento del virus, e per il futuro rappresenta uno strumento pronto all’uso per il monitoraggio di altri eventuali virus a potenziale epidemico/pandemico che potrebbero presentarsi.
“Come dimostrato dal presente studio – ha commentato Sara Castiglioni dell’Istituto Mario Negri – la sorveglianza virologica dei reflui urbani ha grande potenzialità di impiego poichè permette di ottenere un profilo dei contagi includendo contemporaneamente le infezioni sintomatiche e asintomatiche di un’intera popolazione”. “L’Istituto Mario Negri – ha aggiunto Ettore Zuccato, Capo laboratorio dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto Mario Negri – ha sviluppato l’approccio innovativo chiamato “epidemiologia delle acque reflue” nel 2005 per stimare il consumo di sostanze quali droghe d’abuso, alcool e farmaci nella popolazione mediante analisi di metaboliti urinari nei reflui urbani non trattati. L’anno scorso ci siamo subito adoperati per sviluppare una nuova applicazione legata all’analisi di virus nei reflui urbani”.
“L’Università Statale di Milano – aggiungono Sandro Binda ed Elena Pariani, docenti dell’Ateneo, entrambi impegnati nella rete di sorveglianza integrata COVID-19 in Lombardia – si occupa di sorveglianza virologica ambientale da oltre un decennio, ossia l’analisi di reflui urbani prelevati all’ingresso di un depuratore per identificare l’introduzione e la distribuzione di virus eliminati dal tratto fecale, tra cui Enterovirus”.