Ora l’Europa ha davvero paura. Dopo aver per certi versi sottovalutato la prima ondata dell’epidemia, stavolta i nostri vicini si stanno organizzando per tempo: e così come in Italia, stanno arrivando o sono già arrivate misure restrittive in altri Paesi. La prima questa volta è stata l’Inghilterra di Boris Johnson: il premier risultò lui stesso positivo la scorsa primavera e per mettere il Paese in lockdown aspettò il 23 marzo, due settimane dopo l’Italia. Lunedì il Regno Unito ha predisposto un piano di allerta semplificato, su tre livelli dinamici. Il “Livello 1” prevede le restrizioni in vigore a livello nazionale, Londra inclusa, tra cui il “coprifuoco” di pub e ristoranti alle 22 e niente assembramenti oltre sei persone. Il Livello 2, che coinvolge gran parte del Nord dell’Inghilterra incluse Manchester e Newcastle, aggiunge un ulteriore limite: possono venire in contatto al massimo due famiglie.
Infine, il Livello 3 destinato alle zone più colpite come Liverpool, impone la serrata di bar, pub, palestre, casinò e centri scommesse per almeno quattro settimane. Salvi i ristoranti e, sotterfugio, i pub che servono pasti. Vietati contatti con altri nuclei familiari, spostamenti e ogni forma di ospitalità. Insomma Liverpool è praticamente in lockdown totale, e lo stesso sta per toccare a Parigi, seguendo le orme di Berlino e Francoforte. In Francia l’epidemia ha raggiunto numeri da record: i contagi hanno superato i 20.000 casi al giorno e la percentuale di positivi rispetto ai tamponi effettuati è del 17%, mai così alta dall’inizio dell’emergenza. Stasera il presidente Emmanuel Macron parlerà alla nazione, probabilmente annunciando un piano di allerta massima per 9 città, che oltre alla Capitale sono Marsiglia, Bordeaux, Tolosa, Lilla, Lione, Grenoble, Montpellier, Saint-Etienne.
Il momento per Macron è cruciale: i francesi infatti, dopo aver per mesi invocato misure meno restrittive, ora sono seriamente preoccupati e la popolarità del presidente ne sta risentendo. Secondo un recente sondaggio, ormai 3 cittadini su 4 hanno paura del Covid, mentre la fiducia nel governo è al 35%, il minimo dall’inizio della crisi. Lockdown localizzati anche nel vicino Belgio, dove pure i numeri tornano a consigliare prudenza. Fino al 9 novembre non sono autorizzati incontri “ravvicinati” in luoghi pubblici con più di 3 persone, che diventano al massimo 4 in caso di assembramenti per strada o di cene ed eventi privati, mentre bar e ristoranti devono chiudere alle 23 e in alcune città rimanere del tutto chiusi nel fine settimana.
Situazione ancora più tesa in Spagna, dove prosegue lo scontro tra Governo e autonomie locali, in particolare quella di Madrid dove i contagi ormai sono a livelli record. La Corte Superiore di Giustizia di Madrid ha bocciato le misure di contenimento del coronavirus imposte dal governo alla capitale spagnola e ad altre nove città della provincia affermando che la decisione sul lockdown parziale lede “i diritti e le libertà fondamentali”. La presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso ha tuttavia invitato i cittadini a non lasciare la capitale: le misure ordinate dal ministero della Salute che vietavano di lasciare i comuni di residenza se non per ragioni di lavoro, studio o salute, saranno sì ritirate, ma al loro posto ne saranno varate comunque altre, definite “ragionevoli, eque e ponderate”.