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Covid-19: il Brasile allarma, Bolsonaro verso l’impeachment?

FIRSTonline

La confusione è grande sotto il cielo di Brasilia. Mentre crescono esponenzialmente i morti e i contagiati per il coronavirus, il presidente Jair Bolsonaro sfodera il suo arsenale di armi di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dalla catastrofe annunciata.

Invece di concentrarsi nella lotta al virus, negli ultimi giorni il presidente ha intensificato la campagna di dichiarazioni assurde e manovre politiche per sbarazzarsi degli alleati scomodi. Nel giorno in cui il Brasile ha superato la Cina per numero di morti, ha minimizzato: “E quindi? Mi dispiace, ma cosa volete che faccia? Sono il Messia (il suo secondo nome è Messias, ndr), ma non faccio miracoli”.

Pochi giorni dopo in un post su Facebook, poi cancellato, Bolsonaro ha accusa l’OMS di incoraggiare la masturbazione e l’omosessualità tra i bambini. Un fake news in piena regola e che mostra il modus operandi bolsonarista in rete fin dai tempi della campagna elettorale del 2018: confondere per distrarre.

Il presidente non è solo in questa operazione di guerra virtuale contro tutto e tutti. Sempre sui social, il ministro dell’Istruzione Abraham Weintraub si è scagliato contro la Cina accusandola di usare il virus per “dominare il mondo”. Per prendere in giro i cinesi il post è stato scritto sostituendo tutte le lettere R con L.

Dichiarazioni che naturalmente hanno scatenato la dura reazione di Pechino, il principale partner commerciale del Brasile, ma che fanno il paio con quelle del ministro degli Esteri Ernesto Araújo, secondo il quale dietro l’epidemia si nasconderebbe il piano cinese di implementare il “comunavirus”, il virus comunista, in tutto il mondo.

Tra una teoria della cospirazione e l’altra, Bolsonaro se ne va in giro per il paese a fare comizi provocando assembramenti di sostenitori. L’ultimo episodio è avvenuto giovedì a Porto Alegre. Azioni che contrastano con le raccomandazioni sul distanziamento sociale del suo stesso ministero della Salute.

Screditando l’intera comunità scientifica e negando le notizie drammatiche che arrivano da Europa e Stati Uniti, il presidente continua a ritenere il coronavirus una semplice “febbriciattola” da curare con la clorochina. Eppure anche Donald Trump ha riconosciuto la gravità della situazione brasiliana. “Odio dirlo, ma il Brasile è molto in alto, il grafico è molto, molto alto. Lassù, quasi verticale. Il presidente brasiliano è mio amico, un ottimo uomo, ma stanno vivendo un momento molto difficile”.

Intanto desta sospetto il comportamento di Bolsonaro di non voler mostrare all’opinione pubblica il risultato dei due test a cui è stato sottoposto dopo il rientro da un viaggio negli Stati Uniti in cui 24 membri della comitiva presidenziale sono risultati positivi. Giovedì una giudice ha dato 48 ore di tempo affinché divulghi pubblicamente l’esito degli esami.

Il presidente ha sempre detto di essere risultato negativo, ma se saltasse fuori che ha mentito, la sua situazione politica si complicherebbe ulteriormente. Dall’opposizione e sui media infatti si fa sempre più largo la richiesta di impeachment, anche se secondo un sondaggio Datafolha solo il 45% dei brasiliani è favorevole e il 48% contrario.

Anche nel Congresso, il luogo dove i numeri contano davvero, non c’è una maggioranza a favore dell’impeachment. Bolsonaro infatti sta stringendo accordi per spartirsi le poltrone e garantirsi l’appoggio dei partiti del cosiddetto Centrão, una sorta di gruppo di responsabili in salsa brasiliana.

La mossa è inaspettata, visto che l’ex capitano dell’esercito cavalca da sempre l’onda anticasta e antiestablishment, ma si spiega con un vento che dà segnali di cambiamento nel paese e con l’indebolimento del governo causato dalle fuoriuscite di pezzi importanti.

Nel giro di due settimane infatti, il presidente ha cacciato il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta, reo di difendere misure di isolamento sociale, e il capo della Polizia Federale, colpevole di difendere l’autonomia della corporazione dalle ingerenze politiche.

Ai due si sono aggiunte le dimissioni di Sergio Moro, il ministro della Giustizia e pezzo da novanta del governo. Moro è infatti l’ex giudice della Lava Jato, la Mani Pulite verde-oro, e dava legittimità al governo nella lotta alla corruzione.

Addii che avrebbero ripercussioni politiche enormi in una situazione di normalità, figuriamoci in tempo di covid-19. E che sono serviti anche a distogliere gran parte dell’attenzione e dell’energia nella lotta alla pandemia.

Il tutto avviene mentre l’Imperial College di Londra avvisa che il Brasile ha il tasso più alto al mondo di contagi – ogni paziente ne infetta altri 2,8 – e che la prossima settimana si avranno altri 5.580 morti, 797 al giorno, praticamente gli stessi livelli registrati in Italia nel picco della crisi.

Al momento le vittime ufficiali sono oltre 6 mila (più della Cina) e i contagiati 87 mila, ma dato che non esiste una politica di test massiccia, i numeri reali sarebbero molto più alti. Alcuni esperti calcolano in 1 milione il numero dei contagiati.

Le immagini delle fosse comuni che arrivano da Manaus e dei corpi abbandonati nei corridoi dell’ospedale della Barra da Tijuca, a Rio de Janeiro, parlano da sole. Il Brasile, con 209 milioni di abitanti, si avvia ad una conta dei morti tra le più alte al mondo.

L’ex ministro della Salute Mandetta d’altronde aveva avvisato: “Non credo che Bolsonaro stia licenziando me. Sta licenziando la scienza“.

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