La precisazione della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, sui coronabond, non è piaciuta al Governo, che ha replicato praticamente in tempo reale, approfittando della conferenza stampa sui nuovi aiuti varati per Comuni e cittadini per fronteggiare l’emergenza. Dopo che il premier Giuseppe Conte ha comunicato che il Governo girerà subito 4,3 miliardi ai Comuni e 400 milioni alla Protezione civile, da utilizzare per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa, il ministro Roberto Gualtieri ha infatti risposto alla Von der Leyen, che poco prima aveva gelato le aspettative dell’Italia e degli altri Paesi in piena crisi: “I coronabond sono uno slogan, non ci stiamo lavorando”, ha detto la presidente Ue facendo di fatto marcia indietro rispetto al “whatever it takes” di qualche giorno fa.
“Le parole della Von der Leyen sono sbagliate, mi dispiace che le abbia dette – ha seccamente commentato Gualtieri -. L’Europa sia all’altezza della sfida: c’è uno choc simmetrico sull’economia, serve un Piano Marshall per la ricostruzione“. Anche lo stesso premier Conte era intervenuto sul dibattito europeo: “L’Europa dimostri di essere all’altezza della storia. Non abbiamo fatto una proposta alla Commissione, ma all’Eurogruppo che ha 14 giorni per elaborarne più di una. C’è un dibattito in corso e lo accetto, ma sono chiaro: mi batterò sino alla fine per una soluzione europea forte, vigorosa e coesa”. In serata però la Presidente della Commissione europea ha fatto una mezza retromarcia dicendo: “Non escludiamo nessuna opzione nei limiti del Trattato, proprorremo un aumento del bilancio per rispondere alla crisi”. Parole che sono state gradite anche dal Governo italiano e in primo luogo da Gualtieri.
“Nessuno sarà lasciato solo – aveva invece detto Conte aprendo la conferenza, nel comunicare i contenuti del nuovo Dpcm -. Siamo al lavoro per azzerare la burocrazia, stiamo facendo l’impossibile. Lo Stato c’è. Sappiamo che ci sono tante persone che soffrono, c’è chi addirittura ha difficoltà a comprare generi alimentari. Ho firmato il Dpcm e giriamo 4,3 miliardi ai Comuni, ai quali aggiungiamo 400 milioni con ordinanza della Protezione civile con il vincolo di utilizzare queste somme per le persone che non hanno i soldi per fare la spesa. Da qui nasceranno buoni spesa ed erogazioni di generi alimentari. E anzi lancio un appello alla grande distribuzione per fare un ulteriore sconto, a spese proprie, del 5 o 10% alle persone in difficoltà. Vogliamo mettere tutti i beneficiari della Cassa integrazione in condizione di accedervi subito, entro il 15 aprile, e se possibile anche prima”.
Il premier è anche intervenuto su alcune delle questioni in sospeso, chiarendo – come era nell’aria e logico – che le scuole non riapriranno il 3 aprile, anche se non c’è ancora stata una decisione ufficiale sul prolungare o meno le misure restrittive. In giornata circolavano voci di una proroga di 15 giorni (dunque fino al 18 aprile), ma il Governo deciderà nei prossimi giorni: “Ci confronteremo con i tecnici”, ha garantito Conte, lasciando intendere che la riflessione è in corso, anche se sembra inevitabile l’ipotesi di insistere per ancora un periodo. Anche sulla riapertura delle fabbriche il Governo è incerto: parte delle forze politiche chiede che la produzione venga rimessa in moto il prima possibile, il Governo si prende ancora qualche ora per decidere.