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Covid-19 e Borsa, sul Ftse Mib bruciati 46 miliardi

Pixabay

Novembre sembra essere il mese della riscossa per la Borsa di Milano, con il Ftse Mib che ha recuperato circa il 20% del suo valore dopo mesi trascorsi in balia di una pandemia che non ha lasciato scampo a (quasi) nessun titolo. La strada da fare però è ancora lunga. A causa del Covid-19, in Borsa, nei primi 9 mesi del 2020 le società del listino principale hanno bruciato 46 miliardi di euro (-12,6%), una cifra che arriva dalla somma tra il crollo registrato nel primo trimestre (-83 miliardi, -22,8%), il timido rialzo del secondo (+38miliardi, +13,7%) e il leggero calo del terzo trimestre (-1 miliardo, -0,4%). Come va il quarto trimestre? Da fine settembre al 16 novembre sono stati recuperati altri 35 miliardi di euro, una cifra che in termini percentuali si traduce in un +11%. 

Il quadro non cambia nemmeno se si guarda oltre confine, dove i parametri economici di oltre 160 multinazionali industriali con fatturato annuale superiore a 3 miliardi di euro hanno sofferto pesantemente i colpi della crisi innescati dalla pandemia di coronavirus, nonostante le fiammate delle Big Hi Tech e della Gdo e dell’elettronica. 

A fotografare l’impatto della pandemia sui bilanci dei primi nove mesi del 2020 di 160 colossi stranieri e 26 aziende quotate sul Ftse Mib è l’Area Studi Mediobanca, nell’ambito di un report pubblicato il 19 novembre. 

L’IMPATTO DEL COVID-19 SUL FTSE MIB

Al 30 settembre del 2020 le società industriali e di servizi del listino principale di piazza affari valgono in Borsa 318 miliardi di euro e rappresentano il 76% della capitalizzazione complessiva (il restante 24% è appannaggio di finanza e assicurazioni). Come detto, in soli 9 mesi sono stati bruciati 46 miliardi di euro, una cifra da record. 

A livello settoriale sono tre i settori che hanno sofferto di più l’impatto della crisi: il settore petrolifero, la cui capitalizzazione è scesa del 51,8%, quello dei servizi, (-19,8%) e la manifattura (-8%).

Prendendo in considerazione le singole aziende, a salvarsi dal panic selling registrato da gennaio a settembre sono state solo sei quotate: DiaSorin (+48,4%), Amplifon (+19,7%), Recordati (+16,5%), Prysmian (+15,0%), Campari (+13,8%) e Interpump Group (+12,3%).

Passando dalla Borsa ai parametri economici nello stesso periodo le 26 società del Ftse Mib poste sotto esame hanno perso complessivamente ricavi per oltre 64miliardi (-21,6%). “Nel terzo trimestre la manifattura si è dimostrata più reattiva, evidenziando il maggior rimbalzo del fatturato (+56,1% sul 2Q), migliore rispetto al +39,1% dell’intero FTSE MIB. Sui nove mesi del 2020 i servizi hanno registrato il calo minore (-14,0%), davanti al comparto energia/utilities (-16,4%) e alla manifattura (-18,7%). Il decremento peggiore spetta, invece, al petrolifero con l’Eni a -39,7%. Tra le società brillano DiaSorin (+16,2%), l’unica a toccare una crescita a doppia cifra, Inwit (+6,4%), Snam (+3,9%), STM (+2,9%) e Terna (+1,7%)”, spiega Mediobanca nel suo studio.

In forte calo anche i margini industriali, che nei 9 mesi hanno segnato un calo di oltre 18 miliardi di euro (-53,3%). Come osservato per i ricavi, nel terzo trimestre la manifattura è riuscita a invertire il trend tornando in positivo. Il calo minore (-2,2%) è registrato dal settore energetico/utilities, mentre l’Eni è passata in terreno negativo.

Infine, ammontano a oltre 20 miliardi i profitti persi complessivamente nei 9 mesi chiusi in rosso. Solo il comparto energia/utilities e quello dei servizi hanno chiuso in utile; sono in perdita, invece, il petrolifero con l’Eni e la manifattura.

Fonte: Area Studi Mediobanca

LE MULTINAZIONALI MONDIALI ALLE PRESE CON IL COVID-19

Guardando l’orizzonte globale a spiccare sono le performance messe in atto dalle WebSoft, dalla Gdo, dall’elettronico e dall’alimentare, unici comparti a chiudere i 9 mesi con ricavi in netto rialzo a fronte del segno meno registrato da tutti gli altri settori. In generale al 30 settembre, il calo del fatturato delle multinazionali mondiali ammonta a -4,3% 

Partiamo dai rialzi. I giganti del Web (parliamo delle società definite anche WebSoft) hanno visto il loro fatturato crescere del 18,4% anno su anno. In forte crescita anche le multinazionali della GDO (+8,8%) e del settore elettronico (+5,7%). Bene il Food (+3,7%), le aziende farmaceutiche (+3,1%) e le PayTech (+0,3%). 

Chi ha perso di più? Il primato negativo spetta ancora una volta alle multinazionali petrolifere, i cui ricavi sono calati del 32,3%. Seguono quelle del comparto aeronautico (-30,6%), della Moda (-21,3%) e dell’Automotive (-17,4%). Contrazione più contenuta, invece, per i settori Media&Entertainment (-9,4%), Bevande (-5,4%) e Telco (-1,8%).

“Anche i margini industriali (MON) sono in sofferenza (-22,8% in aggregato) con l’eccezione di GDO (+25,7%), WebSoft (+14,2%), Elettronica (+14,1%) e Food (+6%). Tra i settori che hanno subìto il più duro contraccolpo ci sono l’Aeronautico (che passa in territorio negativo), la Moda (-98,8%), il petrolifero (-66,6%) e l’Automotive (-65,8%). Meno netta, ma comunque importante, la contrazione del MON dei comparti Media&Entertainment (-31,1%), PayTech (- 16,7%) e Bevande (-16,5%)”, si legge nel report dell’Area Studi Mediobanca.

Segno meno anche per il risultato netto, eccezion fatta per le WebSoft (+21,8%) la GDO (+19,2%) e il comparto elettronico (+11,6%) che, in forte controtendenza, hanno macinato profitti. Pesanti invece le ripercussioni per i mezzi di trasporto, la Moda e il petrolifero.

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