La Quadriennale di Roma non è più come prima e non è più solo una mostra. Il suo obiettivo è quello di dare visibilità e sostegno all’arte italiana contemporanea e soprattutto ai giovani artisti, in casa e all’estero, ma non si esaurirà nell’Esposizione Quadriennale 2020 che si aprirà nell’ottobre dell’anno prossimo a Roma nell’imponente palazzo di Via Nazionale.
La mostra sarà solo il punto di arrivo di una profonda trasformazione, che ha investito la Fondazione stessa che promuove l’Esposizione, su impulso del presidente Franco Bernabè che, insieme al Consiglio direttivo, sta replicando la rivoluzione che realizzò alla Biennale di Venezia e che ha lo scopo di smuovere il mondo chiuso e un po’ feudale dell’arte italiana per aprire le porte a forze fresche. Di questa rivoluzione che investe la Quadriennale l’anima è Sarah Cosulich, che ne è l’attivissima direttrice artistica e, insieme a Stefano Collicelli Cagol, la co-curatrice dell’Esposizione d’arte della Quadriennale, quella che tutti conoscono come la Q2020.
Triestina di nascita ma con studi internazionali di storia dell’arte, prima a Washington e poi a Londra, la Cosulich è stata in precedenza la direttrice della fiera torinese Artissima e dall’anno scorso è la prima direttrice artistica, per concorso, della Quadriennale della capitale. In questa intervista a FIRST Arte racconta con entusiasmo tutte le novità che la Quadriennale sta vivendo e gli obiettivi che si ripropone per innovare il panorama dell’arte italiana contemporanea.
ottoressa Cosulich, manca ancora più di un anno all’inaugurazione ma la Quadriennale 2020 si avvicina: a che punto è la preparazione della mostra e quale sarà il tema di questa edizione e i quali gli obiettivi?
“L’Esposizione Quadriennale d’arte 2020 sarà diversa dalle precedenti edizioni perchè è diversa anche l’istituzione. Alla fine del 2017 un processo di trasformazione, fortemente voluto dal presidente Franco Bernabè e dal Consiglio Direttivo della Fondazione, ha trasformato la Quadriennale di Roma in un’istituzione permanentemente attiva in tutti i 4 anni che dividono un’esposizione dall’altra, con un direttore artistico a guidarne la programmazione. Il progetto che ho presentato per il triennio 2018-2020 ha l’obiettivo di dare visibilità e supporto all’arte italiana contemporanea attraverso progetti indipendenti ma comunicanti che coinvolgono la formazione in Italia, la mappatura del territorio, il sostegno all’estero, lo scambio internazionale, la ricerca. La grande mostra che chiuderà questo percorso sarà indipendente e si terrà come sempre nel Palazzo delle Esposizioni di Via Nazionale a Roma”.
In concreto come si sostanzia il percorso di cambiamento avviato dalla Quadriennale?
“Oltre alla grande mostra a Palazzo delle Esposizioni che si inaugurerà nell’ottobre 2020, le novità che sono già state messe in piedi sono rappresentate principalmente da due progetti: Q-Rated e Q-International. Essi non hanno finalità espositive ma sono l’espressione del nuovo ruolo a tutto tondo della Quadriennale in un mondo dell’arte in costante evoluzione”.
Come è nato questo programma rispetto al ruolo storico dell’istituzione?
“E’ nato da una riflessione sulle difficoltà che vive oggi l’arte contemporanea italiana e dalla necessità dell’istituzione di confrontarsi in modo dinamico e dialogico con la sua importante missione. L’iniziativa di formazione Q-Rated ci permette di favorire maggiore dialogo tra i giovani in Italia e maggiore connessione con il dibattito artistico internazionale; il fondo Q-International è mirato ad accrescere la circolazione e comunicazione degli artisti italiani all’estero. Sono modi di affrontare in maniera costruttiva i limiti del sistema dell’arte attuale nel nostro paese, dalla diminuzione di fondi pubblici a musei e istituzioni, alle difficoltà delle gallerie commerciali fino alle difficili regole fiscali. A patirne le conseguenze sono soprattutto le giovani generazioni di artisti”.
Esaminiamo meglio le novità. Esattamente Q-Rated cos’è?
“E’ un progetto di dialogo e di confronto internazionale per gli artisti attivi in Italia che prevede tre workshop annuali di tre giorni l’uno tenuti da tre importanti curatori e artisti internazionali e aperti a giovani artisti e curatori italiani selezionati attraverso un bando. Nel 2018 abbiamo già organizzato tre workshop a Roma, Lecce e Torino che hanno coinvolto quasi 60 artisti e curatori da tutta Italia e altri sono in programma per quest’anno, a Milano, a Nuoro e a Napoli”.
Invece Q-International a che serve?
“E’ un progetto destinato a sostenere le iniziative espositive realizzate da istituzioni straniere che coinvolgono artisti italiani per promuoverne, attraverso un bando, la presenza e la visibilità all’estero. Nel 2018 abbiamo sostenuto musei, fondazioni e istituzioni per l’arte di 10 Paesi nel mondo che espongono artisti italiani: dal New Museum di New York al Centro d’Arte Contemporanea di Singapore, dal VanAbbe Museum di Eindhoven al Point Centre di Nicosia. Due nuove uscite del bando, una ad aprile, e una in ottobre, sono previste per il 2019. Queste iniziative rappresentano un modo trasparente di sostenere l’arte italiana contemporanea in casa e all’estero e al tempo stesso ci permettono di compiere una mappatura degli artisti nel nostro paese. Inoltre sono comunque fonte di informazione e ricerca ulteriore in vista della Quadriennale d’arte del 2020”.
Anche Q-2020 sarà diversa dalle precedenti edizioni?
“Sì, la 17° Quadriennale d’Arte, che si inaugurerà il primo ottobre 2020 al Palazzo delle Esposizioni di Roma e che si chiuderà il 10 gennaio 2021 e che si snoderà su più di 3.500 metri quadrati di superficie, avrà per la prima volta due curatori, la sottoscritta insieme a Stefano Collicelli Cagol, curatore dell’istituzione che insieme a me segue anche tutti gli altri progetti. L’obiettivo è quello di presentare un progetto incisivo e di respiro internazionale fornendo una narrazione eterogenea ed alternativa dell’arte italiana. Gli artisti che esporranno le loro opere saranno meno delle edizioni precedenti in modo da permettere loro di presentare non solo un’opera ma tutta la loro opera e la loro poetica. La mostra sarà l’espressione finale di un progetto sviluppato nell’arco di tre anni di ricerca. Proprio per accrescere l’interesse internazionale per l’arte italiana speriamo di coinvolgere anche le altre istituzioni artistiche di Roma nel focalizzarsi su questo tema nel periodo della Quadriennale, presentando così una città unita e connessa”.
L’Esposizione della Quadriennale d’arte nel 2020 presenterà tutte le espressioni e medium artistici?
“Si, coinvolgerà tutte le arti visive (pittura, scultura, fotografia, installazione, video, performance), ma ci saranno anche delle contaminazioni”.
Come e quando avviene la selezione delle opere da presentare al pubblico?
“La selezione è un processo che è già iniziato e prosegue attualmente attraverso ricerche approfondite e visite agli artisti, discussione e costante informazione”.
Di solito le manifestazioni artistiche in Italia devono affrontare la penuria delle risorse economiche: è un problema anche della Quadriennale?
“L’ultima edizione della Quadriennale nel 2016 ha potuto disporre di due milioni di euro, in parte garantiti dal Ministero dei beni culturali e artistici (Mibact) e in parte raccolti tra i privati. La disponibilità finanziaria per questa edizione è in via di definizione grazie ai rapporti con importanti sponsor e sostenitori. Stiamo lavorando intensamente anche alla ricerca di nuovi partner”.
Nel frattempo state pensando di lasciare la storica sede di Villa Carpegna per approdare, non senza qualche protesta di ambientalisti e opinionisti, sulle rive del Tevere al Portuense.
“E’ il segno di una Fondazione Quadriennale che cresce ma è una questione che non rientra nel mio mandato visto che è una prospettiva successiva al 2020”.
Prima di arrivare alla Quadriennale di Roma, lei è stata la direttrice artistica di Artissima di Torino: che cosa le ha insegnato e che eredità si porta dietro da quella esperienza?
“Sono due realtà diverse, perché Artissima non è una mostra ma una fiera. Non si lavora direttamente con gli artisti ma principalmente con galleristi, collezionisti oltre che con curatori ed istituzioni, per cui ci si confronta con interlocutori e esigenze differenti. Però Artissima mi ha fatto conoscere prospettive nuove sul mondo dell’arte, mi ha insegnato a capire l’importanza dei diversi pubblici e contesti, e a ragionare in modo strategico e sistemico: consapevolezze ed esperienze che desidero portare anche in Quadriennale”.
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