Sono principalmente tre le grandi criticità che lacerano l’Università italiana. Il numero dei laureati italiani è nettamente inferiore a quello dei Paesi competitori, il valore della laurea risente di una bassa considerazione, l’istruzione non funziona come ascensore sociale.
A fronte di questi e altri mali, almeno dieci e tutte fattibili sono le proposte individuate e presentate da Giliberto Capano e Marco Meloni, curatori del “Costo dell’ignoranza. L’Università italiana e la sfida Europa 2020” ricerca pubblicata da “Il Mulino” e condotta per l’AREL, l’Agenzia di ricerche e legislazione fondata da Nino Andreatta e guidata da Enrico Letta fino al giorno in cui è diventato premier. Tra le proposte ci sono la realizzazione di un’Agenzia nazionale per il diritto allo studio che coordini e razionalizzi le iniziative finora frammentate, una ridefinizione dei compiti dell’ANVUR, l’Agenzia per la valutazione, la razionalizzazione e la riorganizzazione dei finanziamenti e dei sistemi di premialità, l’introduzione di report sulla ricerca almeno con cadenza quinquennale.
A Roma, nel bel salone dei Ministri di viale Trastevere, ieri, 10 giugno, il libro è stato discusso da un panel d’eccezione costituito dal Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, dal Presidente dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani ed ex premier Giuliano Amato e dal professore di Scienza Politica e Vice Presidente dell’AREL Filippo Andreatta. Ha moderato la ricca discussione Antonio Polito, editorialista del Corriere della sera.
Sotto lo sguardo severo dei ritratti di tutti ministri della pubblica Istruzione dall’Unità d’Italia in poi, non è sfilato solo il cahier de doléances, ma anche il quadro delle opportunità e delle strategie di risoluzione.
Trappola dell’ignoranza è la metafora usata da Filippo Andreatta che, illustrando i dati Ocse ed Eurostat, ha spiegato come solo il 9% degli iscritti all’università proviene da famiglie in cui i genitori non sono laureati, con la conseguenza che ai livelli più elevati dell’istruzione accedono solo coloro che appartengono già a un ceto selezionato mentre gli altri subiscono un intrappolamento della condizione sociale di provenienza. A questo riguardo, Giuliano Amato ha rimarcato la terrificante gravità del problema ma ha anche fatto cenno all’unica esperienza finora condotta per rimuovere una simile iniquità sociale, nell’ambito della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Prestigioso laboratorio questo, da cui proviene la parte più ampia della classe dirigente italiana, che ha attuato un protocollo di azioni volte a mettere in moto l’ascensore sociale.
Altra grande difficoltà del nostro Paese rispetto ai Paesi competitori è quella dell’investimento nell’istruzione che ha subito, soprattutto nell’attuale crisi, drastici tagli mentre i dati Ocse dimostrano la forte correlazione tra investimenti nell’istruzione e crescita economica. Nell’ampia relazione di Giuliano Amato, è emerso al riguardo come le università si diano le capacità di trovare finanziamenti non necessariamente pubblici. L’Europa dispone di risorse rilevanti ma noi siamo estranei alla programma europea di ricerca che stabilisce dove destinare i fondi e bisogna responsabilizzare le Università, agendo sulla valutazione come strumento di miglioramento e di governo.
Le proposte individuate nel libro vanno tutte nella direzione della soluzione delle criticità sollevate e al riguardo il ministro Carrozza ha espresso la condivisione dello spirito e di molte delle proposte stesse. Speriamo che ora seguano i fatti.