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Corte Ue su Banca Carige: “La Bce non deve risarcire la famiglia Malacalza”

Imagoeconomica

La Bce non dovrà elargire alcun risarcimento agli ex azionisti di riferimento di Banca Carige, vale a dire la famiglia Malacalza. Lo ha deciso la Corte di Giustizia europea che, con la sentenza pubblicata oggi, mercoledì 5 giugno, si è pronunciata sull’azione giudiziaria presentata da Malacalza Investimenti e Vittorio Malacalza.

Il ricorso era incentrato sulle azioni o omissioni della vigilanza Bce su Carige a partire dal 2014 e sull’amministrazione straordinaria a inizio 2019 della banca (oggi in Bper). Dopo un investimento cumulato per ben oltre mezzo miliardo i Malacalza avevano il 27,5% della banca a fine 2018. 

Banca Carige: il ricorso dei Malacalza

Carige era stata commissariata all’inizio del 2019, dopo anni di crisi, e nel 2022 è entrata a far parte del gruppo Bper, un percorso caldeggiato dall’autorità di vigilanza. I Malacalza, però hanno contestato le scelte e nel 2021 hanno chiesto alla Corte di Giustizia Ue di condannare Bce a risarcirli.

Tra il 2015 e il 2019, la Bce ha infatti adottato diverse misure di intervento di supervisione. Il ricorso proposto dalla Malacalza Investimenti e da Vittorio Malacalza chiedeva di condannare l’Unione a versare loro le somme, rispettivamente, di 870.525.670 di euro (per la prima) e di 9.546.022 di euro (per il secondo), a titolo di risarcimento del danno che ritengono di aver subìto a causa di azioni intraprese dalla Bce. A loro avviso, alcune di esse sarebbero state infatti contrarie ai doveri connessi a tali funzioni, in particolare ai principi di tutela della proprietà, proporzionalità, buon andamento dell’amministrazione, imparzialita, parita di trattamento, trasparenza, buona fede e tutela del legittimo affidamento.

La sentenza della Corte Ue

Non è d’accordo il Tribunale a Lussemburgo, secondo il quale “nessuno degli illeciti contestati alla Bce nell’ambito della sua vigilanza su Banca Carige può far sorgere la responsabilità extracontrattuale dell’Unione”. 

Nella sua sentenza il Tribunale ricorda che, “affinché si possa accertare una responsabilità extracontrattuale dell’Unione, gli individui e le imprese devono dimostrare che tre condizioni sono cumulativamente soddisfatte: l’illiceità del comportamento imputabile all’istituzione o ai suoi agenti nell’esercizio delle loro funzioni, l’effettività del danno e l’esistenza di un nesso di causalità tra il comportamento denunciato e il danno lamentato”. La prima di tali condizioni è soddisfatta quando il comportamento contestato implica una norma giuridica preordinata a conferire diritti agli individui e alle imprese e quando la violazione contestata all’istituzione è sufficientemente qualificata”. 

Al riguardo, ha sottolineato i giudici Ue, la Malacalza Investimenti e Vittorio Malacalza devono dimostrare che la Bce ha violato in modo grave e manifesto, abusando del suo potere discrezionale, una norma di diritto dell’Unione che conferisce loro diritti. Nella sua sentenza, il Tribunale conclude che tale requisito non è stato soddisfatto. Infatti, “o le norme rilevanti del diritto dell’Unione non conferiscono alcun diritto agli individui e alle imprese, o la violazione di non e sufficientemente qualificata, o gli argomenti della Malacalza Investimenti e di Vittorio Malacalza sono irricevibili’.

Il Tribunale ha dunque respinto il ricorso senza valutare se siano soddisfatte le altre condizioni per l’accertamento di una responsabilità extracontrattuale dell’Unione.

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