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Corte dei Conti: evasione e corruzione i due cancri dell’Italia

Per combattere l’evasione la direzione è quella giusta ma la strada è ancora lunga. Mentre la corruzione continua ad essere la vera piaga del Paese. Queste le due notizie emerse dal rendiconto generale dello Stato nel 2011 della Corte dei Conti di questa mattina.

“L’interesse per il fenomeno corruttivo è dato dagli ingiusti costi che provoca all’economia”. Infatti, non solo ha un impatto negativo sulla spesa pubblica ma su tutta l’economia del Paese. “I costi della corruzione”, ha detto il procuratore generale Salvatore Nottola, “sono immediati o diretti, costituiti dall’incremento della spesa dell’intervento pubblico: c’è una lievitazione dei costi strisciante e una lievitazione straordinaria che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40%”. Ma il danno indiretto e forse più grave di questo scenario di corruzione dilagante è quello inferto all’economia nazionale. La corruzione allontana le imprese dagli investimenti: è stato calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione (sembra che l‘Italia attualente sia al 69esimo posto su 182) provoca la perdita del 16 per cento degli investimenti dall’estero”

Lo “zoccolo duro” dell’evasione fiscale è stato “appena scalfito” dall’azione di contrasto agli evasori. Lo ha detto il presidente di Sezione della Corte dei Conti, Luigi Mazzillo, sottolineancdo che bisogna “consolidare i risultati dell’attività repressiva, monitorando i comportamenti successivamente tenuti da parte di chi è stato sottoposto a controllo. Vanno premiati e aiutati i comportamenti adesivi e vanno evitate le esasperazioni dei controlli formali e le trappole della minuta e vessatoria regolamentazione che vi sono associate”. Non aiuta di certo la pressione fiscale che, secondo la Corte dei conti, “è elevata. La massa di risorse acquisita con il prelievo tributario è massiccia”.

 

 

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