Il referendum sulle trivelle si farà. Lo ha deciso la Corte Costituzionale, che oggi ha ammesso la consultazione sulle ricerche e l’estrazione degli idrocarburi in mare. La battaglia vede coinvolte nove regioni italiane (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise, oltre ai comitati No-Triv), che hanno chiesto anche un election day con le amministrative, un punto su cui però il premier Renzi è fortemente contrario.
In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l’Abruzzo ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.
Dopo il via libera ai referendum da parte della Cassazione, il 27 novembre scorso, e dopo le modifiche nella legge di Stabilità che vietavano le trivellazioni entro le 12 miglia marine, rimane in piedi un quesito centrale della questione, ovvero quello sulla durata dei titoli per sfruttare i giacimenti laddove siano già state rilasciate le autorizzazioni.
Tra queste anche quelle alle Isole Tremiti che hanno suscitato la levata di scudi degli ambientalisti. Intanto le Regioni preparano battaglia per gli altri cinque referendum bocciati. Il Consiglio del Veneto ha votato all’unanimità il ricorso al conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale. Le altre nove si stanno preparando.