E ora godiamoci la volata scudetto! Archiviato (con delusione, s’intende) anche l’ultimo appuntamento europeo, il calcio italiano si ritrova fuori da tutte le coppe, ma con un finale di campionato che promette spettacolo. Da una parte il Milan, campione in carica e in testa alla classifica con 64 punti, dall’altra la Juventus, che insegue a quota 62, ma con il vantaggio negli scontri diretti. Un bell’asso nella manica per Conte e i suoi, che in caso di arrivo a pari punti si laureerebbero campioni d’Italia. Da qui alla fine del torneo mancano 8 partite, tutte compresse in soli 40 giorni. Tutte da vivere fino all’ultimo respiro.
QUI MILAN
“Dimenticare in fretta la Champions e vincere lo scudetto”. L’imperativo porta la firma del capitano Massimo Ambrosini, ma rappresenta il pensiero di tutto l’ambiente milanista. Qui l’opinione pubblica si divide in due correnti di pensiero: chi crede che l’eliminazione europea possa giovare al Milan dal punto di vista fisico (meno impegni sul calendario), chi invece che lasci scorie mentali, una sorta di depressione post Champions League. Impossibile ora sapere la verità, solo il tempo (o meglio, il campo) dirà chi aveva ragione. La testa dice che andare avanti in Europa avrebbe portato prestigio e carica, soprattutto perché avrebbe significato prevalere sulla squadra più forte del mondo, il fisico invece pensa il contrario, anche perché l’infermeria di Milanello è sempre esaurita. L’ultimo, o meglio il solito, ad esserci entrato è Alexandre Pato, che non riesce proprio a vedere la luce in fondo al tunnel degli infortuni muscolari. Quello di Barcellona (rimediato dopo appena 14 minuti dal suo ingresso in campo) è l’ennesimo stop per il brasiliano, arrivato a totalizzare ben 14 infortuni in poco più di due anni, di cui 12 muscolari (!).
Il viaggio negli Usa dal Professor Carrick sembrava aver risolto i problemi di Pato, invece non è andata così e oggi, in attesa della risonanza magnetica (che comunque non dirà niente di nuovo: problemi alla coscia sinistra), da casa Milan rimbomba il grido d’allarme di Jean Pierre Meersseman, coordinatore sanitario del club: “Dieci, venti, trenta giorni di stop, a questo punto cambia poco. E’ chiaro che la sua stagione è finita e soprattutto che, una volta guarito, saremo di nuovo punto e a capo. Clinicamente in questi due anni è già stato considerato a posto per ben 13 volte, ora chi si prenderà la responsabilità di mandarlo in campo?”.
Il Milan brancola nel buio, come si percepisce dalla strategia (poco ortodossa, diciamo così) scelta da Meersseman per curare l’ennesimo stop di Pato: “E’ stato ovunque, dalla Germania all’America, stuoli di medici e terapisti lo hanno visto e curato. Non so più cosa pensare né a che santo votarmi, ho chiesto alla mia consigliera spirituale di pregare per lui”. Insomma, il brasiliano è ormai un caso cronico, il che si ripercuoterà per forza di cose sul prossimo calcio mercato. Intanto il Milan si gode il ritorno di Antonio Cassano, anche ieri autore di un’ottima partitella in allenamento. Fantantonio potrebbe essere convocato già per la sfida pre pasquale con la Fiorentina, che i rossoneri devono necessariamente vincere. I margini d’errore sono finiti, da adesso si fa sul serio.
QUI JUVENTUS
“Scudetto o Coppa Italia? Voglio tutti e due”. La dichiarazione di guerra (sportiva s’intende) lanciata da John Elkann al termine di un’assemblea azionisti Fiat, rende l’idea del clima che regna in casa Juventus. I bianconeri hanno fame di vittorie, che la sola Coppa Italia non potrebbe saziare (anche se sarebbe un graditissimo spuntino), ecco perché non molleranno di un centimetro nella corsa contro il Milan. A proposito di centimetri, ricorderete tutti il meraviglioso discorso di Coach Tony D’Amato (Alias Al Pacino) nel film “Ogni maledetta domenica”. Frasi da brivido, capaci di provocare la cosiddetta pelle d’oca, tanto che spesso gli allenatori ripropongono il film durante i ritiri.
Ma ieri Antonio Conte ha fatto più: ha preso la parola davanti alla squadra e l’ha caricata con un discorso immediatamente ripreso dalle telecamere. Chiudete gli occhi e immaginate la scena: nel silenzio di Vinovo la Juve è riunita in cerchio, in mezzo c’è Conte che, da buon generale, detta le regole ai suoi uomini: “Adesso ci stanno riempiendo di elogi, ma a me vengono i brividi alti così. Perché ? Perché ho timore, ho timore, ho timore. Che ci sia un rilassamento da parte di qualcuno. C’è l’applauso, c’è la firma, c’è il consenso. Ma la realtà qual è? La realtà è il campo, la realtà è il sudore, la realtà è il sacrificio. Quello che ci ha portato a fare questo campionato… E ancora non abbiamo fatto niente. Andiamo a guardare chi ci sta davanti, perché adesso abbiamo raggiunto una maturità tale, per cui ce la possiamo giocare fino alla fine. Loro (il Milan, n.d.r.) devono vincere lo scudetto? Allora devono sputare sangue fino all’ultima partita. Però per fare questo non voglio atteggiamenti superficiali”.
Uno spettacolo che ha immediatamente spopolato sul web, dove i tifosi bianconeri sono andati in brodo di giuggiole. Nel frattempo, indipendentemente da come andrà a finire la stagione, la società è già al lavoro in vista della prossima, che vedrà con ogni probabilità il ritorno in Champions League. Lo abbiamo detto tutti, per essere competitiva anche in Europa questa Juve ha bisogno anzitutto di un grande attaccante, uno da 20-25 gol a stagione. I nomi che circolano sono tanti, da Higuain a Tevez, da Benzema a Damiao, ma il più credibile (ad oggi) è quello di Luis Suarez del Liverpool. Il 25enne uruguayano è considerato il giocatore ideale per gli schemi di Conte, che dovrebbe però gestirne gli eccessi. In Premier League Suarez è balzato alle cronache soprattutto per la triste vicenda Evra, terzino di colore del Manchester United da lui insultato con appellativi razzisti.
Il fatto è costato all’uruguayano ben 8 turni di squalifica, ma l’opinione pubblica inglese ce l’ha con lui soprattutto per quanto accaduto dopo, in occasione della sfida di ritorno tra United e Liverpool. Al momento di stringere la mano ad Evra, Suarez ha tirato indietro il braccio, scatenando l’indignazione di tanti, su tutti Sir Alex Ferguson (“Uno così non dovrebbe mai più indossare la maglia del Liverpool”). Ecco perché l’attaccante è sul mercato: i Reds chiedono 30 milioni, la Juve è sicura di spuntarla per 25. In mezzo c’è la Roma di Baldini e Sabatini, ma quella è un’altra storia.