E adesso si fa dura. Il Napoli cade in quel di Udine e vede allontanarsi, forse definitivamente, il treno scudetto, sempre più diretto verso la Torino bianconera. Non è ancora il caso di parlare di resa, d’altronde la matematica lascia qualche speranza alla banda Sarri ma certo la sconfitta del Friuli pesa come un macigno sulle sorti del campionato.
Anzi, è il caso che il Napoli si guardi le spalle vista la corsa quasi inarrestabile della Roma, portatasi a meno 4 in classifica e forte di un calendario che vedrà lo scontro diretto all’Olimpico il prossimo 25 aprile. Perché gli azzurri, psicologicamente parlando, appaiono in grande difficoltà: il nervosismo della vigilia, anzi che caricare la squadra, ha finito per appesantirla come dimostrano le espulsioni di Sarri e Higuain, fin qui simboli di una grande cavalcata.
“L’Udinese ha giocato la sua miglior partita stagionale invece noi no, abbiamo fatto fatica rispetto al solito – il pensiero del tecnico. – Purtroppo ci era già successo in altre occasioni giocando alle 12.30, è un orario innaturale e noi lo accusiamo. Da quando siamo secondi abbiamo sempre giocato dopo la Juve, 4 volte su 6 è un vizio ma 6 su 6 è qualcosa di più, che fa spendere troppe energie. Non so perché Irrati mi abbia espulso, gli ho solo detto che stava arbitrando malissimo ma evidentemente non si può più nemmeno parlare. Higuain mi ha detto di non aver fatto nulla e anche il secondo rigore, guardandolo dalla panchina, non mi è sembrato giusto”.
Un fiume in piena Maurizio Sarri, quasi irriconoscibile rispetto alla figura pacata d’inizio stagione. Ridurre la brutta partita del Napoli ai soli errori di Irrati (esagerato il secondo rigore ma manca l’espulsione di Koulibaly a inizio secondo tempo) è francamente eccessivo e, forse, controproducente per una piazza che andrebbe rasserenata, non infiammata. La squadra infatti sembra accusare la troppa pressione dell’ambiente e non certo per gli orari del calendario, decisi dalla Lega diverse settimane fa.
Ieri poi si è visto un Napoli sotto tono anche dal punto di vista fisico, messo sotto da un’Udinese caricatissima e rigenerata dalla cura De Canio, al secondo risultato utile consecutivo. Dopo appena 14’ gli azzurri si sono trovati in svantaggio: fallo di Koulibaly su Badu e rigore trasformato da Bruno Fernandes. Ma il Napoli, si sa, un gol lo trova quasi sempre anche perché, là davanti, ha il miglior bomber del campionato, lanciatissimo da una media realizzativa d’altri tempi. Al 24’ Higuain ha bucato Karnezis con un destro imparabile, riportando così i suoi in partita e sulla scia della Juventus.
Al 26’ il primo episodio da bollino rosso: contatto (?) tra Ghoulam e Widmer e secondo rigore concesso all’Udinese che ha fatto esplodere la rabbia di Sarri, espulso per proteste dall’arbitro. Ma Bruno Fernandes, già fortunato in occasione del primo, s’è fatto ipnotizzare da Gabriel, lasciando così il risultato sull’1-1. Il portiere brasiliano, in campo al posto dell’infortunato Reina, ha però cancellato la prodezza al 46’, regalando il pallone a Zapata e propiziando il 2-1 dello stesso Bruno Fernandes, nuovamente sugli scudi dopo l’errore dal dischetto.
Nella ripresa sarebbe stato lecito attendersi un Napoli arrembante, invece è arrivato il terzo gol dell’Udinese con Thereau, bravissimo a concretizzare l’assist di Widmer e a indirizzare il match verso il Friuli (57’). A chiudere definitivamente ogni discorso ci ha invece pensato, questa volta suo malgrado, Gonzalo Higuain: il suo calcetto di reazione a Felipe è stato più che sufficiente per prendere il secondo giallo, che oltre a lasciare i compagni in 10 gli impedirà di giocare contro il Verona. Una crisi di nervi, da relegare solo a una brutta giornata. Perché perdere lo scudetto, a questo punto, ci può anche stare ma farsi raggiungere dalla Roma sarebbe davvero imperdonabile.