Il Milan gode, la Lazio schiuma di rabbia. Lo “spareggio Champions”, com’era prevedibile, finisce tra mille polemiche, destinate a far parlare per diversi giorni. La posta in palio, del resto, era molto alta e la vittoria dei rossoneri non può che far infuriare i biancocelesti, spinti fuori dalla zona più ambita proprio sul più bello. La classifica infatti parla chiaro: Milan quarto a quota 55, Roma, vittoriosa sull’Udinese, staccata di appena un punto e Atalanta a 52, in attesa, ovviamente, della partita con l’Empoli di lunedì. La squadra di Inzaghi, in tutto ciò, è scivolata al settimo posto assieme al Torino e poco importa che abbia ancora una gara da recuperare (con l’Udinese mercoledì): aver fallito uno scontro diretto, per giunta contro un Milan in grande difficoltà, sa tanto di flop anticipato.
Così si spiega la reazione finale della banda Inzaghi, frenata, a fatica, da tutti gli addetti ai lavori, Gattuso compreso: la rissa nasce da un presunto mancato rigore per un intervento di Rodriguez su Milinkovic-Savic, giudicato sul pallone dal Var. Tutto il contrario di quanto fatto da Durmisi, tanto irruente quanto ingenuo nello stendere Musacchio in piena area, per un rigore ineccepibile che portava Kessie sul dischetto e il Milan in vantaggio (78’). Due minuti prima, invece, era stato il Var a cancellare la decisione (errata) di Rocchi, che aveva fischiato un rigore per un braccio di Acerbi clamorosamente attaccato al corpo: immediato però il dietrofront a rimettere tutto in equilibrio, anche se solo per poco. Insomma, i rossoneri si portano a casa 3 punti d’oro dopo una gara molto complessa, nella quale la Lazio ha avuto le occasioni migliori (super parata di Reina su Immobile e palo dello stesso attaccante) senza però impadronirsi davvero del match.
E la squadra di Gattuso, rivedibile sul piano del gioco ma combattiva come mai prima d’ora, ha saputo aspettare l’occasione giusta, prendendosi la preziosissima posta in palio. Al fischio finale di Rocchi è cominciato un secondo match, questa volta di boxe, e solo l’intervento di numerosi addetti ai lavori ha evitato il peggio: ma il nervosismo, come prevedibile, s’è trasferito in sala stampa, dove Tare ha tuonato contro l’arbitro Rocchi. “Questa è la storia di una morte annunciata, quello temuto prima della partita è successo – lo sfogo del ds biancoceleste. – Ci dispiace andare a casa dopo una partita giocata alla grande, soprattutto nel primo tempo. Meritava di essere decisa sul campo e non tramite gli episodi”. “Non ho mai parlato e non mi lamento mai, però mi sembrano eccessive le parole che ho sentito – la replica di Gattuso. – L’arbitro ha fatto quello che doveva fare, ha fatto una grandissima partita, e poi io non giudico mai gli episodi. La Lazio è dura da affrontare, avevamo il dovere di fare una prestazione gagliarda e dobbiamo fare i complimenti alla squadra che nonostante la giovane età sta dando tutto”.
Per una romana che va a casa infuriata ce n’è un’altra che sorride, conscia di essere rientrata a pieno titolo in corsa per l’obiettivo. L’1-0 della Roma sull’Udinese vale un prezioso quinto posto a un solo punto dal Milan, seppur in attesa che l’Atalanta faccia la sua mossa in casa con l’Empoli. A decidere, per la prima volta in stagione all’Olimpico, un gol di Dzeko, freddissimo nel trasformare al meglio uno splendido assist di El Shaarawy e a regalare un successo fondamentale ai suoi. Non è stata una partita semplice, un po’ per l’ottimo stato di forma dell’Udinese di Tudor (alla prima sconfitta della sua gestione), un po’ per la pioggia torrenziale che si è abbattuta sulla Capitale, che ha evidentemente inciso sulle dinamiche di gioco. Ma la Roma ha avuto il merito di gestire le cose con pazienza, oltre che la fortuna di scampare un paio di clamorosi pericoli (su tutti un palo di De Maio), prima che Dzeko sfruttasse al meglio l’occasione giusta e indirizzasse così i 3 punti verso Trigoria.
“Adesso i giocatori hanno compreso quello che chiedo loro, credo mi stimino e cerchino di fare quello che chiedo, io vorrei di più ma va bene così – il pensiero di Ranieri. – La corsa Champions? Onestamente credo che tutte le squadre che stanno lì in classifica, Milan, Lazio, Atalanta, lotteranno fino in fondo. Sarà un particolare a mandarne una in Champions e le altre in Europa League”. Archiviato gli anticipi del sabato, i riflettori si spostano dunque sull’Inter, attesa dal posticipo in casa del Frosinone (ore 20.30). Test delicato per gli uomini di Spalletti, che in caso di vittoria metterebbero altro fieno in cascina per blindare il terzo posto e, chissà, fare quantomeno un pensiero al secondo. Di mezzo però ci sarà la squadra di Baroni, rigenerata dalle vittorie con Parma e Fiorentina e pronta a tutto pur di conquistarne un’altra che, a quel punto, riaprirebbe sul serio la corsa salvezza. “La squadra è in salute, altrimenti non vinci a Firenze contro la Fiorentina, è nelle condizioni di fare il risultato contro di noi – il monito di Spalletti. – Se poi ci si aggiunge il fattore campo e il pubblico che in quel contesto ha una rilevanza importante, si fa la somma delle difficoltà che incontreremo”.
Insomma, il tecnico non si fida e ha provato a richiamare tutti all’ordine: la vigilia, del resto, è stata più all’insegna di altre tematiche che non della partita. A tenere banco è il dualismo Icardi-Lautaro Martinez, ma anche, se non soprattutto, il suo futuro, che secondo molti organi d’informazione sarà lontano da Milano dove invece arriverà un certo Conte. “Con la società siamo d’accordo, da qui alla fine non bisogna avere rimorsi: raggiungiamo la Champions e tutto il resto verrà come conseguenza – ha glissato il diretto interessato. – E per quanto riguarda gli attaccanti, posso solo dire che per me sono molto simili…”. Tradotto: difficile, se non impossibile, vederli assieme dall’inizio. Spalletti, si sa, ha una predilezione per il 4-2-3-1 e non cambierà da certo a poche giornate dalla fine, come si evince dalla formazione di questa sera che vedrà Handanovic in porta, Cedric, De Vrij, Miranda e Asamoah in difesa, Vecino e Borja Valero a centrocampo, Politano, Nainggolan e Perisic alle spalle dell’unica punta Icardi. Consueto 3-5-2 anche per Baroni, che si giocherà le ultime chance di salvezza con Sportiello tra i pali, Goldaniga, Capuano e Brighenti nel reparto arretrato, Paganini, Chibsah, Maiello, Valzania e Beghetto in mediana, Ciano e Ciofani in attacco.