Lo Stato di diritto in Italia: la Ue ci bacchetta. Dito puntato, in particolare, su corruzione, conflitto interessi, indipendenza della magistratura e dell’informazione. I richiami sono contenuti nella relazione della Commissione Ue sulla situazione dello Stato di diritto e all’esame alla Camera in commissione Politiche dell’Unione europea, una panoramica divisa in 4 sezioni, all’interno delle quali la Commissione europea ritiene sia desumibile il grado di tenuta del principio dello Stato di diritto: sistema giudiziario; quadro anticorruzione; pluralismo e libertà dei media; questioni istituzionali relative al bilanciamento dei poteri.
All’interno della panoramica della commissione europea, sono precisi i riferimenti al nostro Paese.
1) Sul fronte del sistema giudiziario la Commissione europea rileva la solidità del quadro legislativo a salvaguardia dell’indipendenza della magistratura, ma nello stesso tempo sottolinea una serie di rilevazioni statistiche dalle quali emergerebbe una bassa percezione del livello di indipendenza della magistratura tra i cittadini e le imprese. In tale contesto si dà conto dell’emersione di specifici problemi che si sono registrati nel Consiglio Superiore della Magistratura in seguito a gravi accuse relative alla nomina di procuratori di alto livello, scaturenti dall’indagine penale della Procura di Perugia.
Vengono altresì richiamati una serie di dati relativi alla durata dei procedimenti, che nel settore civile e commerciale rimangono, nel confronto con gli altri Stati membri, tra i meno virtuosi dell’UE. Anche i settori della giustizia amministrativa e di quella penale, pur evidenziando miglioramenti nel 2019, si collocano come rendimento sotto la media europea.
2) Nel capitolo sulle politiche anticorruzione, la Commissione europea pur ritenendo il quadro giuridico e istituzionale del nostro Paese come sostanzialmente funzionante, non manca di richiamare alcuni indici internazionali di percezione della corruzione che classificano l’Italia al 15° posto nell’UE e al 51° posto a livello mondiale. Altra criticità indicata dalla commissione europea il carattere frammentario delle norme sul conflitto di interesse, con particolare riguardo al regime di inconferibilità e di incompatibilità applicabile ai funzionari pubblici eletti, ritenuto disorganico e privo di un sistema completo di applicazione.
3) La sezione concernente la libertà di espressione e di informazione in Italia si apre con la constatazione che il dato normativo costituzionale e legislativo stabilisce un solido quadro volto a garantire il pluralismo dei media nel nostro Paese. Tuttavia permangono, secondo la Commissione, preoccupazioni circa l’indipendenza politica dei media italiani, atteso che nonostante la segnalazione di circa 15 anni fa da parte della Commissione di Venezia (organismo consultivo del Consiglio d’Europa) non sarebbero state ancora adottate disposizioni efficaci sulla prevenzione del conflitto di interesse.
Cosa fare per una maggiore applicazione dello stato di diritto? La relatrice al documento della commissione europea, Marina Berlinghieri (pd) fa una premessa: “Il pieno rispetto dello Stato di diritto è una medaglia che nessun Paese membro può vantare, in quanto è un obiettivo che va sempre ricercato e perseguito e che non può mai essere dato per scontato”. Detto questo, suggerisce un possibile “meccanismo preventivo, analogo al cosiddetto «braccio preventivo» del Patto di stabilità e crescita adottato per valutare nell’ambito della procedura del Semestre europeo la sostenibilità delle finanze pubbliche dei diversi Paesi; un meccanismo, dunque, che mediante un’interlocuzione costante con la Commissione europea e un percorso di accompagnamento, mantenga i Paesi membri all’interno dei binari del rispetto dei valori fondanti dell’Unione europea”.