Ercole Incalza, ex superdirigente del Ministero dei lavori pubblici, è stato arrestato insieme ad altre tre persone – Francesco Cavallo, Stefano Perotti e Sandro Pacella – in un’operazione dei carabinieri del Ros a Roma e Milano sulle Grandi Opere.
L’INCHIESTA DI FIRENZE
L’accusa è corruzione, induzione indebita, turbata libertà degli incanti e altri reati contro la pubblica amministrazione. In corso in diverse regioni italiane, perquisizioni di uffici pubblici e società riconducibili a oltre 50 indagati, tra cui alcuni politici. Al centro delle indagini, la gestione illecita degli appalti “mediante una articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, societa’ giudicatarie degli appalti, ed imprese esecutrici dei lavori”.
Le ordinanze di custodia sono stati emesse su richiesta della procura della Repubblica di Firenze. Sebbene oggi Incalza “non rivesta alcun ruolo o funzione anche a titolo gratuito”, come si è affrettato a precisare il governo, è stato un superdirigente dei Lavori Pubblici dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette esecutivi.
COINVOLTI DIRIGENTI E IMPRENDITORI
Nella rete delle indagini sono finiti anche Sandro Pacella che è un funzionario del ministero, stretto collaboratore di Incalza. Così come gravitava nell’ambito del dicastero anche Francesco Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato. Secondo la Procura di Firenze sarebbe il principale responsabile del “sistema corruttivo” emerso dalle indagini. Secondo l’accusa sarebbe stato lui, in particolare, in qualità di dominus della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, ad organizzare l’illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti incriminati. La struttura di missione delle Infrastrutture è lo snodo di tutte le grandi opere del Paese: dall’attuazione della legge obiettivo, al piano nazionale delle infrastrutture al monitoriaggio di tutti gli investimenti.
CHI E’ INCALZA
Incalza, dirigente di lungo corso del ministero delle Infrastrutture, ha avuto una svolta di carriera nel 2001 con la nomina a capo della segreteria tecnica del ministro Pietro Lunardi (governo Berlusconi); ed è poi rimasto al ministero per quattordici anni, attraversando sette governi, lasciando l’incarico solo il 31 dicembre scorso. È passato attraverso Antonio Di Pietro (governo Prodi), quindi è stato promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (di nuovo Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e poi ancora Lupi (governo Renzi), fino a tre mesi fa. Nel corso della lunga carriera (partita dalla Cassa per il mezzogiorno), Incalza è stato anche alle Ferrovie dello Stato diventando amministratore delegato della Tav (dal ’91 al ’96). In quel periodo finì agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta di tangentopoli sulle Fs, che travolse Lorenzo Necci (allora amministratore delegato di Fs) negli anni ’90.
L’ACCUSA
La Procura e i Ros accusano gli arrestati di aver posto in essere un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”.
Quali opere sono finite nell’indagine? Tutte le principali “Grandi opere” – in particolare gli appalti relativi alla Tav ma anche alcuni appalti riguardanti l’Expo e non solo. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Firenze perché tutto sarebbe partito dagli appalti per l’alta velocità nel nodo fiorentino e per il sottoattraversamento della città. Da lì l’inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell’alta velocità del Centro-Nord Italia e a una lunga serie di appalti relativi ad altre grandi opere, comprese alcune relative all’Expo.
Il nuovo scandalo legato alla corruzione avviene proprio mentre al Senato il Ddl corruzione (fermo da quasi due anni) affronta mille difficoltà in attesa di trovare un accordo politico sul tema centrale dell’allungamento della prescrizione.