Le poesie di Corrado Calabrò anticipano la chiusura degli incontri letterari di Amalfi. La rassegna, promossa dal Comune, e dal Centro di cultura e storia amalfitana, chiuderà il 7 settembre ma si avvicina il momento del rientro al lavoro e del fine-vacanze. Una serata dedicata alla poesia è quindi stata la scelta del sindaco e del centro culturale amalfitano per preparare il commiato. La serata è stata dedicata alla lettura e alla scoperta di “Quinta dimensione. Poesie scelte 1958-2021”edito da Mondadori. Un omaggio a Corrado Calabrò, ex presidente dell’Autorità per le Comunicazioni (Agcom), consigliere di Stato e grand commis con una lunga carriera al servizio dello Stato durante la quale, tuttavia, non ha mai trascurato la passione per la poesia. Ha pubblicato numerose raccolte e – da grande nuotatore – ha mantenuto uno stretto legame con il mare. Più d’un indizio, quindi, lo lega ad un’antica repubblica marinara come Amalfi. L’antologia presentata ad Amalfi si presenta come un testamento ideologico e spirituale della sua opera.
In “Quinta Dimensione” il mare, l’astrofisica e l’amore risultano gli elementi cardine intorno ai quali ruota la raccolta, aggiornata con la produzione più recente di Calabrò. Le sue prime poesie sono state pubblicate nel 1960 dall’editore Guanda di Parma col titolo “Prima attesa” quando aveva vent’anni. Sono seguiti, poi, altri ventitré volumi, tra cui “Rosso d’Alicudi” pubblicato nel 1992 da Mondadori, “Una vita per il suo verso”, Oscar Mondadori 2002, “La stella promessa” nella collezione “Lo Specchio” di Mondadori. 2009, una casa che dava sulla costa di Bocale, sullo Stretto di Messina. Il mare rappresenta il nostro trait d’union, il punto di connessione con Amalfi. Sarà di sicuro un dialogo denso di spunti di riflessioni, un’occasione da non perdere”.
Quinta dimensione è un’opera antologica completa, aggiornata con la produzione più recente di Calabrò. Un autoritratto poetico da cui emerge la forte consapevolezza raggiunta con la piena maturità espressiva, capace di stabilire rapporti profondi tra testi nati in momenti diversi della sua vita.
«La vera originalità del Calabrò» ha scritto Carlo Bo nel 1992, individuando uno dei motivi centrali dell’intera sua opera «sta nell’essersi staccato dai modelli comuni per inseguire una diversa sperimentazione poetica. Ha cantato non il suo mare, ma piuttosto l’idea di un mare eterno e insondabile».