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Coronavirus: su fiere, imprese e consumi quanto sta pesando?

Quanto sta pesando sulle aziende e sui consumi il fattore-Coronavirus? Vediamo quattro diversi settori, quello delle multinazionali, quello dei consumi, quello delle PMI e infine le Fiere, in relazione ai primi anche se parziali consuntivi dell’anno. Per le multinazionali, la botta, secondo i dati che stanno arrivando nelle redazioni, sembra essere molto pesante. Thierry de la Tour d’Artaise, AD e Presidente del Groupe Seb, n.1 mondiale degli small appliance (Tefal, Krups, Calor, Moulinex, Lagostina, WMF, fatturato 7,53 miliardi di euro), ha prudentemente espresso una stima: solo nel primo trimestre dell’anno e solo per la filiale Supor, in Cina (dove conta su sette fabbriche delle quali una a Vuhan) il calo delle vendite è di 250 milioni di euro.

Un bel guaio per le multinazionali. Perché, avendo praticato in modo a volte eccessivo la delocalizzazione in Asia e in altri continenti, ora si trovano senza prodotti. E senza componentistica.Tutte forniture che il Coronavirus sta bloccando. SEB ha circa 42 siti produttivi in giro per il mondo (pochissimi in Francia e solo per i prodotti molto costosi) secondo una strategia che ha pagato ma che potrebbe rivelarsi semplicemente disastrosa per il futuro. La pandemia in Asia è infatti appena cominciata. Ed è silenziosamente in crescita per la mancanza di welfare; tamponi, cure e ricoveri sono irraggiungibili dalla stragrande maggioranza della popolazione (a prescindere dalla Cina).

Recupera il mercato dell’hi-tech

Quanto ai consumi, GFK ci ha fornito i risultati degli acquisti in Italia di elettronica di consumo e di elettrodomestici del periodo 24 febbraio-1 marzo, la seconda settimana influenzata dalla diffusione del Covid-19, che ha registrato un contenuto calo a valore del 1,9 per cento rispetto alla media delle quattro settimane precedenti. Si tratta di un risultato ben diverso del crollo della settimana precedente (17-23 febbraio) quando GFK aveva messo tutti gli operatori in allarme annunciando un -8,4 per cento. E attenzione, rispetto allo stesso periodo del 2019, le vendite sono addirittura a +8,8 per cento, in forte rialzo per tutti i settori con l’esclusione dei tablet e dei rasoi, decisamente poco influenti sul totale delle vendite. E del resto il 58 per cento dei consumatori intervistati da GFK dichiara che “le notizie che circolano sulla gravità del Coronavirus sono un po’ esagerate”. Hanno soprattutto cambiato le modalità d’acquisto, comprando di più on-line sia i prodotti di elettronica che gli alimentari.

E le PMI?

Le piccole e medie aziende stanno reagendo in modi molto diversi ma tutte consapevoli che le esportazioni del made in Italy verranno penalizzate dagli effetti del Coronavirus. Nel settore dell’arredamento si preparano a partecipare al Salone del Mobile con bilanci appesantiti dall’annullamento dei programmi per l’edizione di aprile e dalle complicatissime e costose preparazioni per la nuova data. Secondo Simest, però, e stando a quanto riporta Business Internationall’export italiano manterrà il trend crescita sia pure nettamente inferiore alle precedenti previsioni di una crescita del 2,8 per cento. Un messaggio rassicurante arriva da uno dei simboli del luxury italiano di grande successo: la Brummel che ha addirittura inviato un comunicato stampa per rassicurare clienti, fornitori e dipendenti. 

Considerando la situazione di emergenza del Coronavirus, che è motivo di preoccupazione in tutto il mondo, vorremmo informarvi che il nostro lavoro continua senza interruzioni. La nostra opinione è che i mass media, specialmente nel nostro paese, generano molti allarmi per quanto riguarda la situazione reale in Italia. Qui, nella nostra città, tutto procede come al solito, non ci sono problemi e le aziende stanno lavorando a pieno regime. Desideriamo assicurarvi che la nostra produzione e gli ordini vengono eseguiti secondo il programma pianificato senza alcun ritardo nella consegna a causa di emergenza”. 

Molte aziende del comparto arredo espongono ormai da decenni nelle principali fiere americane e in particolare avrebbero dovuto partecipare in marzo al Chicago Show che è tradizionalmente una formidabile chiave per aprire il mercato della casa nordamericano. Il danno per le spese sostenute e i mancati contatti e… contratti vanno, secondo quando hanno dichiarato alcuni espositori, da un minimo di 15mila dollari ad un massimo di 50mila. Ed essendo stata la fiera annullata, dovrebbero essere gli organizzatori a prevedere a favore degli espositori una qualche forma di risarcimento e di compensazione.

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Categories: Economia e Imprese