Lo scoppio dell’epidemia, assieme al recente peggioramento nelle condizioni finanziarie globali e all’aumento dell’incertezza, potrebbe deprimere la crescita del Pil globale nella prima parte dell’anno, “forse anche sotto lo zero nel primo trimestre”, per rallentare nell’insieme al 2,4% nel 2020 (da +2,9% nel 2019), salvo poi riprendersi a +3,3% nel 2021.
Il presupposto di queste proiezioni è che l’epidemia tocchi un picco in Cina nel primo trimestre, che ci sia una graduale ripresa dell’attività nel secondo trimestre aiutata da un significativo allentamento delle politiche nazionali e che i nuovi casi di coronavirus negli altri Paesi siano sporadici e contenuti.
Per la Cina, il Paese più colpito dal virus, la prognosi ora è di una crescita sotto il 5%, al 4,9% contro il +5,7% indicato a novembre, mentre per il 2021 si prospetta un rimbalzo a +6,4%, 0,9 punti in più rispetto alle stime dello scorso autunno.
Per l’Italia l’indicazione è di una crescita zero quest’anno (da +0,4%) – dato peggiore del G20 dopo l’Argentina (-2%) – mentre per il 2021 viene confermato +0,5%. L’Eurozona dovrà accontentarsi di un aumento del Pil dello 0,8% quest’anno (contro +1,1% a novembre) e dell’1,2% il prossimo (invariato). La Germania tirerà il freno più del previsto (+0,3% da +0,4%) e nel 2021 non andrà oltre +0,9%, come nelle stime iniziali. Rallenterà anche la Francia, restando sotto l’1% (+0,9% contro +1,2%) quest’anno, mentre nel prossimo si riprendera’ a +1,4% (da +1,2%). Il Pil giapponese è stato tagliato a +0,2% (da +0,6%) per il 2020, mentre resta a +0,7% per il 2021. Gli Usa non sfuggono al ritocco delle previsioni, con +1,9% (da +2%) quest’anno, seguito da +2,1% (+0,1 punti) il prossimo.
Tirando le somme, lo scenario migliore ipotizzato dall’Ocse vede un’epidemia contenuta nel tempo e nelle aree colpite. Se si materializzasse, invece, lo scenario peggiore, con il diffondersi nel tempo e in più regioni dell’epidemia, allora le implicazioni sono di una recessione nell’Eurozona.
A fronte dell’eccezionalità dell’evento, l’Organizzazione consiglia alla Ue anche una maggiore flessibilità sui vincoli di bilancio per i Paesi colpiti. La politica monetaria deve restare di sostegno, anche se dopo un lungo periodo di tassi bassi o negativi, l’impatto di ulteriori misure su domanda e inflazione ”può essere solo modesto”, soprattutto se in assenza di politiche di sostegno strutturale e fiscale. In generale, i tassi d’interesse eccezionalmente bassi forniscono un’opportunità alla politica di bilancio per rafforzare la domanda sul breve termine, incluso il ricorso a spesa di carattere temporaneo a favore dei settori e dei gruppi sociali piu’ colpiti.
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