Voto dell’autore:
L’emergenza Coronavirus che ha colpito il Paese non ha risparmiato nessuno, nemmeno le sale cinematografiche. La più immediata conseguenza è stata che il pubblico va al cinema meno del solito, rimane in casa e guarda di più la televisione. I dati Auditel sugli ascolti lo confermano: negli ultimi dieci giorni i telespettatori sono cresciuti oltre il 10%. Anche i distributori ne hanno preso atto e, almeno per questa settimana, non sono previste uscite di titoli particolarmente significativi.
Allora vi proponiamo Hunters, un titolo “televisivo” distribuito proprio da pochi giorni sulla piattaforma Amazon Prime Video (prima stagione composta da 10 episodi). Si tratta di un racconto per buona parte tratto da ricordi di vicende realmente accadute sia nei campi di concentramento nazisti, sia dopo la fine della guerra quando in diverse parti del mondo è avvenuta la ricerca dei criminali che sono riusciti a fuggire dalla Germania. C’è stata una vera “caccia” e il più noto cacciatore di aguzzini è stato Simon Wiesenthal che, al contrario di quanto si vede sullo schermo, ha cercato sempre le vie legali per assicurare alla giustizia gli autori delle peggiori efferatezze che siano mai state compiute nella storia dell’umanità.
Hunters inizia intorno agli anni ’70 a New York, quando un giovane ebreo viene prima aggredito in strada per la sue fede religiosa e poi, tornato a casa, assiste all’omicidio della nonna da parte di uno sconosciuto. Entra così in contatto con Meyer Offerman, interpretato da Al Pacino in grande forma, a capo di una organizzazione incaricata di scovare ed eliminare i nazisti che negli anni precedenti si erano rifugiati negli Stati Uniti. Si viene così a scoprire che, a partire dal dopoguerra, era stata creata un’organizzazione clandestina con l’obiettivo di fondare un Quarto Reich. Il racconto si svolge lungo questo filone, intervallando frammenti di storie realmente avvenute e riferite a personaggi reali e inserimenti di pura fantasia che hanno sollevato anche qualche polemica. Lo scontro è frontale e diretto: il bene contro il male assoluto, la giustizia ( non la vendetta come viene sostenuto nel racconto, riprendendo proprio un pensiero di Wiesenthal) richiesta dalle oltre 6 milioni di persone uccise dalla follia del nazifascismo.
La scrittura, ideata da David Weil, è efficace, serrata, attenta e dettagliata seppure, come abbiamo scritto, in alcune parti concede molto alla spettacolarità e agli effetti speciali (vedi la sequenza di ballo al terzo episodio). Spesso riprende un modello cinematografico molto noto: Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino del 2009 dove un gruppo di soldati americani viene paracadutato dietro le linee tedesche con il compito di organizzare un attentato contro Hitler. Infatti ci sono inserimenti in alcuni passaggi eccessivamente “fumettistici” che vorrebbero alleggerire alcune sequenze di particolare violenza e durezza.
Non c’è dubbio che si tratta di una nuovo modello di narrazione visiva. Si avverte la differenza tra il racconto televisivo e quello cinematografico, dove il primo richiede tempi e impostazioni di sceneggiatura più “contenuti” rispetto al secondo che invece può godere di un respiro più completo. La consapevolezza che si assiste ad “episodi” e che comunque al termine di ognuno ne seguirà un altro è ben diversa dall’assistere ad un film che comunque ha un suo momento di inizio e uno di fine. Altra valutazione invece si riferisce al “genere” di questo prodotto. Non si tratta solo di “storia” e tantomeno di ricostruzione visiva di fatti realmente accaduti. Non si tratta nemmeno di “fantastoria” per quanto i fondamentali della narrazione sono solidi e inconfutabili (salvo inventare situazioni, come la partita di scacchi umana, che non risultano avvenute).
Forse, proprio in questa difficoltà di catalogazione si colgono i termini del suo interesse. Il complesso, eterno e difficile intreccio tra vendetta e giustizia, pubblica o privata che siano, non sembra ancora essere risolto compiutamente nella razionalità del pensiero occidentale e non potrà essere certo un prodotto televisivo a dirimere il dibattito. Certamente sapere che tanti autori di nefandezze, di crudeltà oltre i limiti della peggiore delle fantasie, abbiano potuto godere di impunità e complicità di vario tipo e che, tuttora, qualcuno possa ancora pensare a riproporre qualcosa del genere suscita grandi problemi. Hunters ci aiuta a ricordare che, appunto, il Male Assoluto è sempre dietro l’angolo e, non fosse altro che per questo, è bene averlo sempre in mente.