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Coronavirus, le misure choc in Europa e Usa

Imagoeconomica

Il coronavirus sta sconvolgendo l’economia globale e il mondo si prepara a reagire. Mentre la Cina si appresta a ripartire, l’Occidente si scopre debole e vulnerabile come non lo era mai stato: ormai si contano sulle dita di una mano i Paesi che non hanno ancora pensato a come arginare lo shock economico che inevitabilmente travolgerà industria, commercio, consumi, risparmi, salute delle imprese e conti pubblici. In attesa di un piano europeo, per il quale ci sono grandi aspettative dopo il “whatever it takes” promesso dalla presidente Ursula Von der Leyen, i singoli Paesi stanno mettendo pesantemente mano ai loro portafogli.

Addio per un po’, dunque, a pareggio di bilancio e patto di stabilità: “Quando la casa brucia, nessuno si mette a contare quanta acqua serve per spegnere il fuoco”, ha sintetizzato il ministro dei Conti Pubblici francese, Gérald Darmanin. L’Italia si è mossa per prima con una manovra da 25 miliardi, in grado di stimolare l’economia mettendone in movimento 350. Poi è arrivata la Francia con un piano da 45 miliardi. Ecco come si stanno organizzando le principali economie europee e gli Usa.

FRANCIA

L’altra sera il presidente Emmanuel Macron è stato chiaro: “Siamo in guerra”. La manovra francese come detto è da 45 miliardi, con la priorità di tutelare i lavoratori ed evitare il fallimento delle imprese, anche le più piccole, che beneficeranno di sospensioni fiscali e contributive. In un’intervista a Les Echos il ministro Darmanin ha dato qualche dettaglio in più: il rapporto debito/Pil che supererà la soglia del 100% e il deficit/Pil che andrà a sfiorare il 4% nel 2020, rispetto ad una iniziale previsione del 2,2%. Il Pil inoltre, inizialmente previsto in crescita dell’1,3%, crollerà al -1%. Ben due miliardi di euro sono destinati a finanziare le assenze forzate per malattia, l’acquisto di mascherine e il pagamento degli straordinari per il personale sanitario.

Dei 45 miliardi totali, ben 35 riguardano il bilancio statale, nel senso che vengono sospesi 12 miliardi di tasse sulle imprese e oltre 1 miliardo di imposte sui salari. Al momento restano fuori (e dunque si continuano a pagare) l’Iva e l’equivalente francese dell’Irpef. Grande sforzo anche per alleggerire le imprese dal pagamento dei contributi: si tratta di 8,5 miliardi che erano in scadenza al 15 marzo e altri 13 miliardi in scadenza il 5 aprile. Previsto anche un fondo di solidarietà per micro imprese e partite Iva: 1 miliardo al mese, finanziato per tre quarti dallo Stato e per un quarto dalle Regioni. L’equivalente della cassa integrazione straordinaria costerà nei prossimi due mesi altri 5,5 miliardi.

STATI UNITI

Il presidente Donald Trump, dopo aver negato l’emergenza, si è scatenato: la Casa Bianca sta approntando un piano che potrebbe ammontare se necessario a 1.200 miliardi di dollari, compresa la distribuzione a pioggia di 2.000 dollari a tutti i cittadini maggiorenni, entro due settimane. L’intervento energico del tycoon ha già riscosso il plauso di Wall Street: per ora, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha stanziato una prima tranche di 250 miliardi cui potrà seguire una seconda tranche dello stesso importo a distanza di quattro settimane, se ci sarà ancora un’emergenza nazionale. “Gli americani hanno bisogno di soldi adesso, e il presidente vuole dare soldi adesso. E intendo ora, nelle prossime due settimane”, ha confermato Mnuchin.

Oltre all’helicopter money il piano prevede 300 miliardi da destinare alle piccole imprese e un corposo sostegno alle compagnie aeree, che rischiano seriamente la bancarotta (Trump ha citato espressamente Boeing, definendola “la più grande azienda del mondo prima dello scoppio dell’emergenza”, anche se in realtà i conti erano in rosso dopo 20 anni già prima del coronavirus). In supporto all’amministrazione federale si era già mossa la Federal Reserve, che ha annunciato due aste al giorno da 500 miliardi fino a venerdì e ha rispolverato uno strumento messo in campo con la crisi di Lehman Brothers: l’acquisto di “commercial paper” delle società, per finanziare direttamente le imprese e non solo le banche. Da notare anche che per ora, dal punto di vista della vita quotidiana, gli Usa non hanno ufficializzato un lockdown sul modello italo-europeo.

GERMANIA

Naviga a vista la Germania di Angela Merkel, che finora ha rimandato misure draconiane potendo contare su un sistema sanitario che mette già a disposizione 28mila posti, molti di più rispetto all’Italia. Tuttavia la Cancelliera ha già accettato l’idea che il 60-70% dei suoi cittadini possa contrarre il virus e che l’emergenza possa durare fino a due anni, per cui si parla di raddoppiare i posti letto in terapia intensiva. Il piano economico ipotizzato da Berlino prevede uno choc in grado di muovere la bellezza di “almeno” 550 miliardi di euro, dicendo così addio al tanto amato pareggio di bilancio. La cifra indicativa è stata detta dal ministro dell’Economia, Peter Altmaier, secondo il quale in realtà “non c’è un limite superiore” al credito che la KfW, la banca statale per il sostegno alle imprese (la Cdp tedesca), potrà mettere a disposizione del sistema. Al momento non ci sono altri dettagli, ma anche Berlino è pronta a tutto.

In Germania, per la prima volta la cancelliera Angela Merkel ha deciso di rivolgersi alla nazione con un discorso televisivo. Per la cancelliera la battaglia contro il coronavirus “è una sfida storica” e conterà anche “quanto ciascuno seguirà con disciplina le regole”. Le autorità sanitarie hanno spiegato che serviranno “mesi” per uscirne, ma se il piano per minimizzare i contatti fallisse, i contagi potrebbero arrivare “fino a 10 milioni”.

E ancora: “La situazione è seria e dovete prenderla sul serio. Dal tempo della Riunificazione, anzi dalla Seconda Guerra Mondiale non abbiamo mai affrontato una sfida che dipende così tanto dal nostro senso comune di solidarietà. Le prossime settimane saranno ancora più pesanti. La nostra idea di normalità, vita pubblica e sociale, tutto verrà messo alla prova come mai prima”.

SPAGNA

Il piano del governo Sanchez sarà invece in grado di immettere nel sistema 200 miliardi, pari cioè al 20% del Pil spagnolo, “più di quanto lo Stato paga ogni anni per le pensioni”, scrive El Pais. Di questi 200 miliardi, 117 miliardi saranno mossi da fondi pubblici, il resto dal mondo privato. La bozza del pacchetto mira innanzitutto “a fornire alle aziende tutta la liquidità di cui hanno bisogno”, ha detto il premier Pedro Sanchez, con una linea di garanzie fino a 100 miliardi. Nel dettaglio il decreto da 45 pagine prevede la moratoria del pagamento dei mutui sulla prima casa e sulle case dei lavoratori autonomi che si trovano in una situazione di vulnerabilità economica, oltre che per le persone colpite da Covid-19.

Il testo include un’esenzione del 100% dai contributi per le PMI che mantengono l’occupazione e del 75% per le altre società, ma queste cifre sono sempre legate al mantenimento del personale. Previsto anche il sostegno agli autonomi che subiscono il collasso del loro fatturato, ma la misura principale per i lavoratori è il diritto alla riscossione delle indennità di disoccupazione anche senza aver maturato i requisiti, oppure senza andare ad intaccare i benefici già accumulati. I lavoratori sono autorizzati ad adattare il loro orario di lavoro, o addirittura a ridurlo al 100%, quando la loro presenza è necessaria per occuparsi di parenti che, per motivi di età, malattia o disabilità, richiedono assistenza personale e diretta. L’esenzione vale anche per ognuno dei genitori con figli a carico.

“Questo virus non vincerà – ha detto il re di Spagna Felipe VI in un discorso alla nazione – Siamo più forti come società… Siamo una società in piedi di fronte a qualsiasi avversità. Dobbiamo resistere e resistere. Rispettare le raccomandazioni delle autorità sanitarie per sconfiggere il virus. Ognuno di noi è parte della soluzione a questa crisi. Ora dobbiamo mettere da parte le nostre differenze. Dobbiamo unirci attorno allo stesso obiettivo: superare questa grave situazione. E dobbiamo farlo insieme; insieme, con serenità e fiducia, ma anche con determinazione ed energia”.

REGNO UNITO

Tardivamente, ha riconosciuto la necessità di intervenire anche il Regno Unito. Per ora nessuna misura restrittiva per i cittadini, ma in compenso il primo ministro Boris Johnson ha annunciato di voler procedere più rapidamente nei prossimi giorni nelle azioni di contrasto all’epidemia di coronavirus, agendo con il governo come in tempo di guerra per sostenere l’economia. Gli ha fatto eco il ministro delle Finanze Rishi Sunak, che ha invitato le banche a concedere flessibilità nei prestiti in questa fase dell’economia colpita dagli effetti dell’epidemia. Il pacchetto che la Gran Bretagna mette in campo è di 330 miliardi di sterline: si tratta, hanno sottolineato Sunak e Johnson, di una misura senza precedenti.

Le scuole chiuderanno venerdì pomeriggio a tempo indeterminato, anche se continueranno a prendersi cura dei figli del personale medico e dei bambini a rischio. Gli esami pubblici per l’ammissione all’università sono stati cancellati. I musei e i teatri sono stati chiusi, mentre i supermercati sono stati presi d’assalto. Intanto, circa 40 stazioni della metropolitana di Londra sono state chiuse a tempo indeterminato per cercare di frenare la diffusione dei contagi.

Ultimo aggiornamento: giovedì 19 marzo, ore 8:00

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