“Dopo l’Italia, la Francia”, titola preoccupato Libération. Oggi la Francia è ufficialmente il secondo Paese europeo con più contagi e decessi da coronavirus e l’escalation delle diffusione sta prendendo una brutta piega, tanto che ormai i casi confermati sono quasi 2.000 e i decessi hanno superato ieri le 30 unità. Eppure la Francia, così come altri Paesi vicini come il Belgio (dove proprio oggi 11 marzo si è registrata la prima vittima) e la Germania, sta optando per un approccio molto più blando rispetto a quello dell’Italia. Mentre i media sono già in modalità emergenza, non sembra del tutto esserlo il Governo, che preferisce l’approccio soft: e così mentre da noi, ad esempio, il campionato di calcio sarà del tutto fermo fino al 3 aprile, Oltralpe a stento si è deciso per le porte chiuse (idem in Spagna, ma solo per 15 giorni, mentre in Champions League si giocano ancora partite a porte aperte).
Ancora più clamoroso il caso delle scuole, che in Italia sono chiuse da settimane nelle zone a rischio e lo saranno almeno fino al 3 aprile in tutto il Paese, senza nessuna eccezione. In Francia, Paese di oltre 60 milioni di abitanti che ci è confinante, si procede caso per caso: vengono chiuse, giorno per giorno, solo le scuole e gli asili dei focolai. Solo in quei territori, dove vivono poco più di 300.000 studenti sui 12 milioni totali in Francia, è stata disposta la chiusura da lunedì scorso per due settimane. Altrove, e soprattutto a Parigi, si continua ad andare in classe come se niente fosse: nella capitale ad oggi è stata chiusa solo una scuola, in seguito alla positività riscontrata in una alunna. “Non faremo in Francia ciò che è stato fatto in Italia”, ha specificato il Ministero della Salute, che pure è molto attivo su Twitter per informare la cittadinanza, anche smentendo puntualmente le fake news che girano (ieri il profilo ufficiale è stato costretto a smentire che la cocaina sia un rimedio efficace contro il virus…).
La strategia scelta dai francesi è chiara e opposta a quella italiana: non si chiudono tutte le scuole, e men che meno locali e uffici, per non fermare l’economia, e per non rischiare che i più giovani, costretti a casa e magari accuditi dai nonni in assenza dei genitori, contagino gli anziani. Altro esempio: le elezioni amministrative, che coinvolgono 36mila Comuni compresa Parigi e quindi milioni di persone a contatto alle urne e nei comizi, sono in programma domenica prossima e si terranno regolarmente. Mentre in Italia è stato rinviato il referendum di fine marzo e si parla di fare lo stesso per le amministrative di maggio, in Francia è successo solo che alcuni candidati (tra cui ad esempio la sindaca uscente di Parigi, la socialista Anne Hidalgo) hanno prudentemente annullato i loro comizi di chiusura.
In Francia, infine, è ancora aperto a pieno regime il parco di divertimenti EuroDisney, alle porte della capitale, nonostante si siano già registrati casi di coronavirus persino tra il personale. La situazione non è molto diversa nella vicina Germania, Paese da 80 milioni di abitanti dove peraltro si sta verificando una statistica curiosa: mentre in Italia l’età media dei contagiati è 60 anni, in Germania è 40. Insomma a Berlino e dintorni vengono colpiti soprattutto i più giovani, ma nonostante quello nemmeno lì le scuole sono state ufficialmente chiuse su tutto il territorio nazionale: decidono al massimo le autorità locali. Anche il calcio continua ad andare avanti come se niente fosse: ieri si è giocata Lipsia-Tottenham di Champions League con lo stadio pieno. In compenso, l’amichevole Germania-Italia in programma il 31 marzo si dovrebbe disputare a porte chiuse. E se l’Italia ha sospeso il campionato, anche nel Regno Unito salta la prima partita, Manchester-City-Arsenal, in programma stasera.
In conclusione, ha senso che nell’Unione europea, dove vige la libera circolazioni di persone e merci, ogni Paese possa assumere una linea propria e magari diversissima da quella di Paesi vicini? Su questo è intervenuta anche l’eurodeputata del Pd, Irene Tinagli, che in un’intervista alla BBC ha lanciato un appello “per un approccio uniforme a livello europeo. Sono preoccupata perché ci sono molte asimmetrie tra le modalità scelte dai vari Paesi: il coronavirus si sta espandendo molto velocemente e sono necessarie misure decise e coordinate”. Lo stesso ha chiesto il presidente transalpino Emmanuel Macron, chiedendo una regia continentale. In compenso, Spagna e Francia hanno bloccato i voli da e verso l’Italia, lo stesso ha fatto Swissair e Lufthansa ha cancellato ben 23.000 voli da qui al 24 aprile.
Nel frattempo dall’altra parte del mondo, in Paraguay, per non saper né leggere né scrivere hanno chiuso tutte le scuole del Paese dopo il primo e finora unico caso verificato. Per seguire l’evolversi della situazione in tempo reale, è utile consultare il sito worldometers.