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Corea e dazi, il disgelo piace ai mercati

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Venti di pace soffiano sui mercati. I più graditi ed inattesi arrivano dalla Corea. Donald Trump ha accettato l’invito all’incontro arrivato da Kim Jong Un. Il meeting dovrebbe tenersi a maggio. Sembra che i vertici della Corea del Nord siano disponibili a ridimensionare il loro programma sul nucleare.

Il sollievo serve ad abbassare le tensioni sul fronte dei dazi. In serata, dopo un lungo braccio di ferro con i deputati repubblicani ostili al protezionismo, il Presidente ha firmato l’atto per introdurre i tassi sull’import di acciaio (il 25%) ed alluminio (il 10%) ma ha confermato l’esenzione per Canada e Messico. Donald Trump ha aggiunto che con i paesi amici ci sarà “grande flessibilità e cooperazione”, quindi toni molto morbidi, in grado di allontanare la possibilità di una vera e propria guerra commerciale su larga scala. Ma vale il monito di Mario Draghi: “Se imponi dazi sui tuoi alleati uno si chiede quali siano i tuoi nemici”.

BCE, PIACE L’USCITA SOFT DAL QE

Atmosfera distesa sui mercati dopo che la decisione della Bce di dare il via all’addio morbido al Quantitative Easing. Ieri il direttorio della Banca centrale ha cancellato nel comunicato finale ogni riferimento a possibili incrementi del riacquisto di bond. Ma l’andamento dell’inflazione, in frenata rispetto alle previsioni precedenti, suona a garanzia che i tassi resteranno bassi a lungo nell’Eurozona.

Dopo il vertice di Francoforte l’euro si è indebolito su dollaro a 1,231 (-0,8%) e stamattina è piatto.

LA BOJ CONFERMA I TASSI SOTTO ZERO

Stamane la Bank of Japan ha confermato la politica dei tassi sotto zero. Non cambia neanche il target di inflazione per il 2019 al 2%, un obiettivo quasi irraggiungibile. Lo yen, il bene rifugio per l’Asia, si indebolisce a 106,6 da 106,2 di ieri.

Listini azionari in rialzo sulla notizia del disgelo tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti. Sale l’indice Kospi di Seoul (+1%), nonostante i cali delle società dell’industria dell’acciaio, colpiti dall’annuncio di dazi da parte della Casa Bianca. L’indice Nikkei di Tokyo si avvia a chiudere in rialzo dello 0,1%, lontano dai massimi di seduta. Le Borse della Cina salgono: l’Hang Seng di Hong Kong +0,8%. Indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen +0,3%.

A WALL STREET OGGI RIFLETTORI SULL’AUMENTO DEI SALARI

Le minori tensioni sui dazi hanno permesso a Wall Street di recuperare in serata le perdite iniziali. Il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,38%, S&P 500 +0,45%. Nasdaq +0,42%. Delusi i grandi produttori di alluminio che speravano in decisioni più severe: Century Aluminum arretra del 7,5%.

L’attenzione si sposta sul dato sui salari in arrivo oggi: il balzo della paga oraria negli Stati Uniti, registratosi in gennaio, ha contribuito ad innescare la brusca correzione di inizio febbraio.

TENARIS (+2,4%) GRAZIATA DALL’ESENZIONE DEL MESSICO SUI DAZI

L’unico settore in rosso è stata l’energia (-0,1%). Il petrolio Brent ha perso l’1,1% a 63,6 dollari il barile.

A Piazza Affari Eni +0,2%. Tenaris+2,4% “graziata” dalla decisione di Trump di esentare Canada e Messico dalle misure protezionistiche della Casa Bianca. La società sta realizzando un grande impianto produttivo in Texas e le materie prime dovrebbero arrivare dal Messico.

LA BCE DÀ LA SPINTA ALLE BORSE: MILANO +1,15%

L’orientamento emerso dalla riunione di Francoforte, favorevole ad un’uscita molto graduale dall’attuale politica monetaria espansiva, è stato gradito dal mercato. A Milano l’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta con un rialzo dell’1,15% a 22.731 punti, seconda tra i listini europei (tutti in crescita dallo 0,5% circa in su) solo a Parigi (+1,28%). Più arretrate Francoforte (+0,9%), Londra (+0,63%) e Madrid (+0,49%).

Dalla riunione della Bce sono giunte le nuove previsioni trimestrali a cura dello staff sostanzialmente in linea con quelle dello scorso dicembre ad eccezione delle stime di crescita per il 2018 (passate a 2,4% dal precedente 2,3%) e di quelle per l’inflazione del prossimo anno, scese a 1,4% da 1,5% di dicembre.

A proposito dell’inflazione, Draghi ha detto che quella di fondo resta debole aggiungendo che l’economia della zona euro ha ancora un ampio grado di accomodamento monetario.

LO SPREAD SCENDE A 126 PUNTI. IN ARRIVO 8,75 MILIARDI DI BTP

A fine seduta il tasso del decennale italiano scambiava ieri sotto il 2%, a 1,980%, da 2,044% del finale di seduta di mercoledì mentre lo spread con l’analoga scadenza del Bund si è attestato a 126,10 punti base (-3,37%).

A mercati chiusi il Tesoro ha reso noti i termini delle aste a medio-lungo termine in agenda martedì 13 marzo. Saranno offerti tra 7,25 e 8,75 miliardi di euro in Btp con diverse scadenze: a 3 e 15 anni oltre al nuovo Btp a 7 anni (maggio 2025) e all’off-the-run a 30 anni.

VOLA MEDIASET. OGGI L’INCONTRO TRA GENISH E IL FONDO ELLIOTT

A dare la carica a Piazza Affari sono stati gli sviluppi delle partite su Mediaset e Telecom Italia, più che mai intrecciate tra loro.

Mediaset ha messo a segno un rialzo del 9,23%, a 3,338 euro, sull’onda delle parole del presidente di Tim, Arnaud de Puyfontaine, per cui una fusione tra le due società avrebbe “molto senso”.

A render più concreta quest’ipotesi è, per paradosso, l’avanzata del fondo activist Elliott sul fronte di Telecom Italia (+4,63% a 0,827 euro), massimo da settembre.

Oggi, come rivelato dallo stesso ad Amos Genish, ci sarà un incontro a Londra tra il management e i rappresentanti del fondo a margine del road show per presentare il nuovo business plan del gruppo.

Intanto la società di Paul Singer avrebbe già accumulato, tramite opzioni e derivati, una partecipazione superiore al 10% con l’obiettivo di aggregare gli investitori già presenti nel capitale per fare di Tim una vera e propria public company con un management indipendente.

Uno dei punti fondamentali di Elliott riguarderebbe la rete e Sparkle. Mentre la proposta di Tim si limita per ora a creare una società della rete controllata al 100% da Tim, il modello di scorporo a cui si ispira Elliott è molto più radicale e comporterebbe, attraverso la quotazione dell’asset e di Telecom Sparkle, l’uscita totale dal capitale e l’ingresso di un socio pubblico di riferimento.

PROVE DI ACCORDO IN ABERTIS. ATLANTIA PRENDE IL VOLO

Un’altra partita è entrata, dopo una lunga fase di stallo, in una fase decisiva. Atlantia ha messo a segno un rialzo del 5% dopo la conferma dei colloqui con Acs per la spartizione degli asset di Abertis (-3,97%). L’obiettivo della trattativa, rivelata dal quotidiano El Expansion, è di evitare una costosa guerra a suon di rilanci.

Nella galassia Benetton da segnalare anche il balzo in avanti di Autogrill (+3,2%) dopo conti in linea con le attese e le indicazioni di piano sul 2018.

ALIERTA LASCIA MEDIOBANCA. CREDEM PUNTA BANCO DESIO

I bancari si sono mossi in sintonia con il resto del comparto europeo, in salita dello 0,6%. In evidenza Banco Bpm (+1,95%) e Bper (+1,64%), premiati da Goldman Sachs. Mediobanca +0,41%. Ieri sera Cesar Alierta, ex ad di Telefonica, si è dimesso dal Cda in cui sedeva in qualità di indipendente.

Da segnalare il balco di Banco di Desio (+6,64%) dopo le dichiarazioni del direttore generale di Credem (+1,79%) sull’interesse per l’istituto brianzolo che, però, smentisce l’esistenza di un dossier sulla materia.

Continua nel gestito il rally di Poste Italiane (+2,5%) ai massimi storici. Equita Sim ha confermato la raccomandazione hold e il prezzo obiettivo a 8,1 euro.

PERFORMANCE RECORD PER STM, DIASORIN. ERG AI MASSIMI DAL 2008

Nel resto del listino da segnalare la performance positiva di Stm (+4,65%), al top del settore (+1,8%) e di Diasorin (+4,18%) dopo l’annuncio della distribuzione di un dividendo straordinario.

La prospettiva di una guerra dei dazi fra Stati Uniti e resto del mondo ha appesantito gli industriali, a partire dal gruppo Agnelli. Negative Ferrari (-0,6%), piatta Fiat Chrysler. Sale solo Cnh (+0,8%).

I risultati hanno premiato Brunello Cucinelli (+4,55%). Debole Ferragamo (-0,92%). Il presidente Ferruccio Ferragamo ha dichiarato che il nuovo ad non sarà un membro della famiglia o un manager interno.

Balzo di Erg (+6,29%) che, dopo la cedola straordinaria, ha toccato il massimo da 10 anni.

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Categories: Finanza e Mercati