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Cop29: chiusa a Baku la Conferenza sul clima. Polemiche sui pochi fondi ai Paesi in via di sviluppo

Imagoeconomica

Wopke Hoekstra, commissario europeo per l’azione per il clima, si è detto soddisfatto di come è finita la Cop29 a Baku. La soddisfazione riguarda l’accordo raggiunto in extremis sul versamento di 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, a favore dei paesi in via di sviluppo per migliorare le loro economie. Il giudizio dell’Ue ha un rilievo importante per la quantità di interessi che l’Europa ha verso quei paesi, per le importazioni di gas e petrolio, per le terre rare, per l’agricoltura, per le relazioni politiche nell’area mediterranea. Ma Cop 29 è stata una Conferenza molto sofferta con le delegazioni a limare i documenti fino alla fine, a rischio fallimento. Il presidente dell’assise Mukhtar Babayev ha esorcizzato il flop dietro l’aumento degli aiuti economici che si snoderanno per i prossimi nove anni. Un tempo non breve, su cui pesa la velocità dei cambiamenti tecnologici, un grande flusso di denaro e le contraddizioni della politica. A partire da quelle del secondo Paese al mondo per emissioni di CO2, che tra sei settimane sarà guidato da un Presidente che nega ogni cambiamento del clima.

Delusione in Africa

I soldi sono stati ancora una volta l’essenza della Cop organizzata dalle Nazioni Unite. L’amarezza più importante per chi immaginava una svolta è stata la severa riduzione degli aiuti auspicati, passati da 1300 miliardi di dollari ai 300 finali. C’è chi ha fatto buon viso a cattivo gioco, ma che i Paesi non sviluppati facciano a meno di carbone, petrolio e gas nelle loro economie in meno di dieci anni, è teoria pura. Del resto tutto si è svolto nella capitale di un Paese tra i principali esportatori di gas. Sulle due settimane di discussioni a Baku, la vittoria di Donald Trump nelle elezioni americane ha avuto il suo peso occulto, così come la “distanza” politica della Cina dagli obiettivi per il clima. Perché tutto questo abbia un senso, bisognerebbe capire chi è ancora convinto del contenimento della temperatura del pianeta. Per molte élite politiche le scienze ambientali e meteorologiche vanno messe in frigorifero e a Baku ci si è accapigliati praticamente su tutto. Spettacolo deprimente, rispetto alla sintesi tecnologica e scientifica da trovare per tracciare un quadro soddisfacente per avere una transizione equa. 

I prossimi passi dell’Onu

Alla Conferenza “per quanto riguarda il bilancio globale a 1,5 gradi, è deludente ” ha detto il ministro dell’energia del Regno, Unito Ed Miliband. Alla fine i Paesi ricchi sono tornati a casa portandosi dietro l’accusa – non affatto nuova – di aver condizionato la Cop con i loro interessi. La finanza e le banche sono rimaste a guardare, nonostante i continui appelli da parte delle organizzazioni internazionali ad alzare i finanziamenti per la green economy. Cosa faranno ora le Nazioni Unite? Cosa risponderanno a chi come Mohamed Adow, direttore del centro studi Power Shift Africa, ha detto che il summit “ è stato un disastro per il mondo in via di sviluppo. Un fallimento per la popolazione e per il pianeta da parte dei paesi ricchi che sostengono di prendere sul serio il cambiamento climatico”. E quanti, chiediamo, dei 300 miliardi di dollari arriveranno da economie spinte da carbone, petrolio e gas? Il mondo è davvero molto complicato.

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