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Cop 27, raggiunto accordo sul clima: nasce fondo per danni nei Paesi più vulnerabili ma manca lo stop ai combustibili fossili

Pixabay

Alla fine, arriva l’accordo sul clima. Alla Cop27, la presidenza egiziana aveva presentato una bozza sui “Loss and Damage” – un fondo per ristorare perdite e danni nei Paesi più vulnerabili agli eventi meteorologici estremi – ma che snobbava la proposta europea. L’Unione però ha deciso di imputare i piedi, fino a minacciare l’abbandono dei negoziati, e alla fine l’ha spuntata. Così alla fine la Cina e il G77 hanno accettato la menzione dei più vulnerabili fra i destinatari degli aiuti (e non di tutti i Paesi in via di sviluppo, tra i quali spiccano anche Cina e India) e di allargare la platea dei donatori (in modo da poter inserire anche Cina e altri emergenti fra coloro che versano al fondo).

Dopo più di due settimane, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima si è conclusa con oltre un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, diventando una delle Cop più lunghe della storia e tra le più deludenti per l’Ue. Vediamo perché.

“Loss and Damage”, cos’è?

Letteralmente, “Perdite e Danni”, e si intendono quelli provocati dalle catastrofi dovute al riscaldamento globale di origine umana. Insomma, chi rompe paga. È quanto chiedono i paesi che si ritrovano a scontare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, quando invece hanno minori responsabilità sul fronte emissioni. E su questo assunto si basa il nuovo fondo: i paesi ricchi e industrializzati sono responsabili della maggior parte delle emissioni e per questo devono assumersi la responsabilità economica dei danni che stanno causando.

Non si tratta di un concetto nuovo, anzi circola almeno da 30 anni sui tavoli delle Nazioni Unite. Il problema? Non si tratta solo di una questione economica, ma anche legale. A preoccupare le nazioni responsabili è accettare un fondo internazionale che possa corrispondere ad una ammissione di colpa e quindi aprire la strada a futuri contenziosi legali internazionali che, a loro volta, vorrebbero dire altre spese.

Documento finale Cop27

Il documento finale approvato alla Cop27 di Sharm el-Sheikh salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali, il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow lo scorso anno. In pole la transizione alle fonti rinnovabili e l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Ma il documento chiede la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, ma non l’eliminazione. Assenti anche le nuove ambizioni per la riduzione dei gas serra: non viene proprio menzionato l’uso dei combustibili fossili, come invece avevano chiesto diversi paesi. La Cop27 riconosce che per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali, però, il taglio di emissioni sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Per questi gli stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione sono invitati a farlo entro e non oltre il 2023.

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