Una COP27 con uno spirito diverso. Prende il via oggi a Sharm El Sheikh, in Egitto, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La questione dei danni e delle perdite di vite umane provocati dai mutamenti del clima per l’Onu stavolta è il punto centrale su cui confrontarsi. Qualcosa di diverso dalle ultime Conferenze dove i passi avanti dei governi per salvare il pianeta sono stati davvero piccoli. “Il nostro pianeta è sulla buona strada per raggiungere punti di svolta che renderanno il caos climatico irreversibile” ha detto con ottimismo il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. La volontà con cui Guterres aprirà i lavori è che è tempo di un patto storico tra economie sviluppate ed economie emergenti. Dove le prime devono mantenere l’impegno preso a Parigi nel 2015 per ridurre le emissioni di 1,5 gradi. Un impegno molto teorico visto come sono andate le cose all’ultima COP26 di Glasgow. Di 193 Paesi che si erano impegnati a ridurre le emissioni di CO2 solo 26 hanno adottato provvedimenti efficaci. Dopo un anno difficilissimo sullo scacchiere mondiale, addirittura con minacce di attacchi nucleari, c’è bisogno di uno sforzo più vigoroso da parte di tutti. Purtroppo la bilancia climatica pende ancora troppo dalla parte dei Paesi inquinatori.
LA COP27 tra aspettative e impegni pregressi
A Glasgow si era detto che i Paesi più ricchi responsabili delle emissioni climalteranti avrebbero stanziato risorse economiche “vere” per la ricostruzione e gli aiuti ai Paesi colpiti da catastrofi, alluvioni, inondazioni.Tutte cose che il 2022 non si è fatto mancare. Ma davvero a Sharm El Sheikh si manifesterà uno spirito diverso per salvare il pianeta ? Resta completamente aperta, per esempio, la questione dei 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi ricchi devono versare ai più poveri. Sotto questo aspetto sembra che i governi occidentali siano ancora fermi alle posizioni dell’America first di Donald Trump, il leader che non ha mai creduto alla lotta ai cambiamenti climatici. Cio’ nonostante nei giorni di pre-COP27 abbiamo ascoltato una serie di dichiarazioni (spesso contrastanti tra loro) sull’esito del summit egiziano. I tempi sono cambiati, le emergenze diventano sempre più evidenti e prendere altro tempo per cambiare politiche e strategie non serve a nessuno. “Tutti devono essere all’altezza del momento e devono abbandonare l’approccio da nemici e da vincitore che piglia tutto” ha detto Wael Aboulmagdè rappresentante speciale egiziano alla Conferenza.
L’Italia annuncerà un fondo speciale di aiuti per il clima
Il 7 e 8 novembre ci sarà il vertice dei capi di Stato e di governo con oltre 100 leader in sala. Per l’Italia sarà presente Giorgia Meloni che annuncerà la creazione di un fondo per il clima da 840 milioni di euro l’anno per cinque anni. D’altronde l’anno scorso a Milano Mario Draghi e Sergio Mattarella avevano spianato la strada ad un maggiore impegno italiano sull’Agenda Onu 2030. Ora in Egitto sui presenti pesa la responsabilità di investire sul futuro dell’energia, sulla sicurezza idrica, sulla protezione delle persone e dei territori, sugli aiuti umanitari alle comunità vulnerabili. Per la prima volta sta venendo fuori realmente l’ambizione sulla mitigazione del cambiamento climatico. Per farlo i governi dovranno aumentare i loro impegni per la decarbonizzazione in primo luogo. Il processo va avanti con tanti stop & go e la guerra in Ucraina non ha fatto altro che aggravare il contesto rendendo ancora più urgente la trasformazione del sistema energetico globale. Dopo le giornate in plenaria la COP27 andrà avanti fino al 18 novembre con tavoli di approfondimento su finanza internazionale, scienza e giovani, adattamento dell’agricoltura, acqua, società civile ed energia, biodiversità. Il 18 sarà reso noto anche il documento finale con progetti ed indicazioni per la COP28 di novembre 2023 a Dubai. Speriamo non contenga troppe delusioni.