Partirà oggi, nella serata italiana, la convention del Partito Democratico statunitense. Un appuntamento attesissimo il cui risultato è però già scontato, vale a dire la nomination ufficiale di Kamala Harris a candidata democratica nella corsa alla Casa Bianca. Sarà lei (a tentare) di fermare l’ascesa di Donald Trump che fino a poche settimane fa veniva ormai dato come vincitore sicuro. Nel frattempo però il quadro è cambiato radicalmente, prima con l’attentato all’ex tycoon in Pennsylvania, poi con il passo indietro di Joe Biden a favore di Harris che, attualmente, ha recuperato il terreno perso dai democratici nei mesi scorsi, superando Trump in alcuni Stati e tallonandolo in altri.
Il programma della convention democratica
La convention del partito democratico si aprirà oggi allo allo United Center di Chicago, in Illinois, e si concluderà giovedì 22 agosto, giorno in cui avverrà la conferma, ormai del tutto simbolica, delle candidature di Kamala Harris al ruolo di presidente e di Tim Walz al ruolo di vicepresidente nelle elezioni del prossimo 5 novembre. Lo slogan della convention è “For the people, for our future” (per le persone, per il nostro futuro).
Ad aprire le danze sarà il presidente in carica Joe Biden che nel corso del suo discorso passerà ufficialmente il testimone a Harris. Dopo di lui saliranno sul palco anche la first lady Jill Biden e l’ex segretaria di Stato Hillary Clinton.
Martedì si terrà un appello con il quale i rappresentanti di tutti i 50 stati Usa formalizzeranno il sostegno dei loro delegati per Harris e Walz. Si tratta di una procedura rodata, ma in questo caso del tutto simbolica, dato che l’accoppiata Harris-Walz ha già ricevuto il via libera formale dei delegati con una votazione che si è tenuta a inizio mese.
Nel corso della convention parleranno anche molti pezzi da novanta del partito democratico, tra i quali due ex presidenti. Domani infatti è previsto l’intervento di Barack Obama, preceduto da quello della moglie Michelle e del marito di Kamala Harris Doug Emhoff.
Mercoledì sarà il turno del candidato alla vicepresidenza e attuale governatore del Minnesota Tim Walz, ma prima di lui toccherà all’ex presidente Bill Clinton, all’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e al ministro dei Trasporti Pete Buttigieg. Nella serata finale di giovedì sul palco salirà la stessa Harris che terrà un discorso con il quale accetterà ufficialmente la nomination alla Casa Bianca.
Le proteste a Chicago
Ma non è tutto rose e fiori e ad offuscare le luci democratiche potrebbero essere le proteste. Nonostante i sondaggi positivi e l’entusiasmo galoppante, le divisioni all’interno del Partito Democratico permangono e nel corso dell’evento sono previste a Chicago estese manifestazioni soprattutto contro il sostegno fornito da Biden a Israele.
Le proteste sono organizzate dalla Coalition to March on the DNC (Coalizione per marciare sulla Convention Nazionale Democratica) che riunisce diversi gruppi di attivisti. Ai gruppi pro Palestina si affiancheranno infatti quelli pro aborto, per il cambiamento climatico e per i diritti della comunità LGBTQ+. Prevista la partecipazione di migliaia di persone.
Cosa dicono gli ultimi sondaggi
Gli ultimi sondaggi effettuati da Abc e Cbs danno Kamala Harris in vantaggio, rispettivamente, di due e di tre punti, su Trump che fatica a riorganizzare la propria campagna elettorale dopo il dietrofront di Biden. In Stati in bilico come Nevada, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, dove l’ex tycoon era in ampio vantaggio prima della discesa in campo della vicepresidente, quest’ultima è ora avanti di circa 1-2,5 punti percentuali, mentre in altri territori come Georgia, North Carolina e Arizona Trump è in vantaggio, ma lo scarto tra i due candidati si sta riducendo sempre di più.
A indebolire la posizione di Harris potrebbe però essere l’economia, tema centrale nella campagna elettorale a stelle e strisce. Secondo la Abc, su questo argomento, Trump supera Harris di nove punti. In questo contesto bisogna però fare un distinguo importante: il 72% degli intervistati sostiene che l’economia statunitense “non va bene”, ma il 60% pensa che non sia colpa di Harris, dato che la vicepresidente ha una influenza limitata sulle politiche economiche di Biden.