In occasione dei 10 anni dalla nascita della Fondazione e dei 150 anni di Italcementi, l’annuale convegno organizzato dal gruppo Pesenti si è interrogato sulle varie forme di capitalismo e di impresa che hanno consentito lo sviluppo delle diverse economie mondiali. In particolare il focus si è concentrato sulla questione se il capitalismo familiare può essere ancora, in questo scorcio di nuovo millennio investito dai venti della peggiore crisi del dopoguerra, un modello vincente per i settori tradizionali, per le nuove start-up o per i differenti ambiti di business. E da Bergamo la risposta è stata netta e positiva. In particolare Carlo Pesenti, dal suo osservatorio privilegiato di consigliere delegato di Italcementi, un gruppo leader nel cemento arrivato alla quinta generazione di famiglia, non ha dubbi: “Le aziende familiari hanno resistito meglio alla crisi, grazie alla prudenza e alla cautela, obiettivi di lungo termine, ma soprattutto grazie alla capacità di adattarsi e di interpretare meglio il presente e il futuro”. E le sue parole hanno trovato conferma nei dati illustratri nel suo intervento da Guido Corbetta, professore ordinario di Strategia aziendale e titolare della cattedra Aidaf-Alberto Falck di strategia delle aziende familiari all’Università Bocconi: “Considerando anche le imprese più piccole il capitalismo familiare è la forma di controllo più diffusa. I dati di Paesi quali gli Stati Uniti, la Cina, la Germania, la Francia, l’India, il Brasile e, da ultimo, l’Italia confermano questa evidenza. E, stando al Global Family Owned Businesses Index calcolato da Credit Suisse First Boston, i valori dei titoli delle imprese familiari sono cresciuti dopo la crisi del 2009 molto più dei titoli del Msci Index. E anche in Italia, secondo l’Osservatorio Aub, l’occupazione delle imprese familiari è cresciuta dal 2007 al 2012, con in media risultati reddituali migliori rispetto alla redditività dei settori di appartenenza”.
Pesenti ha poi evidenziato il forte valore del ponte fra radici storiche e capacità di innovare. «Il 150esimo anniversario deve e può essere l’occasione per rafforzare ulteriormente la visione e la strategia che ci siamo impegnati a declinare in termini: l’innovazione è ormai la “cifra” del nostro gruppo: innovazione industriale, ma soprattutto innovazione culturale dell’impresa, come innovazione dei modelli di riferimento – saldi nell’ereditare il patrimonio di una lunga storia – ma capaci di evolvere e anticipare il cambiamento. Un tema che Italcementi condivide con il vasto panorama dell’imprenditorialità italiana. “Il mio impegno nell’ultimo anno e mezzo nella Commissione per la Riforma di Confindustria – ha conluso Carlo Pesenti – mi ha offerto l’opportunità di entrare in contatto diretto con tantissimi imprenditori italiani, raccogliendo anche tra loro l’esigenza di concentrare tutte le energie per essere efficaci, ma anche il bisogno di crescere e rafforzarsi consolidando i valori condivisi, recuperando gli interessi comuni, contribuendo alla crescita non solo economica ma culturale e sociale del Paese, dove l’impresa deve essere vista dalla società come un grande alleato e non un’antagonista”.