X

Contratto di governo, si scrive “pace fiscale” ma si legge condono

FIRSTonline

Tra le tante amenità contenute nel contratto della maggioranza giallo-verde (in realtà la Lega in regime salviniano ha adottato il colore blu per il proprio simbolo) ve ne è una virgolettata come “pace fiscale”. Leggiamo parola per parola il testo: «È opportuno – sta scritto – instaurare una “pace fiscale” con i contribuenti per rimuovere lo squilibrio economico delle obbligazioni assunte e favorire l’estinzione del debito mediante un saldo e stralcio dell’importo dovuto, in tutte quelle situazioni eccezionali e involontarie di dimostrata difficoltà economica. Esclusa ogni finalità condonistica, la misura può diventare un efficace aiuto ai cittadini in difficoltà ed il primo passo verso una “riscossione amica” dei contribuenti».

Peraltro, nel commentare la misura nei dibattiti televisivi, gli esperti del Carroccio attribuiscono a questa misura entrate per 35 miliardi a parziale copertura dei 50 miliardi necessari al varo della flat tax. Non è mia intenzione demonizzare la scelta di cominciare con un condono, pur facendo notare le critiche da sempre riservate – con particolare foga da parte dei pentastellati – nei confronti di provvedimenti (si veda da ultimo la cosiddetta rottamazione delle cartelle) che avessero le sembianze, anche alla lontana, di un condono.

Mi limito ad affidarmi al fact checking dell’autorevole La Voce-Info, che in proposito ha scritto: «Secondo la Lega, proporre a chi ha un debito con il Fisco uno sconto fiscale dal 75 al 94 per cento non è un condono fiscale. A rigor di logica, e di definizione, lo è eccome».

La questione più discutibile è che si tratta di un condono ad personam, di dubbia legittimità costituzionale. Ad avvalersene sarebbero quei contribuenti che versino in “situazioni eccezionali ed involontarie di dimostrata difficoltà economica”. Che cosa significhi tutto ciò non è facilmente comprensibile, anche se gli sherpa leghisti hanno fornito qualche delucidazione: “involontaria” starebbe a richiedere che il contribuente abbia presentato puntualmente la denuncia dei redditi (che non sia quindi un evasore) ma che non si trovi nelle condizioni materiali, a causa “di dimostrata difficoltà economica”, di pagare il dovuto all’erario.

Tra le righe si legge che “l’efficace aiuto” dovrebbe essere riservato ai semplici cittadini titolari di modeste attività economiche, anche se verrebbe da chiedersi se non possa capitare che anche una grande impresa rischi anch’essa di trovarsi in difficoltà con il fisco.

Ma tiriamo avanti, ponendo qualche domanda: quali sarebbero le “difficoltà economiche” meritevoli di tutela; magari anche un investimento sbagliato oppure una vicenda giudiziaria molto onerosa? E come si dimostrerebbe tale difficoltà? Ci saranno delle Commissioni che giudicano caso per caso in modo inappellabile o sarà consentito il ricorso per via amministrativa o addirittura al giudice ordinario?

Se questi candidati al premio Nobel per l’economia pensano di riscuotere tanti miliardi vuol dire che il condono riguarderà milioni di contribuenti. Si è detto che si guarderà alla composizione della famiglia, come se ad un nucleo numeroso fosse consentito di non pagare le tasse nonostante le agevolazioni fiscali di cui gode.

Poi non dimentichiamo che questo provvedimento verrebbe dopo la conclusione dell’operazione “rottamazione delle cartelle” a cui hanno aderito oltre due milioni di contribuenti, le cui domande sono ora sotto esame. In sostanza, pioverebbe sul bagnato.

In grande si ripeterebbe la pantomina dei risparmiatori-investitori della Banca Etruria e degli altri istituti di credito falliti. Secondo un dibattito durato mesi in occasione del quale i talk show hanno dato il peggio del peggio, quelle persone avrebbero meritato un risarcimento da parte dello Stato… per la loro dabbenaggine. Anche in quel caso si era messa al lavoro una Commissione, presieduta da Raffaele Cantone, il nuovo Eroe dei Due Mondi, con il compito di valutare i casi a cui erogare un parziale rimborso. Non se ne è saputo più nulla. Ma se non si riesce a gestire un’operazione da 300 milioni (quanti erano stanziati in quella circostanza) chi sarà quel genio fenomenale in grado di giostrarsi in mezzo a (solo presunti) 35 miliardi nell’ammontare complessivo di 50 miliardi, anch’essi soltanto presunti?

Related Post
Categories: Tasse