La ripresa economica ed occupazionale del Paese è ancora molto fragile, il mercato del lavoro, nonostante i passi avanti compiuti con il Jobs Act ,presenta ancora alcune difficoltà specifiche relative in particolare all’ingresso dei giovani e all’uscita dei più anziani in seguito alle nuove regole stabilite dalla Riforma Fornero. In questo contesto assume un rilievo particolare il futuro del sistema bancario italiano, attualmente impegnato in un processo di profonda ristrutturazione che nel corso degli anni ha mutato radicalmente le prospettive economiche e lavorative dell’intero comparto. L’Italia in generale e le banche in particolare stanno affrontando una vera e propria rivoluzione all’interno della quale il legame tra lavoro e contrattazione diventa fondamentale per fronteggiare il cambiamento con risposte adeguate.
Questi i temi fondamentali trattati nel corso della tavola rotonda tenutasi l’11 maggio presso la sede centrale dell’Abi nell’ambito del Forum HR 2016 su “Banche e Risorse Umane”. All’evento sono intervenuti i Presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, il Presidente del Comitato per gli Affari Sindacali e del Lavoro di ABI e Chief operating officer di Intesa Sanpaolo, Eliano Lodesani e il segretario Generale di First-Cisl, Giulio Romani.
Al centro del dibattito non solo il contratto dei bancari approvato nel 2015, ma anche ciò che succederà alla scadenza di quello che è stato definito come un “contratto di transizione” in vista delle sfide che attendono gli istituti di credito italiani, tra le quali la forte rilevanza delle nuove tecnologie e il bisogno di rispondere alle richieste di formazione e di reindirizzamento del personale over 50.
L’anno scorso, dopo mesi di scontri e trattative, Abi e sindacati dei dipendenti del Credito hanno firmato il rinnovo contrattuale del settore, che scadrà il 31 dicembre del 2018, contenente per i lavoratori una conquista importante: un aumento salariale di 85 euro in quattro anni. Parallelamente gli scatti di anzianità sono rimasti invariati, mentre il Tfr è stato ricalcolato in modo da risultare meno oneroso rispetto al passato. Poche settimane fa, un’altra buona notizia. Nel decreto banche approvato dal Consiglio dei Ministri il 29 aprile 2016 è stato inserito “lo scivolo” attraverso cui verranno agevolate le uscite dei bancari. La finestra durante la quale i lavoratori in esubero che decidono di lasciare volontariamente il lavoro in anticipo potranno beneficiare dell’ammortizzatore sociale di settore salirà da cinque a sette anni. Lo scopo della misura è quello di accompagnare un processo di ristrutturazione a causa del quale, secondo i sindacati, nei prossimi 20anni scompariranno circa 70mila posti di lavoro (sono previsti fino a 23mila esuberi entro il 2018), una cifra enorme che si aggiunge ai 48mila esuberi verificatisi dal 2000 al 2015.
In base a quanto appena detto, appare chiaro come la contrattazione assuma un ruolo fondamentale in un momento in cui l’intero settore bancario si avvia verso nuovi modelli lavorativi radicalmente diversi rispetto al passato. Il contratto attualmente in vigore rappresenta dunque un mix tra vecchio e nuovo, ma in vista del 2018 è importante presentarsi preparati all’appuntamento.
Cesare Damiano ha sottolineato il bisogno bisogno di “collegare la nozione di modello contrattuale con il contesto socio-economico in corso”. Secondo il Presidente della Commissione Lavoro della Camera per il futuro “occorre mantenere un modello in cui contratto nazionale e contratto decentrato camminino di pari passo”. “Il primo – ha continuato Damiano – “deve svolgere una funzione di cornice attorno ad un modello aziendale che svolge gran parte dei compiti”. Fondamentale sarà il ruolo dei sindacati che, per il Deputato, dovranno attrezzarsi ad affrontare la rivoluzione rappresentata dal digitale. La tecnologia potrebbe infatti cambiare “la stessa nozione di lavoro per gran parte degli impieghi”.
Parlando dei bancari, Damiano ha lodato il meccanismo attraverso il quale il settore ha promosso l’assunzione dei giovani mediante un principio di solidarietà di categoria.
L’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha evidenziato le difficoltà vissute dalle banche in questo particolare momento storico. “È in discussione il modo di fare banca e di fare credito”. Il contratto nazionale, secondo il Presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama, deve dunque diventare “un ombrello protettivo per ciò che tutti i lavoratori hanno in comune”. Prima del salario, occorre pensare alle “protezioni sociali che riguardano gli ammortizzatori sociali, il secondo pilastro di welfare tra previdenza, sanità e assistenza, il diritto alla formazione”. “Abbiamo bisogno di contratti adattivi – ha proseguito il Senatore di NCD – fatti di prestazioni sociali che abbiamo strutturalmente detassato”.
Per Segretario Generale di First-Cisl, Giulio Romani “Sarebbe opportuno iniziare a pensare alla riconversione professionale dei lavoratori cinquantenni, sostenendone la conseguente riconversione territoriale, piuttosto che unicamente alla loro “rottamazione”. Il sindacato deve farsi parte attiva in un tale processo, sostenendo la formazione e quant’altro ritenuto utile, per il rilancio delle aziende e la valorizzazione del lavoro”. Questo anche in funzione della rivoluzione tecnologica in atto, che sta trasformando profondamente il contesto produttivo.
“Al Governo dobbiamo chiedere – ha concluso Romani – politiche fiscali che non penalizzino il credito, che avvantaggino gli investimenti in economia reale a discapito della finanza. Dobbiamo chiedere di decidere insieme politiche di sostegno, affinché il settore possa tornare a essere davvero al servizio del Paese. È necessaria una strategia condivisa”.
Emilio Lodesani sottolinea invece l’importanza degli accordi raggiunti che “hanno posto il sistema bancario in vantaggio rispetto agli altri settori. Ora dobbiamo sederci e parlare, cercare di capire dove andiamo e cosa ci serve”. “Dobbiamo investire sul nostro modello aziendale – ha continuato il Presidente del Comitato per gli Affari Sindacali e del Lavoro di Abi – La sfida adesso è per il 2018. È evidente che ci sono dei temi da inserire nel futuro contratto che ci permettano di avere un’equilibrata flessibilità negoziata cui adeguarsi”.
Poi una battuta sul fondo Atlante: “Il Fondo Atlante è una cosa seria, per il Paese” osserva Lodesani “non ho mai visto nessun governo italiano fare un fondo per salvare un calzaturificio a riprova che la nostra industria e’ determinante per l’economia.”
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