Ci sono volute sei ore ma alla fine la fumata bianca è arrivata. Confindustria e sindacati hanno raggiunto nella serata di ieri un accordo unitario su contratti e sindacati, a cui per la prima volta dopo 4 anni ha aderito anche la Cgil.
Questo il passaggio cruciale dell’intesa: se un accordo aziendale viene approvato dalla maggioranza delle Rsu (le rappresentanze sindacali unitarie) o delle Rsa (le rappresentanze sindacali aziendali), le norme diventano efficaci per tutto il personale “in forza dell’azienda” e vincolano tutte le organizzazioni sindacali che hanno firmato l’intesa stessa.
Finisce così, dopo 17 mesi – come ha sottolineato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia – il tempo delle divisioni sindacali e nella Cgil si rafforza la leadership del segretario generale Susanna Camusso. L’accordo però – a causa delle resistenze della Cgil – non ha valore retroattivo sui criteri previsti in materia di rappresentanza ed esigibilità delle intese aziendali.
Un punto che si sarebbe potuto applicare alle intese Fiat di Pomigliano e di Mirafiori, che sono già state firmate nei mesi scorsi dopo furiose polemiche con l’ala radicale della Cgil, rappresentata dalla Fiom. In proposito la Marcegaglia ha affermato che “parleremo con la Fiat” e che con questo accordo” si va nella logica di rendere più esigibili e certi i contratti aziendali”.
Non c’è dubbio, tuttavia, che questo sia un punto debole dell’intesa e che la risposta del Lingotto sia tutta da vedere. La svolta apre comunque una fase nuova anche in casa sindacale e soprattutto nella Cgil perchè la Fiom dovrà adeguarsi, salvo rischiare il commissariamento. Il protocollo stabilisce anche il principio di tregua per evitare violazioni e scioperi, senza efficacia retroattiva.
Sulla manovra, che è salita da 43 a 47 miliardi, ma di cui solo 1,8 quest’anno, la linea Tremonti ha tenuto anche grazie alla disponibilità del ministro al dialogo. Domani il Consiglio dei ministri l’approverà insieme al disegno di legge delega sulla riforma fiscale, che non prevede nessun taglio immediato delle tasse.
Molti ancora i punti controversi sia sul fisco (i commercianti e gli artigiani non vogliono l’aumento dell’Iva), sia sull’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e sull’aumento dei contributi per i parasubordinati. Nei prossimi anni scatterà una raffica di ticket per la sanità. Giro di vite sui costi della politica.