Può la leadership essere utilizzata in funzione di strumento anticorruzione? E se sì, quali sono le caratteristiche che deve avere un leader? E quali sono in concreto le possibili declinazioni operative di una leadership così intesa? Sono questi alcuni degli interrogativi per contrastare la corruzione ai quali si è cercato di rispondere in un dibattito, svoltosi la settimana scorsa, a conclusione della sesta edizione del Master Anticorruzione dell’Università di Tor Vergata.
Una concettualizzazione della leadership, così finalizzata, è stata al centro della testimonianza di Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha ricordato come “esercitare leadership in materia di anticorruzione significa affiancare il know how della conoscenza puntuale dei diversi presidi ed istituti con il know why, la comprensione dei fini ultimi e dei valori profondi per i quali non si può che battersi contro la corruzione”. Per il Presidente dell’ANAC, inoltre, “promuovere la cultura della legalità e costruire il bene comune dentro le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione richiedono professionalità mature, preparate e motivate”. Quindi, “nel quotidiano servono leader del bene comune, impegnati a fare il proprio dovere con rettitudine e capacità di migliorare le cose, costruendo comunità contro la sfiducia e l’indifferenza”.
Contrastare la corruzione: la leadership sul piano aziendale
Emiliano Di Carlo, Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università di Tor Vergata e Direttore del Master, dopo aver ricordato la centralità della leadership nel disegno complessivo dello stesso Master, ne ha sottolineato il ruolo cruciale sul piano aziendale, con riferimento alle imprese e alla Pubblica Amministrazione, “per il perseguimento del reale obiettivo vincente, il bene comune, principale fattore di cambiamento culturale e di prevenzione della corruzione”. Tenuto conto che “la leadership richiede tre abilità: tecnica, emotiva ed economico-aziendale”. Di Carlo ha, poi, tratteggiato la figura del leader responsabile, che “non è solo colui che non danneggia l’organizzazione e/o mitiga il rischio che altri possano danneggiarla, ma colui che orienta i propri collaboratori a prendersi cura delle persone e dell’organizzazione”.
La leadership sul piano istituzionale
Venendo, poi, alle declinazioni operative della leadership ed iniziando da quelle di natura istituzionale, Federico Cafiero de Raho, già Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha illustrato le modalità di esercizio della leadership di questa Istituzione, “favorendo e diffondendo il modello della condivisione, che ha cementato il rapporto tra polizia giudiziarie e magistratura, in modo da generare un’unica compagine, quella squadra Stato, che si impegna quotidianamente per cogliere l’obiettivo di sconfiggere le illegalità”.
C’è anche un secondo versante, non meno rilevante, ha sottolineato Cafiero de Raho, quello dei “progetti di collaborazione con le Procure Nazionali o Generali di altri Paesi”. In questo ambito una particolare menzione va a quanto avviato in cooperazione con l’OSCE attraverso la Dichiarazione di Intenti, firmata dalla Direzione Nazionale Antimafia nel novembre del 2016 a Belgrado con i Procuratori dei Paesi dell’area Balcanica Occidentale (Serbia, Montenegro, Slovenia, Croazia, Macedonia e così via per un totale di 11 nazioni), con il risultato di “creare un autentico network finalizzato ad un’azione congiunta contro la criminalità organizzata e il terrorismo”.
Sempre sul piano istituzionale, un altro esempio di leadership è stato offerto dall’intervento di Alessandra Perrazzelli, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, che messo in evidenza come “la Banca d’Italia promuove la leadership etica al proprio interno e ne segnala l’importanza al sistema bancario e finanziario“, ha aggiunto: “la regolamentazione di vigilanza della Banca d’Italia prevede una precisa responsabilizzazione degli organi di vertice delle banche nella diffusione di una cultura della legalità, seguendo una prospettiva tone from the top, fondamentale per assicurare l’adesione ad essa dell’intera organizzazione aziendale. Infine, la valutazione della leadership, intesa come capacità di ispirare le strategie aziendali e di mantenere salda la coesione della compagine organizzativa nel perseguimento delle stesse, è parte integrante dell’analisi dei modelli di governance degli intermediari vigilati”.
Contrastare la corruzione: la leadership operativa societaria
Non meno rilevanti sono state, poi, due testimonianze di leadership operativa societaria. Nella prima Nicola Allocca, Direttore Risk Compliance and Quality di Autostrade per l’Italia, ha ricordato che “nell’ambito del piano di trasformazione del Gruppo è stata previsto uno specifico programma Next to legality, che riflette l’attenzione dell’azienda alla cultura della legalità”. Un programma all’avanguardia, che è finalizzato ad “implementare soluzioni innovative ispirate a linee guida, a strumenti e standard di monitoraggio OCSE, BIAC, B20 e G20”.
Inoltre, ha proseguito Allocca, “la nostra partecipazione a tavoli istituzionali, nazionali ed internazionali, consente di confrontarci con le esperienze più innovative, stimolandoci a proseguire su questa strada, confortati anche da significativi riconoscimenti, quali l’attribuzione della Presidenza del Comitato Anticorruzione del Business all’OCSE e l’ammissione al Business Integrity Forum di Transparency International Italia”.
Nel secondo intervento societario Vincenzo Sanasi d’Arpe, Amministratore delegato di Consap ha, innanzitutto, ricordato che in quella realtà aziendale sono presenti “appropriate misure organizzative per la gestione del rischio di corruzione, tra cui l’individuazione del Responsabile dell’attività di prevenzione della corruzione e della trasparenza,”. Poi, si è soffermato sul “modello di leadership democratica e partecipativa scelto all’interno di Consap, che, da un lato richiede a tutti gli stakeholders esterni di adottare comportamenti per contrastare la corruzione; dall’altro, al suo interno, diffonde il valore dell’impegno ad agire in modo responsabile, promuovendo comportamenti etici e trasparenti di ogni singolo dipendente per rafforzare la reputazione aziendale”.
La leadership militare
A completare questo viaggio nelle declinazioni operative della leadership, Gaetano Scazzeri, Comandante Regionale per la Basilicata della Guardia di Finanza, ha illustrato come vada intesa la leadership militare, sottolineando che, anche in questo specifico contesto, “i migliori risultati derivano dalla capacità di coinvolgere, di infondere passione nel proprio team, in modo che i relativi compiti risultino piacevoli e costruttivi”.
Dalla pluralità di esperienze professionali vissute in prima persona, tra cui quella di Responsabile del Nucleo Anticorruzione della Guardia di Finanza, Scazzeri ha tratto alcuni convincimenti sulle caratteristiche della leadership, utili anche in chiave di contrasto alla corruzione: “la capacità di dialogo, la chiarezza nello spiegare i riscontri anche negativi, evitando, i due estremi della deriva verso il compiacimento narcisistico autoreferenziale e di una sua interpretazione in modo assente, distaccato, procrastinante, non decisionale, o, peggio tollerante”. Un modello di leadership che, certamente, può essere applicato in ambiti ben più vasti!