Il livello di liquidità in mano agli italiani resta elevato. Sono ancora in molti a non decidersi a spostare i contati dal conto correnti a qualche forma di investimento. Anche se la furtiva mano dell’inflazione continua inesorabilmente a “rubare” valore di mese in mese.
Secondo un esempio riportato da Moneyfarm, chi ha 50.000 euro fermi sul conto corrente è destinato a perdere 2.607 euro in termini di potere d’acquisto nell’arco di un solo anno e la perdita sale a ben 7.419 euro nell’arco di tre anni. Di prodotti di investimento ce n’è per tutti i gisti sul mercato, anche di dirata di pochissimi mesi, ma se proprio non si vuole o non si può mettere a frutto i soldi, la clietela va alla ricerca di banche che almeno offrono qualche spicciolo remunerando i conti correnti.
Cosa per la verità che faceva parte dell’abc delle regole bancarie: lascia i soldi in banca, la quale li utilizzerà per prestarli ad altri e per questa opportunità ti remunero. Ma ora questa regola aurea è caduta e anzi invertita: dopo anni di tassi negativi, che le banche, dicono, si sono sobbarcate senza rifarsi sui correntisti, ora depositare fondi presso una banca viene considerato “un servizio” e come tale certamente non solo non viene remunerato, ma addirittura spesso viene chiesto un canone ai clienti.
Le banche da più parti sollecitate ad aiutare i correntisti
Da più parti le banche sono state sollecitate a ripristinare i tassi attivi, a partire dalla Banca d’Italia. Ultimamente anche il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli, ha detto che le banche dovrebbero restituire ai depositanti il 40% del tasso (3,75%) che la Bce riconosce loro, ovvero almeno l’1,5%. Mentre, secondo i dati di Banca d’Italia al giugno scorso, la remunerazione media alle famiglie, era in media solo dello 0,27%.
Non tutti gli istituti però tengono stretti i cordoni della borsa e alcuni, soprattutto quelli più piccoli, cercano di attirare clienti con diverse forme di remunerazione. Alcune anche abbastanza fantasiose.
L’esempio di Bbva farà da apripista ?
Una delle banche più virtuose in questo tema è stata la spagnola Bbva che la settimana scorsa ha annunciato l’intenzione di remunerare i conti correnti in Italia fino al 5%. Niente male se si pensa che un Btp decennale rende il 4,3%. Questo significa che 100.000 euro in conto maturano interessi per 4.000 euro l’anno (lordi, bisogna poi calcolare il 26% di tasse). La proposta è valida per tutti e il conto non ha spese di gestione annuale a carico del cliente.
C’è poi Banca Mediolanum che con SelfyConto paga il 4% annuo sulla nuova liquidità apportata entro l’8 novembre, ma ciò a fronte di un costo annuo di 79,2 euro.
Ibl propone invece ControCorrente, che remunera al 3,3% le somme fino a 50.000 euro, da 50.000 a 150.000 il 3%, oltre il 2,5%. Le spese di tenuta conto sono azzerate il primo anno, in seguito ammontano a 24 euro ma possono scendere a zero se viene accreditato lo stipendio o la pensione.
Banca Ifigest, con Conto Corrente Web Fundstore, remunera al tasso Euribor 3 mesi -0,6% (ora equivale a circa il 3,2%) e non ha costi. La liquidità può essere poi investita nella piattaforma dei fondi Fundstore. Banca Progetto con Conto Key paga a tutti i clienti vecchi e nuovi il 2,5% e non prevede costi annuali di tenuta conto, Illimity con Conto Premium remunera il 2,5% e si fa carico dell’imposta di bollo annuale di 34,2 euro (qui il conto costa 84 euro l’anno compresi tutti i servizi). Banca Sistema, con SIconto!Corrente, remunera il 2% lordo e non prevede costi.
Ma poi ci sono altre idee
Ma, se non con una remunerazione in percentuale sul conto corrente, qualche banca ricorre a qualche espediente più fantasioso per tener vicini i clineti, come riporta Segugio.it. Il Credem, con il quale il canone è gratuito, offre,a chi apre un conto entro il 15 ottobre prossimo, 100 euro in buoni Amazon.
Il Credit Agricole offre un welcome bonus da 50 euro e un cashback da 450 euro spendibili su Amazon.it