MILANO RIPARTE DA ZERO, IN VISTA LE ASTE BOT E BTP
A TOKYO CORRE L’AUTO. FACEBOOK, SHOPPING RECORD
Milano riparte da (quasi) zero. Nell’ultima settimana l’indice FtseMib di Piazza Affari è sceso del 4,7%, arrivando quasi ad azzerare i guadagni da inizio anno, ora ridotti ad un modesto 0,8%. Le premesse per la seduta odierna non appaiono positive: l’Europa deve ancora smaltire l’impatto per i deludenti dati dell’occupazione Usa che hanno condizionato sia gli Usa che l’Asia.
Ma, al solito, i riflettori sono puntati sul debito pubblico, alla vigilia dell’ultima grande offerta di primavera di Bot e Btp, il periodo più delicato per il Tesoro. Domani e dopodomani andranno all’asta Bot e Btp. Il Tesoro, in particolare, ha deciso di puntare sulle scadenze più brevi: domani andranno all’asta più Bot di quelli in scadenza (11 miliardi contro 8,3 miliardi). Giovedì saranno messi all’asta Btp triennali (2-3 miliardi l’offerta) e tra 1 e 2 miliardi di Btp a 5 e 15 anni.
Sarà importante perciò oggi monitorare la salute del mercato dopo le tensioni della passata settimana: il rendimento dei Btp decennali è salito al 5,42% dal 5,08% in soli quattro giorni. Lo spread con il Bund si è allargato di quasi 40 punti arrivando a 369. Lo spread del Bono spagnolo con il Bund ha superato i 400 punti, un livello che non toccava dal 12 dicembre scorso.
Intanto il New York Times mette di nuovo nel mirino le banche italiane e spagnole: i soldi del Ltro, il prestito della Bce, sono stati troppo concentrati negli acquisti di titoli di Stato domestici: 54 miliardi di acquisti per le banche italiane, addirittura 68 miliardi per quelle spagnole. Uno scivolone del debito sovrano, viste le cifre, avrebbe di nuovo conseguenze molto pesanti per i titoli del credito.
L’onda lunga della doccia fredda dei dati sull’occupazione di venerdì ha condizionato i mercati americani nella seduta di Pasquetta. A Wall Street l’indice Dow Jones -1% è sceso sotto la barriera dei 13 mila punti (12.929 punti). Ha fatto peggio il Nasdaq -1,08%, comunque il mercato più animato di scambi. L’indice S&P chiude a -1,14%.
Al contrario, stamane l’Asia, dopo i forti ribassi di lunedì, mostra segnali di recupero. In grande evidenza i titoli del settore auto a Tokyo +0,1%, dopo che un report di Nomura ha sottolineato le ottime prospettive aperte dal calo dello yen e dal trend positivo del mercato americano. La Bank of Japan ha intanto respinto all’unanimità l’ipotesi di un nuovo stimolo finanziario all’economia. Intanto Sony ha annunciato il taglio della forza lavoro: saranno effettuati 10 mila licenziamenti, il 6% del totale, entro la fine del 2012. Metà dei tagli è legata alla cessazione di alcune attività in perdita, tipo gli schermi Lcd di piccole e medie dimensioni.
In calo Hong Kong -1,11% e le piazze cinesi: un inatteso surplus commerciale cinese a marzo ha rimesso in discussione l’allentamento della stretta monetaria di Pechino. Anche l’impennata dell’inflazione, risalita al 3,6%, allontana la prospettiva di un’iniezione di liquidità sui mercati.
Facebook non perde tempo. Ieri il colosso dei social network ha annunciato l’acquisto per 1 miliardo di dollari (parte cash, parte azioni) di Instagram, l’applicazione che permette di scambiare foto via mobile, iPad e, da qualche giorno, anche attraverso il sistema operativo Android di Google. L’acquisto della start up (12 dipendenti) cade immediatamente dopo l’ annuncio che dopo l’Ipo Facebook sarà quotata al Nasdaq. Grazie ad Instagram Facebook rimedia al suo punto debole, cioè la sua presenza dei mobile: Instagram, nata solo due anni fa, è l’applicazione più scaricata da Apple con più di 30 milioni di utenti.
Diversi i temi di giornata in Piazza Affari.
Innanzitutto, la probabile impennata di Rcs. Venerdì, l’imprenditore della sanità lombarda Giuseppe Rotelli, neo proprietario del San Raffaele, si è portato al 16,55% del capitale di Rcs Mediagroup e diventa il primo azionista della casa editrice del Corriere della Sera, superando Mediobanca (al 13,7% sindacato) e Fiat (al 10,3% nel patto). L’ acquisto del 5,2428% già in mano alla famiglia di costruttori romani Toti è costato 53,7 milioni ovvero circa 1,4 euro per azione: praticamente il doppio rispetto all’attuale prezzo di borsa di 0,76 euro, ed è stata acquisita senza ricorrere a indebitamento bancario.
Entra nel vivo la gara per la cessione di una quota Ansaldo Sts e di Ansaldo Breda. La giapponese Hitachi sembra in pole position grazie ad una doppia offerta: l’acquisto del 50 per cento di Ansaldo Breda (oggi interamente controllata da Finmeccanica) e l’ingresso in Ansaldo Sts rilevando il 29 per cento dalla stessa Finmeccanica (che detiene una quota del 40% mentre il 60% è del mercato). Per riequilibrare la presenza italiana in Ansaldo Sts sarebbe poi previsto l’acquisto di una quota da parte della Cdp. Ma anche i cinesi di China Southern Rail sono entrati nella partita con un’offerta per Ansaldo Breda e una manifestazione di interesse per Ansaldo Sts.
Juventus sotto i riflettori. Il titolo promette scintille per una doppia notizia positiva: l’annuncio del contratto triennale di sponsorizzazione da parte del marchio Jeep (35 milioni) e il sorpasso a sorpresa in campionato sul Milan.
Stm ha invece trovato una brutta sorpresa nell’uovo di Pasqua. Il tribunale arbitrale internazionale (Icc) ha stabilito che la jv dovrà pagare 59 milioni di dollari all’olandese Nxp. La sentenza riguarda una controversia relativa ad “oneri di minor utilizzo” da parte di Stm da computare nel prezzo delle fette di silicio fornite da Nxp tra l’ottobre 2008 e la fine del 2009. Stm si dice fiduciosa di poter ribaltare in appello la sentenza in un secondo arbitrato che comincerà nel giugno 2012. Il risultato della prima sentenza, secondo le stime di Stm, si rifletterà nei risultati del primo trimestre 2012 con un impatto negativo sul margine lordo di circa 2,6 punti percentuali. Quindi, come risultato di quest’onere eccezionale inaspettato, STMicroelectronics sta abbassando la guidance precedentemente annunciata per il primo trimestre a circa 30,4%, più o meno 1,5 punti percentuali.
Il gruppo immobiliare Gabetti ha venerdì ricevuto un’offerta vincolante da parte del gruppo Marcegaglia e di Giancarlo Giordano (attraverso Acosta) che si concluderà con una riorganizzazione societaria con aumento di capitale da 32 milioni di euro. Lo rende noto un comunicato Gabetti. L’operazione prevede un’intesa con le banche creditrici per ricorrere all’articolo 182 bis della legge fallimentare e la divisione del gruppo Gabetti in due “business unit”: una di servizi agli operatori e una dedicata alla vendita.
L’operazione proposta da Marcegaglia e Acosta (azionisti di maggioranza del gruppo con il 15% delle quote e il 20% più un 3,7% collegato) prevede tra l’altro “la completa separazione tra le società che attualmente svolgono le attività di intermediazione immobiliare ed erogazione di servizi tecnici a supporto degli operatori del settore immobiliare (Business unit Servizi) e le società che svolgono attività di gestione e vendita del portafoglio immobiliare e di gestione e recupero del portafoglio crediti per mutui (Bu Investment)”.