Il Governo ha chiesto al Parlamento di utilizzare 6,2 miliardi di entrate aggiuntive registrate quest’anno per finanziare parte del decreto Aiuti Ter, il cui scopo è aiutare famiglie e imprese a sostenere l’impennata dell’inflazione. L’Ufficio parlamentare di bilancio, in una memoria chiesta dalla commissione Bilancio del Senato, ha scritto che “il riferimento agli eventi eccezionali che motivano la richiesta del Governo è coerente con l’ordinamento della Ue”. Secondo l’Upb, inoltre, “il miglioramento tendenziale del quadro di finanza pubblica del 2022 ipotizzato nella Relazione al Parlamento” con cui il Governo ha chiesto di usare i 6,2 miliardi aggiuntivi “appare compatibile con le indicazioni che si possono trarre dai dati a disposizione”.
Le incertezze sull’economia italiana…
Tuttavia, l’Ufficio sottolinea anche che “permangono alcuni elementi di incertezza riconducibili a differenti aspetti: gli effetti sulla spesa per interessi di un andamento più sfavorevole del previsto dei tassi d’interesse e dell’inflazione; un’eventuale accelerazione nella seconda parte dell’anno dei costi effettivi dei bonus edilizi; il superamento delle criticità connesse con l’effettiva riscossione del contributo straordinario sugli extraprofitti delle imprese del comparto energetico”. Non solo: l’Upb aggiunge anche che per il triennio 2023-25 eventuali rischi emergono circa la persistenza del maggiore gettito 2022 e la dinamica di spesa pensionistica e spesa per interessi.
…e quelle sulla congiuntura globale
Nella memoria, l’Upb elenca poi alcuni motivi d’incertezza sulle prospettive dell’economia mondiale: il protrarsi del conflitto tra Russia e Ucraina, le tensioni sui mercati delle materie prime e le ripercussioni sulle dinamiche dei prezzi, la stretta delle banche centrali e la volatilità dei mercati valutari. “Il ciclo economico si indebolisce e si prospetta un deciso peggioramento della fase ciclica nella parte finale dell’anno”, si legge.
Il monitoraggio della finanza pubblica
In questo contesto, nella Nota sulla congiuntura di inizio agosto l’Upb prevedeva una crescita nel 2022 intorno ai tre punti percentuali, in linea con il Def. Tuttavia, in questi giorni l’Ufficio sta predisponendo un nuovo quadro macroeconomico per la validazione dello scenario tendenziale della Nadef. “Le informazioni sinora disponibili continuano a indicare un miglioramento dei saldi di finanza pubblica, più consistente di quanto atteso nel Def e ulteriore rispetto alla Relazione al Parlamento di luglio – scrive l’Upb – I dati di luglio e agosto hanno rafforzato gli andamenti positivi del primo semestre, con riferimento in particolare alle entrate e, in misura minore, alle spese primarie correnti. Si conferma invece in ulteriore peggioramento la spesa per interessi passivi stimata in base ai più recenti andamenti e previsioni sui tassi di interesse e sull’inflazione interna ed europea”.
Sul versante della spesa, “sia la spesa corrente primaria sia quella in conto capitale mostrano dinamiche che sembrano più contenute rispetto a quanto atteso nel DEF – continua l’Upb – La spesa per interessi, misurata in termini di competenza economica, al contrario, risulta più consistente, in particolare per gli effetti sui titoli indicizzati all’inflazione della crescita dei prezzi maggiore del previsto”.
Occorre tuttavia “tenere presente che, a meno di ritardi, dovrebbero manifestarsi spese relativamente significative nei mesi a venire, in particolare per la definizione di vari rinnovi contrattuali pubblici e relative anche a buona parte degli interventi decisi tramite i decreti legge definiti dopo la pubblicazione del Def”.
Conti pubblici: per un’analisi completa serve un aggiornamento dei numeri
“Pur ritenendo che l’eccezionalità dell’attuale fase economica e geopolitica giustifichi l’ulteriore intervento urgente del Governo – si legge ancora nella memoria – occorre sottolineare che quanto riportato nella Relazione in esame è basato su una previsione di crescita del Pil 2022 identica a quella del Def. Mancano, tuttavia, informazioni rilevanti sul quadro macroeconomico e di finanza pubblica dell’anno in corso e dei successivi, che dovrebbero essere rese disponibili in occasione della Nota di aggiornamento del DEF (Nadef). Al momento, dunque, non è possibile fornire una valutazione puntuale dei saldi di finanza pubblica”.
In prospettiva, “per l’analisi completa delle revisioni dei saldi di finanza pubblica a legislazione vigente e dell’impatto dell’utilizzo di eventuali margini di bilancio sul piano di rientro verso l’Omt, si ritiene indispensabile che le future Relazioni al Parlamento contengano un aggiornamento completo del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, compresa la stima delle misure temporanee e di tutto ciò che rileva ai fini del calcolo del saldo strutturale”, conclude l’Upb.