La Commissione Europea non ha nessuna intenzione di mollare sui conti pubblici dell’Italia e per non avviare la procedura d’infrazione chiede al nostro Paese una correzione di 7 miliardi netti di euro. Per ora di certo c’è un solo miliardo ed è quello che il Governo preleverà dalla Cassa Depositi e prestiti, che ha convocato proprio ieri un’assemblea straordinaria per il 28 giugno per deliberare la distribuzione di un dividendo extra di 960 milioni, che finirà soprattutto nelle casse del Tesoro (800 milioni circa) e in misura minore (152 milioni) in quelle delle Fondazioni bancarie, che sono azioniste di minoranza della Cdp. È la prima volta che il Tesoro attiva questa procedura d’urgenza nei confronti della Cdp, che nelle scorse settimane aveva già staccato un assegno di 1,3 miliardi al Tesoro derivante dal dividendo ordinario. Per fortuna il prelievo straordinario del Tesoro dalle riserve di Cdp non intaccherà nemmeno di un euro il risparmio postale che la Cassa depositi e prestiti gestisce con grande attenzione a quella che è una delle principali risorse del Paese.
Ma, al di là dello “scippo” alla Cassa, per il Governo restano da trovare altri sei miliardi perché, nel vertice europeo di ieri, la Commissione ha detto chiaro e tondo che i 2 miliardi di risparmi con cui si era presentato il premier Giuseppe Conte sono già stati contabilizzati. Morale: se il Consilgio dei ministri approverà l’assestamento di bilancio il Governo potrà mettere sul piatto altri 3 miliardi di risparmi futuribili derivanti da minori spese per le pensioni di Quota 100 e per il Reddito di Cittadinanza. Ma Conte dovrà riuscire a convincere sia il leader leghista, Matteo Salvini, che quello dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, che finora hanno mostrato di non voler mollare sulle misure simbolo del loro Governo.
Ma anche nella migliore delle ipotesi – assestamento di bilancio + dividendo extra della Cdp – si arriva a 4 contro i 7 miliardi pretesi dalla Commissione Europea, che ha preso atto della lettera inviata in italiano (!) da Conte e ha fatto presente di aver abbassato le stime iniziali da 9 a 7 miliardi di debito eccessivo proprio perché ha contabilizzato il tesoretto di 2 miliardi presentato dal premier italiano. “Sarà davvero dura“, ha commentato con evidente preoccupazione il Presidente del Consiglio, ma la partita è in mano a Salvini e a Di Maio. O permettono a Conte e a Tria di fare i tagli necessari ad assecondare le richieste della Ue o scatterà la procedura d’infrazione contro l’Italia per debito pubblico eccessivo con tanto di multa. Ma quello che davvero allarma non è tanto la sanzione che può arrivare addosso all’Italia quanto la tempesta sui mercati che rischia di colpire l’Italia se non si risolverà il conflitto con l’Europa e il Governo darà l’impressione di voler tirare la corda fino all’impossibile avvicinando pericolosamente il rischio di uscire dall’euro.