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Conti dormienti: a novembre lo Stato si prende tutto

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Dal primo novembre di quest’anno lo Stato diventerà proprietario di tutto il denaro depositato sui conti correnti dormienti. Non solo: rientrano nel calderone anche libretti bancari e postali, depositi, azioni, obbligazioni, certificati di deposito, investimenti in fondi e assegni circolari non riscossi. L’unico requisito è che si tratti di somme depositate o investite da almeno 20 anni senza che nessuno le abbia più toccate. Perciò chi si trova in questa situazione – o, più verosimilmente, ha ereditato denaro “dormiente” – dovrà fare in modo di “risvegliarlo” entro il 31 ottobre. Altrimenti perderà tutto.

Dal novembre 2018, ricorda il Tesoro, “inizieranno a scadere i termini per l’esigibilità delle somme relative ai primi ‘conti dormienti’ affluiti al Fondo Rapporto Dormienti nel novembre 2008”.

Si tratta di somme, dai 100 euro in su, “non più movimentati dal titolare del rapporto o da suoi delegati per un tempo ininterrotto di 10 anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme”.

Nella maggioranza dei casi si tratta di soldi appartenenti a risparmiatori deceduti dei quali gli eredi sono all’oscuro. La legge, infatti, non obbliga le banche a fornire alcun tipo di comunicazione. Una normativa del 2005 prevede invece che, trascorsi 10 anni, quelle somme finiscano allo Stato, che grazie a questo meccanismo fra il 2007 e il 2017 ha incassato oltre due miliardi di euro, di cui – come ricostruito da Repubblica –  184 milioni nel 2013, 203 nel 2014, 142 nel 2015, 101 nel 2016 e 107 nel 2017.

La stessa legge prevede che lo Stato mantenga queste somme nelle disponibilità di chi ha diritto di reclamarle per altri 10 anni. Di fatto, quindi, i soldi saranno persi definitivamente solo dopo 20 anni di “sonno”. Il punto è che il ventennio sta per scadere per la prima infornata di soldi trasferiti al Fondo speciale (che dovrebbe alimentare il rimborso dei risparmiatori vittime di frodi finanziarie).

“Il termine di prescrizione si applica trascorsi 10 anni da quando le somme, precedentemente non movimentate per altri 10 anni, sono state trasferite al Fondo – continua il Tesoro – fatta eccezione per gli assegni circolari che hanno termini diversi di prescrizione. Si tratta in pratica di somme mai movimentate per 20 anni, per le quali il Ministero dell’Economia e delle Finanze ritiene comunque opportuno invitare ad effettuare una verifica puntuale sull’esistenza di ‘conti dormienti’ intestati a proprio nome o a nome di familiari di cui possano risultare eredi, al fine di inoltrare, nel caso, domanda di rimborso in tempo utile”.

A seconda della data in cui sono confluiti al Fondo, nei prossimi anni questi soldi andranno prescritti a poco a poco. Da novembre finiranno definitivamente in mano allo Stato quelli affluiti nel 2008; poi toccherà a quelli trasferiti nel 2009 e così via. Risorse su cui il governo potrà contare per finanziare altre spese.

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