Maggioranza per Conte, ma molto esigua al Senato, in una votazione finita nel caos: solo 156 sì su 312 votanti, compresi i voti di tre senatori a vita e con l’astensione di Italia Viva, tranne quella del socialista Nencini che ha votato per il Governo. I contrari sono stati 140. Maggioranza semplice, dunque, per il Governo, ma al di sotto della maggioranza assoluta dei 161 voti. Resta ora da vedere se il premier Giuseppe Conte, che nella sua replica aveva ammesso che “se non ha i voti, il Governo va a casa”, deciderà di salire o no al Quirinale o per dimettersi o almeno per spiegare al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come stanno realmente le cose e se il Governo sia in grado di andare avanti.
Numericamente il Governo può certamente restare in sella – basta la maggioranza semplice – ma non c’è dubbio che esca dal voto di fiducia del Senato molto debole, perché, salvo arrivi di nuovi transfughi nei prossimi giorni, non avrà vita facile in aula ma soprattutto nelle commissioni. E non sembra poter avere il respiro e la forza politica necessari ad affrontare grandi emergenze come quella sanitaria e quella economica.
Clamorose le defezioni in extremis di due esponenti di Forza Italia, tra cui, dopo quella di Renata Polverini di ieri alla Camera, quella di Maria Rosaria Rossi, ex fedelissima di Silvio Berlusconi. Ha sostanzialmente tenuto invece il gruppo di Italia Viva, anche se il socialista Riccardo Nencini, che è depositario del simbolo, ha votato in extremis per il sì: il leader Matteo Renzi non ha nemmeno partecipato al voto.
Come alla Camera, il dibattito al Senato sulla fiducia è stato aspro: nel suo intervento iniziale il premier Conte ha ripetuto di considerare “incomprensibile” la crisi e non ha risparmiato critiche a Italia Viva, anche se in tono soft. Dura la replica di Renzi che ha ricordato le tre crisi che l’Italia sta vivendo (sanitaria, economica e scolastica) e ha incalzato il premier a imboccare la svolta politica “ora o mai più”.
I numeri parlano chiaro: il Governo esce azzoppato e la crisi non finisce certamente qui. Se si considera che i voti a favore sono stati 156 e quelli contrari 140, Italia Viva può diventare il vero ago della bilancia del Governo malgrado l’ostracismo deciso da Conte e soprattutto dal Pd e dai Cinque Stelle. Ma prima dovrà chiarire la grana Nencini. Insomma, se ne vedranno di tutti i colori in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di un Governo finalmente attivo e lungimirante.